Uno studio della CRUI sul database dell’ISI-Thomson evidenzia 42 discipline in cui l’Italia è al di sopra della media mondiale. Fra questi medicina interna, ingegneria chimica, e fisica.

In un periodo in cui si sottolinea da più parti la necessità di maggiori investimenti e di una certificazione di qualità per la ricerca, uno studio CRUI mette mano ai luoghi comuni sul nostro Paese proponendo una visione meno semplicistica.

Un aggiornamento sull’impatto della ricerca scientifica e tecnologica italiana in ambito internazionale (1981-2004). Analisi Preliminare.” – di Elena Breno, Giovanni A. Fava, Vincenzo Guardabasso, Mario Stefanelli– evidenzia come quasi la metà ( 47% ) delle discipline analizzate l’Italia sia al di sopra della media mondiale. Fra queste spiccano la Medicina Interna, la Sanità Pubblica, la Geologia, l’Ingegneria Chimica, l’Agraria, la Metallurgia e la Fisica.

In particolare l’area di Medicina Interna, con un impatto quasi triplo rispetto alla media mondiale, rappresenta la punta di diamante dell’eccellenza italiana. Analogamente per Scienze dello Spazio, Fisica ed Ematologia, i ricercatori italiani, oltre ad avere un ottimo posizionamento in termini di impatto delle loro pubblicazioni, contribuiscono in modo considerevole allo sviluppo di tali aree, producendo più del 10% dei lavori mondiali per Scienze dello Spazio e circa l’8 per cento per Fisica ed Ematologia.

Vi sono poi discipline (come le Neuroscienze e la Biologia) in cui – spesso a causa di un cronico sottofinanziamento – la ricerca italiana appare più debole, e che quindi pesano negativamente sul bilancio complessivo. Per questo motivo la crescita complessiva della ricerca italiana non sembra in linea con quella di alcuni paesi nord-europei.

Lo studio è stato realizzato utilizzando la banca dati National Science Indicators. Gli autori hanno esaminato, su dati aggiornati al 2004, l’impatto che la produzione scientifica italiana ha nell’ambito internazionale.