“I giornali non devono dare avvenimenti, perché a questo pensano già tantissimi altri canali di informazione: Internet sì, ma anche televisioni, radio, stampa free press. Piuttosto deve “decifrare” gli avvenimenti. Il giornale deve essere una agenzia di controllo, che spiega al lettore non quello che sta accadendo, ma che cosa significa quello che sta accadendo”.


Il video streaming della conferenza (WMV)

Internet rappresenta una minaccia concreta per il futuro della carta stampata? A questa domanda Ezio Mauro ha cercato di rispondere nel corso del suo intervento alla Normale di Pisa. Introdotto dal direttore Salvatore Settis, Mauro ha preso spunto dal fenomeno Repubblica.it, il portale Internet che da dieci anni è l’organo di informazione più letto in Italia, con oltre 700mila utenti al giorno di media.

“Se i giornali riescono ad essere oggetti diversi da quello che sono stati in passato – ha spiegato durante la conferenza Ezio Mauro -, allora non scompariranno. La ricerca di senso è quello che può salvare i giornali: la notizia non è più la missione prevalente per cui i quotidiani vengono comprati, è la formazione di senso. Questo non significa che Internet non debba cambiare in modo epocale la maniera di fare il giornale. Il cambiamento non riguarderà tanto il formato, ma la sostanza. Bisogna fare giornali partecipati, vissuti, che siano l’incontro tra ciò che accade e la cultura del giornale.

“I giornali non devono dare avvenimenti, perché a questo pensano già tantissimi altri canali di informazione: Internet sì, ma anche televisioni, radio, stampa free press. Piuttosto deve “decifrare” gli avvenimenti. Il giornale deve essere una agenzia di controllo, che spiega al lettore NON QUELLO CHE STA ACCADENDO, MA CHE COSA SIGNIFICA QUELLO CHE STA ACCADENDO”.

Il giornale, ha proseguito Mauro, è una certa idea dell’Italia, del mondo. “Non bisogna chiedere a un giornalista ‘con chi stai’, come spesso pretendono che si dica, piuttosto ‘chi sei, che cosa rappresenti in questo momento, in questa realtà?’. Solo sapendo chi è si obbliga il giornale a prendere una posizione, che permetta al lettore di orientarsi”.

Anche questo rientra nel “patto” tacito tra chi scrive e chi legge.” Ai fini della cittadinanza illuminata non conta la quantità, ma l’informazione organizzata, capace di restituire il contesto muovendo dal particolare, proponendo uno sviluppo lineare, con la responsabilità finale di un’opinione espressa. Ecco perché dei giornali ci sarà sempre bisogno, a patto che sappiano evolversi”.

L’informazione, però, deve essere anche cosciente dei rischi che corre nei confronti del lettore, deve fare i conti con la propria deontologia. “L’informazione deve essere attenta a non far prevalere il diritto di informare sul diritto alla sicurezza dei cittadini. Se avessimo saputo in anticipo delle recenti indagini sulle nuove Brigate rosse, nessuno di noi avrebbe avuto il diritto di pubblicare la notizia, per non inficiare l’azione degli inquirenti”.

Spazio anche al recente scoop di Repubblica, la pubblicazione della lettera di Veronica Lario al marito Silvio Berlusconi. “E’ stata considerata notizia della settimana da parte del New York Times, è stata ripresa da tutti i quotidiani del mondo. Era anche questa non solo una notizia, ma un modo per fare luce su una realtà troppe volte inespressa”. E a supportare Mauro sulla bontà della pubblicazione è intervenuto dalla platea Adriano Sofri, tornata nella sua Scuola dopo i problemi alla salute del novembre 2005, ricordando le 80mila copie vendute da Repubblica e i 100mila accessi in più a Repubblica.it.