Uno dei maggiori protagonisti della scena letteraria italiana e internazionale come Alberto Arbasino ospite alla Scuola Normale

di David Ragazzoni

Nell’ambito del corso del Prof. Nigro incentrato sulle produzioni di Landolfi e Manganelli, Alberto Arbasino è intervenuto portando la propria significativa testimonianza di scrittore figlio dell’Italia anni Sessanta e rappresentante di spicco nel panorama contemporaneo.

Narratore, critico e giornalista, Arbasino esordisce nel 1957 con la raccolta di racconti “Piccole vacanze”, cui fa seguito “Anonimo lombardo”: nel ’63 il grande successo di “Fratelli d’Italia”, resoconto di una serie di viaggi attraverso l’Europa, lo consacra quale frontiera del nuovo sperimentalismo letterario in Italia. Alla produzione narrativa sempre più intensa (Suer-Eliogabalo, 1969; La bella di Lodi, Il principe costante, 1972; Specchio delle mie brame, 1974), egli affianca negli anni l’impegno di critico-giornalista su prestigiose testate nazionali e straniere, tra cui “Verri”, “Corriere della Sera”, “London Magazine” e, attualmente, “Repubblica”. In veste di saggista, i suoi ultimi interventi sono orientati verso il commento politico: In questo stato, sul caso Moro, 1978, Un paese senza, 1980, e Paesaggi italiani con zombi, 1998. Del 2001 è Rap! (Feltrinelli), crocevia di temi e stili a ritmo di rap, che gli è valso il premio Ennio Flaiano per la satira. Una raccolta dei suoi principali successi è attualmente in preparazione per la collana Meridiani Mondadori.

Nella lezione del 15 marzo, introdotto dal Prof. Raffaele Manica dell’Università di Roma “Tor Vergata”, Arbasino ha preso spunto dalla pubblicazione del suo ultimo libro, Dall’Ellade a Bisanzio (Adelphi, 2006), per compiere un viaggio nelle sorgenti della propria scrittura: la lezione di Calvino, Bassani e Vittorini, il rapporto complicato con gli “editors”, la frequentazione umana di Gadda e Manganelli, le contaminazioni col teatro e la cultura franco-inglese di allora. Bussole di questo viaggio in un’Italia che non c’è più ma che sopravvive intatta nei testi di Arbasino, i temi del viaggio, della letteratura che si ripensa e si riscrive, delle difficoltà nell’essere lettori di oggi.

NormaleNews vi propone quattro sequenze, una scelta dei momenti più significativi in questa galleria di ritratti biografico-letterari:

I sequenza:

Arbasino ricostruisce la genesi del suo “Dall’Ellade a Bisanzio”. La cultura letteraria degli Anni Sessanta è tutta nel segno della remota Grecia del mito, capace di avvincere a sé scrittori e autori di teatro: questi attingono al bagaglio della poesia, della tragedia, alla galleria di miti ed eroi modernizzati dalla cultura francese e riportati in vita dalla Callas a Epidauro. Un viaggio nel viaggio, a ritroso nelle origini della propria scrittura.

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II sequenza:

I primi rapporti con i propri editors: Calvino e Bassani da una parte, Vittorini dall’altra. Arbasino racconta le vicende che hanno preceduto la pubblicazione dei suoi primi due romanzi, e descrive il difficile status dello scrittore esordiente nell’Italia del secondo Novecento.

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III sequenza:

In questo divertentissimo ricordo troviamo Anna Banti, ultimo esempio di gestione decisa e personalizzata di una rivista letteraria, alle prese con un inedito Gadda: i due s’incontrano casualmente per le strade di Firenze mentre la Banti è in bicicletta, lo scrittore si offre di accompagnarla verso casa…

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IV sequenza:

A testimonianza che il dialogo con gli autori viventi spesso rivela ciò che le carte morte non dicono, Arbasino rivela un dettaglio sul suo “Fratelli d’Italia”: a ispirare la predica funebre del padre egiziano è in realtà l’orazione pronunciata al funerale di Manganelli. La concretezza del vissuto, trasfusa nella finzione narrativa, è riportata a nuova vita.

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