Dal 20 dicembre 2016 al 26 febbraio 2017 la Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi ospiterà la prima grande mostra sulla storia degli ebrei in Toscana nel XX e XXI secolo. Un arco di tempo a cavallo di due secoli, due guerre mondiali e migliaia di storie di vite che appartengono a questa regione e si legano al mondo intero (il servizio di Rai2, al min. 5.57)

La Mostra è promossa e coordinata dall’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea nella provincia di Livorno (Istoreco), realizzata col contributo della Regione Toscana, e vede il patrocinio anche della Scuola Normale. Ilaria Pavan, che alla Normale insegna Storia Contemporanea, fa inoltre parte del comitato scientifico che ha curato l’allestimento (insieme alla Direttrice dell’Istoreco Catia Sonetti, a Barbara Armani del Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici di Pisa e a Elena Mazzini dell’Università di Firenze).

Attraverso un percorso narrativo di immagini, documenti, testi e produzioni multimediali l’esposizione raccontata la vita delle comunità ebraiche toscane e i loro legami con la comunità ebraica italiana e internazionale. L’importanza delle comunità ebraiche nella storia della Toscana è legata alla presenza di una rete diffusa e diversificata di gruppi, da quello di Livorno – sicuramente il più numeroso – alla comunità di Firenze, a quelle di Pisa, Siena, il piccolo nucleo di Pitigliano, e altri gruppi familiari sparsi sul territorio.

Ogni comunità, grazie ai suoi membri, ha legami con il resto del mondo. Alcune famiglie provengono dall’antica emigrazione iberica, altre dal bacino del Mediterraneo, altre ancora dall’Europa dell’Est. Ogni comunità ha poi relazioni con la tradizione sionista nazionale ed internazionale, con i fermenti culturali che attraversano il paese e con gli orientamenti più significativi che lo agitano. Il racconto di questa storia permette di cogliere i rinvii ad una cornice che non è solo locale ma nazionale ed europea, con un allestimento espositivo rivolto anche al mondo dei non addetti ai lavori, e soprattutto ai più giovani.

I testi, in italiano e inglese, si prestano ad una molteplicità di letture trasversali e di connessioni e
sono arricchiti da riproduzioni di carte d’archivio, copertine di libri e disegni ma soprattutto da uno straordinario apparato di riproduzioni fotografiche generosamente messo a disposizione da archivi familiari privati e da fondazioni culturali. L’idea è rivolgersi a tutte le generazioni per rafforzare i fili della nostra memoria democratica e soprattutto costituire un antidoto alle pulsioni razziste e discriminatorie che attraversano la nostra realtà.