Salendo le scale verso la sala detta degli Stemmi, il visitatore si trova davanti a un ritratto a mezza figura che raffigura l’ultimo granduca di Toscana, Leopoldo II di Lorena (1797-1870). L’artista, il fiorentino Giuseppe Bezzuoli, lo rappresenta nelle vesti di Gran Maestro dell’ordine cavalleresco di Santo Stefano.

di Alexander auf der Heyde

Tale ordine, che era stato fondato dal granduca Cosimo I nel 1561 con l’intento originario di contrastare l’avanzata militare dei turchi, naturalmente ben presto perse il suo carattere militare e, con il passaggio del granducato mediceo a quello lorenese, esso attraversò una stagione di crisi, risolta soltanto con l’energico impegno riformatore del granduca Pietro Leopoldo che sancì la fondazione dell’“Istituto carovanistico”, destinato non più all’educazione militare, quanto piuttosto a “promuovere nei giovani cavalieri la buona cultura e le scienze, ed a formare cittadini abili a servire l’Ordine stesso e la Patria” (1775).

Nel corso dell’Ottocento, l’ordine venne soppresso da Napoleone (1809), ripristinato poi (1817) con la restaurazione dei Lorena; ma l’istituto, il cui magistero didattico verteva alla formazione di un ceto dirigenziale, perse sempre più d’attrattiva per i giovani rampolli dell’aristocrazia toscana, che prediligevano viaggi d’istruzione negli altri paesi europei, nonché modelli di istruzione tecnica ed “applicata”. Accortosi delle difficoltà in cui l’istituto continuava a versare, Leopoldo II spinse ulteriormente alla sua modernizzazione e infatti durante il suo regno avvenne un altro significativo passo verso la sua “democratizzazione”: la fondazione della “Scuola Normale Teorica e Pratica” (1846), che mirava alla formazione di maestri per l’insegnamento secondario. L’accesso – una volta limitato ai soli discendenti dei fondatori dell’ordine – fu ampliato ai ceti borghesi e la trasformazione dell’istituto in convitto dei nobili venne così evitata.

Il costante interesse dell’ultimo granduca per l’ordine di Santo Stefano si concretizza non a caso nei numerosi ritratti di Leopoldo II in veste di Gran Maestro e il museo di Palazzo Reale a Pisa, dove è confluita una parte consistente del patrimonio artistico dei cavalieri, ne conserva altri due esempi interessanti: quello dell’anziano Leopoldo II poco prima della sua abdicazione, opera di Annibale Marianini (1858; inv. n° 903), e l’altro ritratto, opera dello stesso Bezzuoli (inv. n° 1496), che ritrae il giovane granduca nel 1825, un anno dopo la sua ascesa al trono con modi del tutto diversi rispetto all’immagine presente. Nell’opera giovanile l’artista rimane fedele ai modi rappresentativi di tradizione batoniana e il monarca si presenta con un gesto esprimente l’unione fra i segni del potere e quelli della fede (il libro aperto) all’interno di un’ampia cornice architettonica vista da sotto in su. Il dipinto presente è del tutto privo di tale perentorietà nei gesti, l’atteggiamento di Leopoldo II sembra raziocinante ed introverso, quasi in contrasto con l’ambientazione solenne della colonna e del drappo di velluto verde sullo sfondo. Ad ogni modo l’espressione del volto inclinato verso il basso con le basette lunghe corrisponde perfettamente ad un’altra immagine contemporanea dello stesso granduca: il busto di Aristodemo Costoli collocato all’interno della Tribuna di Galileo (1841).

L’autografia del nostro dipinto – databile proprio per le affinità con il busto di Costoli ai primi anni Quaranta –, ma anche la sua importanza nell’ambito dell’iconografia leopoldina, sono confermate dall’esistenza di una copia del pittore romano Carlo Morelli, conservata nell’attuale Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti (inv. giorn. 2705). Si tratta di una replica perfettamente congruente nelle parti essenziali, di qualità però nettamente inferiore al nostro dipinto. E per adeguare le dimensioni del ritratto a quelle delle altre copie di ritratti lorenesi presenti nella stessa sala della reggia, il copista aggiunge in basso un frammento con i piedi del granduca posati su un tappetto riccamente ornato, mentre l’apertura sullo sfondo lascia intravedere il profilo di Firenze.



Approfondimenti bibliografici

A. Beyer, Das Porträt in der Malerei, München: Hirmer, 2002.

D. Frosini, voce: Bezzuoli, Giuseppe, in Dizionario biografico degli italiani, IX, Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, 1967, pp. 818-820.

    I.B. Supino, Catalogo del Museo Civico di Pisa, Pisa: tip. Nistri, 1894, p. 15, cat. 4.

    E. Karwacka Codini, Piazza dei Cavalieri: urbanistica e architettura dal medioevo al novecento, Firenze: Cassa di Risparmio di Firenze, 1989, p. 145.

    R.P. Coppini, L’Ordine di S. Stefano nella Toscana di Leopoldo II (1824-1859), in L’Ordine di Santo Stefano nella Toscana dei Lorena, atti del convegno di studi (Pisa 19-20 maggio 1989), Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1992, pp. 70-87.

    A. Ambrosini, Verso una pittura borghese, in L’immagine immutata: le arti a Pisa nell’Ottocento, a cura diR.P. Ciardi, Pisa: Cassa di Risparmio di Pisa, 1998, pp. 117-145.

    S. Renzoni, Pittori e scultori attivi a Pisa nel XIX secolo, Ospedaletto (Pisa): Pacini, 1997, p. 34.