Promuoverà le attività culturali e la formazione della Scuola pisana. E sarà la sede di una iniziativa inedita per la Normale, il fund raising. Silvano Rocchi, vicepresidente del consiglio di amministrazione della Fondazione, parla delle prospettive future del nuovo ente.

di Serena Wiedenstritt

Prima di Natale il convegno con il Nobel per la letteratura 2000 il cinese Gao Xingjiang, ad aprile l’arrivo del gruppo di studenti di italiano dell’università di Stoccolma, con l’estate l’avvicendarsi di studenti delle medie superiori e della laurea triennale per i corsi di orientamento della Scuola Normale Superiore di Pisa. Sono solo alcuni degli eventi che si scorrono nell’agenda della Fondazione Conservatorio Santa Chiara e che inaugurano un nuovo periodo della Scuola Normale Superiore. Istituita nell’aprile 2006, la Fondazione il cui consiglio di amministrazione conta quattro membri della Normale, fra cui il direttore della Scuola e presidente della Fondazione Salvatore Settis ed un membro esterno nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione, il commendator Silvano Rocchi, si pone scopi tanto impegnativi quanto chiari: far tornare operative le finalità di istruzione, educazione e cultura che sono scritte nella tradizione del conservatorio intitolato a Santa Chiara e che sono la vocazione ed il fiore all’occhiello di tutte le attività della Scuola Normale Superiore di Pisa. Formare, istruire, educare, ma soprattutto sviluppare, innovare: sono le parole che ritornano quando il commendator Rocchi parla del Conservatorio fra passato e futuro. Perché sul Conservatorio di Santa Chiara si apre il futuro della Normale, che punta sulla Fondazione per svolgere i progetti più audaci e lanciarsi nelle sfide più difficili. Fund Raising è la parola chiave quando si parla della Fondazione: letteralmente si traduce come reperimento o raccolta di fondi, ma nel settore del no profit – e la Fondazione si costituisce come un’organizzazione senza scopo di lucro – il termine inglese implica una filosofia di azione e di apertura a privati ed imprese che la Normale ha già applicato in occasioni passate e che intende mettere in atto a più ampio raggio.



Commendator Rocchi, perché il Conservatorio è diventato una Fondazione e perché per farlo ha scelto proprio la Scuola Normale Superiore di Pisa?


«Con questa scelta il Conservatorio vuole incrementare il ruolo che ha sempre giocato per sostenere la cultura e l’istruzione, aprendosi ad un panorama più ampio. La Fondazione per statuto non ha fini di lucro, ma opera per la società civile. È per la società civile, per il Paese che vogliamo trasformare questo posto in luogo di incontro fra la Scuola e privati, un luogo dove poter ospitare convegni e momenti attivi di confronto con imprese e istituzioni, dove far dialogare autorità e personalità appartenenti a mondi eterogenei».



Possiamo dire che l’auspicio è quello di portare qui dentro la società, di uscire allo scoperto, al contrario della tradizione claustrale a cui questi luoghi appartengono ?


«In realtà non c’è una rottura così netta con la tradizione, si tratta di lavorare con la società civile e per la società civile, di promuovere e gestire studi e progetti in tutti i settori culturali e scientifici, di sviluppare partnership che portino in primo piano ricerca e sviluppo. Parliamo piuttosto di un rilancio del Conservatorio e di un ingresso a testa alta nel futuro».



Il luogo aiuta: qui la storia si respira passeggiando per gli ampi corridoi del Conservatorio, si trova testimoniata nelle opere esposte al museo e nelle sale della struttura originaria che si è venuta ampliando nei secoli.


«Abbiamo alle spalle una istituzione con un patrimonio non indifferente, sia dal punto di vista artistico sia dal punto di vista finanziario. Possiamo contare su un fondo di dotazione e uno di conduzione che raccolgono risorse in denaro e in immobili, eredità delle donazioni che i nobili della zona facevano al Monastero. Andando avanti dobbiamo trovare nuove risorse per gestire il patrimonio della Fondazione e per finanziare attività di ricerca ed istruzione, per sostenere i talenti della Normale e lo spirito della Scuola».



Come nasce la partnership Conservatorio Santa Chiara e Scuola Normale?


«Il primo incontro con il professor Salvatore Settis, direttore della Normale, risale al 2002 e l’interesse è stato immediato e spontaneo da entrambe le parti. Così si sono gettate la basi per un rapporto di collaborazione, che è iniziato quasi subito con i corsi di orientamento che fin dal 2003 si tengono nei locali del Conservatorio. Nel frattempo amministratori e docenti della Scuola hanno cominciato a conoscere e ad apprezzare il Conservatorio e San Miniato e ad individuare valide opportunità per la Scuola. Del resto San Miniato ha la fortuna di trovarsi in un punto strategico, considerando la sua ubicazione geografica equidistante fra Firenze e Pisa, il fatto di essere molto ben servita dalle infrastrutture stradali, ferroviarie e da ben due aeroporti. Queste caratteristiche la promuovono a perfetto centro operativo per molte delle attività per così dire collaterali, non strettamente istituzionali, né legate alla didattica, della Scuola».



Le prospettive a breve termine, quali sono?


«In primo luogo il recupero di risorse e strumenti per potenziare l’attività di istruzione, cultura ed educazione, ad esempio fornendo la struttura di un certo numero di posti letto per ospitare i docenti in occasione di convegni – in questo caso le celle delle clarisse potrebbero essere restaurate e diventare camere – e di locali per l’ospitalità – già adesso il Conservatorio è dotato di una cucina ed di locali per la ristorazione. La palestra, ad esempio, potrebbe diventare un’aula magna e le cantine, una volta bonificate, sono altri ampi spazi utilizzabili. La struttura, insomma, potrebbe diventare operativa fino a cento persone e rappresentare la degna succursale della Normale. In secondo luogo puntiamo ad aumentare l’organizzazione e la frequenza di seminari ed incontri, di eventi, di “giornate”, necessaria ed indispensabile base per l’attività di fund raising. Il rapporto con le imprese, che significa reperimento di risorse ma anche contatti e opportunità di scambio e di collaborazione, nasce dalla conoscenza, dalla visibilità, dal prospettare le condizioni giuste per il dialogo ed il confronto» .