Anche quest’anno il Laboratorio di Storia, Archeologia, Topografia del Mondo Antico ha conseguito notevoli risultati durante le ormai consuete campagne di scavi a Segesta (TP), ad Entella (PA) ed a Kaulonia (RC), mentre è in corso quella con l’Università di Lecce a Rocavecchia. Tutte sono condotte con l’attiva partecipazione di allievi, perfezionandi della SNS e studenti dell’Università di Pisa e in collaborazione con le Soprintendenze competenti (rispettivamente di Trapani, Palermo e Reggio Calabria).

L’agorà/fòro di Segesta, grazie alle due campagne di scavo di maggio e settembre, continua ad essere campo di ricerca dai toni spettacolari, sia in termini architettonico-urbanistici, sia per l’eccezionale apporto della documentazione epigrafica, che sempre più integra i dati archeologici. I portici che in epoca ellenistica bordavano i lati dell’agorà sono apprezzabili infatti per più di cento metri di sviluppo planimetrico, con podi per gruppi statuari ed esedre a ridosso delle stoai, che segnalano una ricchezza decorativa originaria dai toni elevati, insieme a complesse ed originali partiture e decorazioni architettoniche. Completato lo scavo, spicca l’imponenza dell’ala Ovest della grande stoà settentrionale, scandita in due navate da pilastri ottagonali e direttamente collegata alla terrazza superiore da un solido corpo angolare: al suo interno, un vano sopraelevato pavimentato in opus signinum, accessibile da una scala. È ormai completato lo scavo della triangolare “piazza di Onasus” – con il suo sistema di canalizzazione delle acque e la sua notevole pavimentazione, scandita dalla monumentale iscrizione dedicatoria di Marcus Onasus (nobile segestano ricordato da Cicerone) e di Marcus Sopolis, quasi certamente il figlio, cui si è aggiunta una grande lastra che indica proprio l’opera di pavimentazione del forum. Essa si affianca alla monumentale via lastricata, che saliva a gradoni da Sud per far accedere al criptoportico, primo edificio del lato occidentale dell’agorà. Di notevole interesse anche i dati relativi a fasi di insediamento tardoantico e altomedievale, finora pressoché ignote, durante le quali le strutture antiche abbandonate furono invase tra l’altro da sepolture disseminate sulla strada basolata e nel criptoportico.

Gli scavi condotti a Rocca d’Entella, tra aprile e maggio 2008, hanno notevolmente ampliato le conoscenze sull’abitato di età antica e medievale. L’indagine del santuario a terrazze ubicato nell’area centrale della città antica ha portato in luce un ambiente monumentale della prima età ellenistica in parte scavato nella roccia e con la copertura sorretta da pilastri litici. Poco più a Nord, decine di vasi miniaturistici e di uso comune, numerose lucerne ed altri oggetti erano stati deposti come offerte votive all’interno di un recinto sacro delimitato da muri monumentali, identificati nelle fondazioni su due lati. La terrazza superiore – occupata in età tardoarcaica da un piccolo tempio ad oikos e poi in età ellenistica da un granaio pubblico – ha restituito altri ambienti di culto, tra cui un vano con rivestimenti parietali dipinti di raffinata fattura e con vaschette di varia forma scavate nella roccia.

Gli scavi nella città medievale hanno confermato la complessità e vitalità di questo centro della Sicilia interna: una nuova area sepolcrale di rito islamico è stata individuata e indagata a ridosso del bastione semicircolare delle antiche fortificazioni, e già un primo esame delle tombe e dei resti antropici ha fornito ulteriori informazioni sulle consuetudini funerarie e sulla composizione etnica degli abitanti di Entella medievale. Lo scavo dell’intera area ha evidenziato la complessità e articolazione di strutture arcaico-classiche connesse al bastione, oltre alle importanti testimonianze di riuso dell’area in età medievale. Poco lontano, è stata interamente portata in luce l’area della porta fortificata, con la sua complessa storia architettonica che dall’età arcaica giunge fino all’età romana e conosce importanti ricostruzioni in epoca medievale. Nell’area del palazzo fortificato medievale l’indagine ha portato in luce l’intera estensione dell’edificio inferiore, composto da decine di ambienti organizzati intorno ad un ampio cortile centrale, secondo i moduli abitativi dell’Africa settentrionale islamica. Un forno per il pane, canalette e cisterne per la raccolta dell’acqua piovana delineano il quadro della vita quotidiana di questo complesso, dal quale provengono abbondantissimi materiali ceramici, metallici e monetali. Di singolare interesse il recupero di ceramiche medievali invetriate malcotte, prova evidente di una attività di produzione ceramica nell’Entella medievale.

Allo scavo archeologico ha ovviamente fatto seguito il restauro delle strutture messe in luce, la cui fruizione è stata resa possibile tramite la realizzazione di un percorso pedonale di sicurezza che attraversa il pianoro della città antica.

Il santuario di Punta Stilo a Kaulonia ha continuato a restituire importanti dati che permettono di cogliere un quadro assai articolato sia di aspetti di culto che di attività produttive ad esso collegate. È ormai certa l’esistenza di più aree artigianali interne, dove si producevano sia ceramiche che piccoli bronzi votivi, tra cui spiccano le foglie, perfette nel dettaglio naturalistico, come i rami in cui erano in origine inserite. Prodotti in loco (almeno dal V sec. a.C.) o importati dalla Grecia e/o da altri centri della Magna Grecia, gli esemplari dal santuario kauloniate stanno arricchendo il panorama noto della piccola plastica votiva in bronzo di età arcaica e classica dall’Occidente greco: parlano in termini d’eccezionale interesse storico e storico-artistico un cavallino tardogeometrico di produzione corinzia (seconda metà VIII sec. a.C.) – espressione di una frequentazione dell’area già a carattere sacro precedente alla fondazione della colonia; e una statuetta di orante/offerente femminile di età severa, perfettamente conservata fin nei dettagli decorativi della veste e dell’elaborata acconciatura. Entrambi sono in corso di restauro a Pisa.

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