Appuntamento alle ore 17 del 15 giugno in Sala Azzurra.

Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, parlerà della lotta alla mafia e della cultura alla legalità in una conferenza alla Scuola Normale. Una testimonianza, che è anche il bilancio di una carriera spesa nella lotta alla criminalità organizzata, da uno stretto collaboratore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a venti anni dalle stragi di Capaci e via d’Amelio in cui persero la vita i due magistrati e gli agenti delle scorte. Pietro Grasso, che ha raccontato gli episodi fondamentali di questa lotta negli ultimi trent’anni nel suo libro “Liberi Tutti. Lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia” (edito da Speling & Kupfer) sarà alla Scuola di Piazza dei Cavalieri venerdì 15 giugno, alle ore 17 nella Sala Azzurra.

Il saggio di Grasso è un appello appassionato rivolto soprattutto ai giovani. Il Procuratore nazionale antimafia invita ad abbracciare la cultura della legalità ed intraprendere un progetto democratico di sviluppo economico per riscattarsi dalla schiavitù delle mafie. Dipinge il vero volto dell’organizzazione rivelandone le origini, i metodi e le regole segrete. La mafia «non è solo un fenomeno criminale, ma un sistema sociale e culturale ben radicato, che sembra offrire a chi ne fa parte protezione, aiuto economico e senso d’appartenenza». Per questo «per i giovani privi di prospettive di impiego e le persone abbandonate dalle istituzioni a volte è più facile stare dalla parte della mafia piuttosto che contro di essa».

Pietro Grasso è entrato in magistratura nel 1969. Sostituto procuratore della Repubblica a Palermo dal 1971, nel 1980 diventa titolare dell’inchiesta relativa all’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione siciliana, e nel 1985 è nominato giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa nostra, nel quale sono coinvolti 475 imputati.

Nel 1992, dopo la collaborazione con la Commissione parlamentare antimafia e il ministero di Grazia e Giustizia, prende servizio, prima come sostituto, poi come aggiunto, presso la Procura nazionale antimafia, che lascia nel 1999 per ricoprire il ruolo di procuratore capo della Repubblica a Palermo. Dall’ottobre 2005 è procuratore nazionale antimafia.