Anche quest’anno il Laboratorio di Storia, Archeologia, Topografia del Mondo Antico ha conseguito notevoli risultati durante le ormai consuete campagne di scavi a Segesta (TP) ed a Kaulonia (RC), mentre è appena iniziata l’indagine ad Entella (PA) ed è in corso quella con l’Università di Lecce a Rocavecchia.

Di Carmine Ampolo, M. Cecilia Parra

L’agorà/fòro di Segesta è ormai divenuto campo di ricerca dai toni spettacolari, sia in termini architettonico-urbanistici, sia per l’eccezionale apporto della documentazione epigrafica, che sempre più integra i dati archeologici. I portici che in epoca ellenistica bordavano i lati dell’agorà sono apprezzabili infatti per quasi un centinaio di metri di sviluppo planimetrico; podi per gruppi statuari ed esedre a ridosso delle stoai fanno percepire la ricchezza decorativa originaria, insieme a complesse ed originali partiture e decorazioni architettoniche; e la triangolare “piazza di Onasus” – costruita come una sorta di ampliamento dell’agorà trasformata in fòro – si mostra al visitatore con la sua eloquente e monumentale iscrizione dedicatoria posta, insieme al figlio Marcus Sopolis, da Marcus Onasus ricordato da Cicerone come nobile segestano. La pavimentazione della piazza, con il suo sistema di canalizzazione delle acque, si rivela sempre più un’opera di alto impegno tecnico, a livello delle più avanzate esperienze ellenistiche e romane.

Anche il santuario di Punta Stilo a Kaulonia ha restituito importanti dati che fanno cogliere un quadro articolato sia di aspetti di culto che di attività produttive ad esso collegate. Ma spicca in particolare un documento, indicatore della divinità del tempio o almeno di una “presenza” divina di grande rilievo nel santuario: Afrodite. Si tratta di una dedica della fine del IV sec. a.C., in lingua osca e alfabeto osco-greco, ad una divinità italica corrispondente alla latina Venere. Essa si pone in continuità con una piccola dedica all’Afrodite greca graffita su un frammento ceramico del VI sec. a.C., documentando significative forme di identificazione cultuale tra Greci e Italici (i Brettii) in un importante santuario della Magna Grecia. Tra i tanti reperti spicca per qualità e finezza un piccolo gocciolatoio di terracotta a testa leonina del V sec. a.C.(nella foto).