Nell’intervista di Flavia Carrara, il direttore della Normale di Pisa illustra le principali novità, l’iter di approvazione, gli obiettivi del testo che disciplina e regolamenta la vita istituzionale della Scuola.



di Flavia Carrara

Prof. Settis, il nuovo Statuto della Scuola si discosta molto dal vecchio?

In realtà è in gran parte molto simile vecchio, è stata però adottata una formulazione diversa, sia per disporre le norme con più ordine, che per tener conto delle numerose nuove leggi sull’università. Il nuovo statuto è entrato in vigore il 9 luglio 2006, data della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Quali sono i principali elementi di novità?

La principale novità è l’istituzione del Collegio Accademico, un organo che in realtà non è del tutto nuovo ma esisteva già come una delle tante forme in cui si estrinsecava il Consiglio Direttivo, ma ha ora compiti assai più vasti e meglio definiti. Esso raccoglie tutti i docenti oltre ai rappresentanti dei ricercatori, degli allievi e del personale amministrativo e avrà il compito di discutere i grandi temi strategici della Scuola.

Come è nata l’esigenza di costituire un nuovo organo collegiale?

E’ nata dal fatto che le discussioni erano molto frammentate tra Consigli di Classe, Consiglio Direttivo e riunioni informali e ciò non consentiva un’adeguata circolazione delle idee. Con il nuovo anno accademico, quando il nuovo statuto entrerà di fatto in vigore, sarà poi molto importante imparare a far funzionare questo nuovo organo, assicurare una partecipazione larga alle sue riunioni e, soprattutto, fare in modo che si crei la giusta dialettica tra Consiglio Accademico e Comitato Direttivo.

Altre novità significative?

L’aver introdotto la possibilità per i normalisti di iscriversi presso altri Atenei oltre all’Università di Pisa, naturalmente previa la stipula di accordi con i medesimi. Abbiamo anche esteso la partecipazione agli organi collegiali ai ricercatori a tempo determinato (oltre, ovviamente, a quelli a tempo indeterminato).

Come si è arrivati alla definizione del nuovo documento?

Sin dal momento in cui si era avvisata l’opportunità di mettere mano allo Statuto, si era constatata la necessità che fosse condiviso. Partimmo da un testo base elaborato da direttore, vice direttore, direttore amministrativo, presidi delle classi e pro-rettori con l’ausilio dello studio legale Merusi Toscano. Si cominciò studiando gli statuti di altre istituzioni similari finchè si giunse all’elaborazione di un testo base approntato già nella primavera del 2004. Il testo fu poi portato in Consiglio Direttivo dove ebbe inizio una discussione molto lunga e minuziosa durante la quale il testo venne analizzato articolo per articolo e parola per parola. Il testo discusso era messo on line e aggiornato con tutte le modifiche via via apportate; il personale della scuola fu invitato a fare proprie osservazioni attraverso i propri rappresentanti.

Quale fu il risultato?

Ricevemmo moltissime osservazioni sia attraverso e-mail che nel corso di incontri e conversazioni ciascuna delle quali fu portata al Consiglio Direttivo dove si discusse per circa 2 anni dedicando a questo tema circa 2 ore a ogni riunione. Il risultato fu che nessun articolo ne sortì uguale alla versione precedente.

Ci furono poi altri passaggi prima dell’approvazione definitiva?

Sì in quanto la seconda versione del testo, frutto di 2 anni di discussione in Consiglio Direttivo, venne poi presentata a una serie di assemblee raggruppanti tutti i docenti, tutti i ricercatori, tutti gli studenti, tutto il personale tecnico-amministrativo, le quali fecero osservazioni che a loro volta vennero portate in Consiglio che ne approvò la maggior parte. Si giunse così all’approvazione finale.

Quale ruolo ebbe il Ministero in questo processo?

Fece alcune osservazioni al nostro testo finale e dopo un mio incontro con i funzionari a ciò preposti siamo giunti a un testo condiviso, che accoglieva solo alcune delle osservazioni ministeriali; e che ha quindi avuto l’approvazione definitiva.