Quale musica si suonava in Grecia tra il III e il I secolo? In quali occasioni? Di che tipo di documenti disponiamo per esplorare questo aspetto della cultura ellenistica? Carlo Pernigotti, del Gruppo di ricerca sulla musica della Grecia antica della Scuola Normale, fa il punto sulle novità emerse durante il convegno La Musa dimenticata, che si è svolto dal 21 al 23 settembre alla Normale di Pisa.

di Fabiana Campanella

Studiosi da tutto il mondo, tra i migliori specialisti nel campo della musica antica, si sono ritrovati alla Normale per il convegno “La Musa dimenticata”. A partire dall’assunto per cui poco o nulla ci resta degli aspetti musicali della vita del mondo greco, musicologi, filologi, papirologi, archeologi, epigrafisti e storici si sono incontrati per riesaminare le scarsissime fonti e proporre i più recenti ritrovamenti, innovative metodologie d’indagine, nuove intersezioni disciplinari, per esplorare la complessità dell’universo musicale del mondo antico. Ne parliamo insieme a Carlo Pernigotti, del Gruppo di ricerca sulla musica della Grecia antica della Scuola Normale.

Quali sono le novità emerse dai tre giorni di convegno?

Lo “scoop” de La Musa dimenticata è stato sicuramente la presentazione del materiale inedito rinvenuto nella tomba di un musicista risalente alla fine del V secolo e proveniente da Atene. Oltre a materiale professionale vario (soprattutto strumenti musicali) è stato ritrovato quello che diventa il più antico documento scritto su papiro greco finora conosciuto. Se sia musicale o no, non è dato ancora saperlo: lo stato altamente frammentario del documento impedisce per ora una valutazione precisa. Inoltre, è stato presentato un altro inedito, il Papiro Vaticano gr. 7, un documento con notazioni musicali risalente all’età tolemaica di cui è ancora manca l’edizione critica. È stato mostrato al pubblico – in video, naturalmente – dal Prof. Pintaudi e da Maria Chiara Martinelli, ideatrice e organizzatrice del convegno insieme al Gruppo di ricerca sulla musica della Grecia antica della Normale, che coordina dal 2001.

Quali sono le vostre fonti?

Si contano sulle dita di una mano, a partire dal III sec. a.C. fino all’età cristiana Sono davvero pochi i frammenti di papiro con notazioni musicali che ci sono pervenuti, anche perché nella Grecia classica non era consuetudine dei musicisti trascrivere la musica. Come si è detto, il documento più antico – e l’unico – proveniente dal territorio greco risale al V sec. a.C: è stato trovato nella tomba di un musicista ad Atene e si è sbriciolato in 1000 pezzi: per questo non siamo sicuri che fosse dotato di notazione. Tutti gli altri provengono dall’Egitto e risalgono prevalentemente all’età imperiale. I papiri non sono la nostra unica fonte di studio: studiamo anche documenti epigrafici e iconografici, ma soprattutto letterari e filosofici, dato che i filosofi antichi, da Pitagora a Platone ed Aristotele e oltre, sono stati i primi a riflettere, ad esempio, sui rapporti numerici fra i suoni o sul rapporto tra la musica e la psiche, lasciando un chiaro segnale dell’importanza della musica nel loro presente.

Qual era il ruolo della musica nel mondo antico?

Tutto quello che normalmente si lega agli aspetti “letterari” del mondo antico (la poesia, la lirica arcaica, la tragedia) era sempre cantato e suonato. Com’era emerso già nel convegno del 2001 sulla Grecia al Mittelfest di Cividale del Friuli, la perdita della documentazione è tanto vasta e radicale da far dimenticare perfino l’esistenza di un’arte che permeava ogni aspetto della vita pubblica e privata dei Greci. Come disse il direttore Settis in quell’occasione, invitato al Mittelfest dal Maestro De Incontrera: “La parola poetica greca, nata come squisitamente e intimamente musicale, ha perduto per sempre la propria colonna sonora. Vi suggerisco (…) di riflettere su quanto possa essere fecondo e creativo il nostro desiderio di riempire le lacune, l’impulso irresistibile a interrogarci su quello che abbiamo perduto per sempre”.

Perché l’Ellenismo?

Selezionare un’epoca particolare è stato uno dei punti di forza delle tre giornate, perché, una volta individuato il periodo, lo si è potuto esplorare sotto tutti i punti di vista, dalla performance al rapporto con il contesto esecutivo, dalla riflessione filosofica alla teoria armonica e musicale, dai documenti papiracei a quelli epigrafici, fino allo status sociale dei performers.

Inoltre l’Ellenismo, considerato dalla storiografia antica un periodo di decadenza, si caratterizza perché la poesia diventa solo scritta e slegata da momenti performativi. La musica nell’Ellenismo si diffonde in contesti diversi: spettacoli, feste di corte e pubbliche, concorsi musicali con giuria. Nascono società di artisti, attori e musicisti che vengono riconosciuti come professionisti, si afferma la necessità di trascrivere la musica e si tramandano un maggior numero di fonti. Individuato il sistema di notazione legato al testo, non sappiamo quali sono gli strumenti a cui si associano i segni, non conosciamo i rapporti tra le note scritte e la loro reale performance: non esisteva l’idea del suono assoluto, ed i parametri di riferimento erano completamente diversi da quelli odierni.

Un bilancio del convegno?

Sicuramente più che positivo: un eccezionale afflusso di pubblico – non solo di addetti ai lavori – in genere, ed in particolare per la straordinaria serata del Concerto del Gruppo “Il Rossignolo”, e una bella occasione per incontrarci, contarci, e fare il punto della situazione. Abbiamo avuto la fortuna di raccogliere in tre giorni i massimi esperti per ognuno dei differenti aspetti nello studio della musica antica. La presenza di grandi nomi, a partire da Andrew Barker, è stata sicuramente una delle ragioni del successo. Con un parterre di rinomati storici, filologi, musicologi, sociologi, storici della letteratura, dell’arte, della filosofia.

I prossimi appuntamenti in nome della Musa dimenticata?

Ci ritroveremo tutti a Ravenna il 30 e 31 ottobre, per firmare l’atto di nascita della Società Internazionale di Studi della Musica Greca e Romana, un’occasione per istituzionalizzare l’impegno a portare avanti la ricerca con la collaborazione di studiosi provenienti da tutto il mondo.

La Musa dimentica – Aspetti dell’esperienza musicale greca in età ellenistica, si è svolto a Pisa, presso la Scuola Normale, nei giorni 21-22 e 23 settembre.

Sono intervenuti: Andrew Barker (University of Birmingham), Daniela Castaldo (Università di Lecce), Angelos Chaniotis (Ruprechts-Karls Universität Heidelberg), Felice Costabile (Università Mediterranea di Reggio Calabria), Eric Csapo (University of Sydney), Daniel Delattre (CNRS-IRHT Paris), Stefan Hagel (Österreichische Akademie der Wissenschaften Wien), Maria Chiara Martinelli (Scuola Normale Superiore Pisa), Francesca Pelosi (Scuola Normale Superiore Pisa), Carlo Pernigotti (Istituto Papirologico “G.Vitelli” Firenze), Rosario Pintaudi (Università di Messina), Roberto Pretagostini (Università di Roma Tor Vergata), Donatella Restani (Università di Bologna), Gioia M. Rispoli (Università di Napoli Federico II), Eleonora Rocconi (Università di Pavia), Luigi Enrico Rossi (Università di Roma La Sapienza), Peter Wilson (University of Sydney).



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