Roma, Anfiteatro Flavio-Colosseo,
22 luglio 2005 – 7 gennaio 2006.

Una mostra interamente dedicata ai culti misterici nel mondo antico, un tema mai approfondito nell’ambito di una esposizione archeologica e inedito anche nell’idea di allestimento

Come ogni anno, oramai a partire dal 2000 con Sangue Arena, il Colosseo ospita dal mese di luglio una mostra che accompagna i visitatori del monumento per i sei mesi successivi. Nella sede simbolo dell’antichità continua così una tradizione feconda che, nell’ambito di una programmazione espositiva incentrata sulla comunicazione degli aspetti fondanti la cultura antica, intende andare oltre il mero apprezzamento dei capolavori dell’arte o la ricomposizione scientifica di contesti archeologici con i loro materiali.

Apre quest’anno il 22 luglio Il Rito segreto. Misteri in Grecia e a Roma, mostra interamente dedicata ai culti misterici nel mondo antico, un tema mai approfondito nell’ambito di una esposizione archeologica e inedito anche nell’idea di allestimento.

Ideata dalla Soprintendenza archeologica di Roma e curata da Angelo Bottini, l’esposizione documenta i fenomeni di religiosità diffusi tra la Grecia e l’Italia antica e estranei all’orizzonte del culto ufficiale. I Riti orfici e dionisiaci, i misteri eleusini, le pratiche oracolari, ed altri ancora, tutti fortemente caratterizzati dall’elemento “iniziatico” e dal segreto dell’“indicibile” che vincolava i partecipanti. Nonostante le diversità nei luoghi d’esecuzione (santuari o mura domestiche) nei modi e nelle tecniche (processi di purificazione con svelamento di oggetti, cortei, fiaccolate oppure danze e canti o ancora letture di testi) essi sono l’evidente manifestazioni del continuo bisogno del singolo individuo di ricercare il significato dell’esistenza e della salvezza.

Oltre settanta opere provenienti dalle Soprintendenze dell’Italia centrale e meridionale, tra cui grandi statue, busti, altari, affreschi, vasi greci, rilievi ed idoli, arricchiscono il II ordine del Colosseo con la loro ‘misteriosa’ presenza, sottolineata da un allestimento di grande impatto emotivo, che gioca con la luce, il suono e le proiezioni. Si viene così a creare un percorso narrativo di forte attrazione, che vuole avvicinare il grande pubblico ad un tema del mondo antico affascinante, poco conosciuto e nei suoi contenuti certo ancora di grande attualità.

Il percorso si apre con diverse sculture in marmo che documentano il favore delle pratiche oracolari in Grecia e in Italia, fra le quali la celebre Fanciulla d’Anzio (da Palazzo Massimo), da alcuni identificata come Pizia, di cui viene tuttavia confermata una nuova interpretazione, sicuramente uno dei capolavori in mostra.

Una selezione di immagini dalla Grecia classica alla Roma imperiale illustrano esaurientemente i riti dionisiaci (Menadi in altari, plutei – splendido quello della Centrale Montemartini – frammenti di crateri, affreschi) individuati nel patrimonio romano (Museo Nazionale Romano, Musei Capitolini) e campano (Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Soprintendenza archeologica di Pompei).

Il percorso continua con la presentazione dei misteri eleusini, attraverso la celebre Urna Lovatelli del Museo Nazionale Romano, testimonianze vascolari e importanti rilievi. Le dee onorate in essi, Demetra e Kore, con i culti agrari della fertilità volti ad ottenere la protezione divina sui raccolti diffusissimi anche in Magna Grecia e in Sicilia, sono rappresentate da una nutrita serie di testimonianze dalla Calabria, e da Locri in particolare (specialmente pinakes, teste e statue fittili, ecc.). Il racconto continua, dall’Italia greca al Lazio, con le pregevoli testimonianze dal santuario di Aricia (i busti e le statue fittili delle Grandi Dee), conservate nel Museo delle Terme, e attraverso quelle del culto di Cerere a Roma.

Un’ultima, articolata sezione è infine dedicata ai culti misterici di provenienza orientale diffusi in tutto il mondo romano, favoriti anche dagli imperatori in chiave politico-ideologica e strutturati a Roma in vere e proprie associazioni culturali capeggiate da sacerdoti: quelli di Cibele e Attis (dall’Asia Minore), di Iside (dall’Egitto). Chiude il percorso espositivo una zona relativa al culto di Mitra (dalla Persia), che contribuì allo sviluppo delle tendenze monoteistiche degli ultimi secoli dell’impero romano.

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