Firenze, Limonaia del Giardino di Boboli, Piazza Pitti, 14 giugno 2006-30 agosto 2006

“Il Mistero della Genesi”, Jorge Jimenez Deredia.

Quaranta grandi sculture di bianco marmo di Carrara o bronzo, in dieci sequenze di quattro, per raccontare la simbolica perfezione della sfera, lo spazio e il tempo, l’evolversi della materia, le origini dell’uomo.

Il Mistero della Genesi è titolo e tema della spettacolare mostra che dal 14 Giugno al 30 settembre prossimo Firenze dedica al genio di Jorge Jimenez Deredia, artista di valore universale, costaricano di nascita e ispirazione, italiano d’adozione e scelta culturale, studioso del Rinascimento, primo non europeo chiamato nel 2000 ad arricchire con una sua imponente scultura la Basilica di San Pietro.

Di lui hanno scritto: “Molti uomini hanno affidato alla filosofia, alla matematica, alla poesia, alla letteratura la manifestazione del loro pensiero. Deredia lo fa con la scultura. La più fisica delle arti diventa così metafisica. In Deredia la traformazione del marmo e del bronzo è metafora del processo senza tempo di trasmutazione del cosmo: materia che prende forma, vuoto che si riempie, materia che diventa luce”.

L’esposizione non poteva avere collocazione più felice: la straordinaria Limonaia del giardino di Boboli (realizzata da Zanobi Del Rosso nel periodo lorenese) completamente restaurata e qui re-inaugurata, cattedrale elevata alla natura, prestata per la circostanza a un evento artistico destinato a celebrare, attraverso pietra e metallo, le meraviglie e l’insondabile enigma del creato.

Curano la mostra (www.ilmisterodellagenesi.com) il Soprintendente al Polo Museale Fiorentino, Antonio Paolucci e la stessa direttrice di Boboli, Litta Medri. L’allestimento è dell’architetto Mauro Linari. Pubblica il catalogo Bandecchi & Vivaldi (pagine 128, € 15 ).

La Genesi è la magnifica ossessione di Deredia, una misteriosa e rotonda partita a scacchi in quattro mosse, con cui l’artista rappresenta la nascita del tutto e il fiorire della vita. L’origine è la sfera che, nella sua perfezione geometrica e filosofica, materializza il cosmo prima del big bang.

La sfera esplode nella scultura come un seme che germoglia, e si espande via via, dilatandosi in dimensioni crescenti e fasi sempre più complesse da cui emerge, finalmente, l’uomo. Anzi la donna, grande madre emblematica abbracciata per lo più a se stessa, ma sempre di morbide forme circolari e sempre riconducendoci alla sfera primigenia.

Gli intervalli tra le quattro sequenze rappresentano ciò che Deredia chiama “Tempo mistico”, ovvero il momento in cui si realizza il divenire, in cui la materia trasmuta in nuove forme e nuovi contenuti. Sono sculture anche fisicamente importanti, strutture che pesano anche più di 40 tonnellate, sono larghe talora sette metri, alte tre, spesse uno.

Alla sorgente delle molte ispirazioni di Deredia troneggiano le millenarie sfere del popolo Boruca, la civiltà fiorita nel sud del Costa Rica dal 1.500 circa avanti Cristo all’approdo di Cristoforo Colombo. Se ne sa pochissimo, quanto basta però per affermare che chi riusciva a produrre queste sfere perfette, grandi (anche 16 tonnellate) o piccole che siano, dovesse possedere tecniche non solo raffinate, ma anche non comuni modi di pensare. Di fatto, sono uno dei primi esempi assoluti di arte astratta.

Deredia è approdato giovanissimo a Firenze (adesso ha 51 anni) per studiare architettura e arte – Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Michelangelo – per fondere umanesimo Boruca e umanesimo italiano, con una convinzione, profondamente laica e religiosa insieme, circa il dovere di recuperare quei valori: per vincere il processo globalizzante che tutto omologa, per ritrovare la nostra più profonda identità.