Dalla misericordia come possibilità di conversione invocata e concessa in punto di morte alle misericordie come associazioni che prestano servizi sociali e sanitari alla società civile. Un percorso che attraversa i secoli, che parte dal medioevo per arrivare ad oggi, è quello che è stato affrontato durante la presentazione al Pisa Book Festival del volume delle Edizioni della Normale curato da Adriano Prosperi Misericordie. Conversioni sotto il patibolo fra medioevo ed età moderna.

Di Serena Wiedenstritt

Il volume, esito di un seminario, quindi di una esperienza didattica significativa in nome dell’integrazione fra formazione e ricerca, è stato così commentato e analizzato da una esperta in storia della società e della vita religiosa nei secoli XVI e XVII, la docente di Storia moderna a Sociologia a Trento Ottavia Niccoli, da un esperto in tribunali, il giudice costituzionale Sabino Cassese e da un esperto di Misericordie di oggi, il neoeletto presidente della Confederazione delle Misericordie d’Italia, Gabriele Brunini.

Se Niccoli ha descritto con citazioni e dovizia di particolari quel rito di cui si occupavano le confraternite al momento in cui i condannati venivano accompagnati al supplizio, Cassese si è concentrato sul già allora controverso rapporto tra Stato e Chiesa e sull’interazione fra potere laico e religioso che traspare dalle ricerche riportate nel volume. Così Niccoli ha posto l’accento sulla ritualità delle tavolette che le confraternite usavano per le loro attività di conforto e che riportavano immagini sacre da mettere davanti agli occhi di chi si trovava al patibolo in modo da fargli vedere la vita dell’aldilà che stava per raggiungere e distrarlo da ciò che stava abbandonando e dai preparativi del boia e Cassese ci ha visto il simbolo del contrasto fra lo Stato che condanna alla pena di morte e la Chiesa che consolando assolve. Per il giudice costituzionale il quadro dei quattro attori nei pressi del patibolo – il condannato, il boia, il confortatore e il pubblico – rimanda ad un ideale wagneriano che merita di essere approfondito nella sua perfezione iconografica e nel suo significato. La situazione che rappresenta, infatti, può essere vista da due punti di vista speculari e non del tutto opposti, a seconda che ci si riferisca alle tavole dei valori della società religiosa o a quelle della società civile: da una parte c’è lo Stato che riconosce il crimine e sanziona il cittadino con la pena di morte, dall’altra parte c’è la Chiesa che si confronta con l’esistenza di un peccato, che però viene perdonato alla figura del credente.

Infine, a ricordare ed evidenziare alcune tappe del lungo percorso delle Misericordie come istituzioni è stato Brunini, che ha anche assicurato che aprirà i suoi archivi, in particolare quelli della antica confraternita di Firenze agli studi della Normale. Oggi le Misericordie in Italia, ha illustrato Brunini riportando il discorso alla più stretta attualità, contano dai seimila ai settemila volontari organizzati in Italia che operano nei settori più disparati, dalla protezione civile alla cura degli anziani e dei disabili fino al trasporto dei malati e rappresentano un aspetto significativo della società italiana che comprende da un lato l’appartenenza religiosa e dall’altra l’invenzione e l’applicazione del concetto di sussidiarietà.