Quali scelte sono possibili e necessarie per aprire la strada alla creatività nella scuola, nelle imprese, nella società? Fabio Beltram, professore ordinario di Fisica della materia e vice-direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, ne discute con Gianfranco Fabi, vicedirettore vicario del Sole 24 Ore.

Di seguito alcuni stralci della conversazione del prof. Beltram con Gianfranco Fabi a “L’Osservatorio”, programma radio della Rete 2, Radiotelevisione svizzera in lingua italiana, in onda domenica 17 settembre alle 11,30 (per gentile concessione della produzione).

LA CREATIVITÀ: IL METODO “NORMALE”

La Scuola Normale raccoglie dei ragazzi speciali non soltanto in Italia, ma in tutta Europa e sempre più nel mondo. Speciali nel senso di ‘dotati di talento’ e cerca di preparare percorsi particolari per loro. Per dare spazio alla creatività, educarli in qualche modo all’innovazione, utilizziamo come metodo la ricerca, educhiamo all’innovazione portando i ragazzi in contatto con il mondo della ricerca, con problemi non risolti il più presto possibile”.

TRA SCIENZE E LETTERE

“La normale contiene tradizionalmente questi due sapori, il mondo umanistico e il mondo scientifico. Queste due componenti più sono mescolate, più sono avvicinate, più permettono di raccogliere le sfide nuove. Un modo per essere efficaci, avere impatto, è proprio quello di conoscere i metodi dell’altro settore, trasportare le problematiche e il come affrontarle da un ambito all’altro”.

CREATIVITÀ NON È SOLO INVENZIONE.

“Ci piacerebbe immaginare il genio leonardesco chiuso nella sua stanza a risolvere problemi complicatissimi e nuovi. E’ sempre meno così. Il mondo è complesso ed è una rete di strutture tecnologiche e di conoscenze tecniche che non sono sufficienti ma sono decisamente indispensabili per poter avere impatto. Risolvere e ridefinire lo stato dell’arte richiede la conoscenza dello stato dell’arte”.

UNIVERSITÀ LUOGO DI SPERIMENTAZIONE

“L’università dovrebbe essere il luogo dove non ci si limita a riprodurre l’esistente, ma si sperimenta con innovazioni e idee. L’errore deve essere ammesso”.

“Ma la ricerca universitaria, la ricerca libera, costa: la preoccupazione crescente che c’è in Europa è che per avere impatto tecnologico, essere competitivi, bisogna ridurre gli spazi per la ricerca non finalizzata. Un fenomeno presente non solo nell’industria ma anche a monte, nelle università . Non sono un difensore della ricerca libera, ma se noi pretendiamo che ogni progetto debba avere un risultato misurabile e prevedibile in tre o cinque anni di anticipo uccidiamo necessariamente un aspetto fondamentale del sapere”.

CREATIVITÀ E’ ANDARE OLTRE I LIMITI DEL CONOSCIUTO

“C’è una progressiva tendenza a volere utilizzare almeno una parte della formazione universitaria a consolidare le conoscenze di base, a consolidare il noto. Quando noi non esponiamo le persone di una fascia di età sufficientemente bassa al dubbio, alle aperture, ai limiti di quello che stanno imparando ma semplicemente ci limitiamo a farne degli applicatori del noto allora perdiamo fondamentali opportunità”.

“Quello che dovrebbe fare un giovane è trovare un luogo in cui le sue certezze vengano destabilizzate. La fisica, per esempio, come la si impara nel mondo prima dell’università è un insieme di regole ben canonizzate. La prima cosa che bisogna dire a un giovane che entra nel mondo della ricerca è che la fisica non funziona così. Quello che ha imparato, nel nuovo ambiente, non si applica”.

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