Roma, Scuderie del Quirinale, 24 ottobre 2007- 27 gennaio 2008

La mostra fornisce – a cinquant’ anni di distanza da quella che viene considerata la data di nascita della Pop Art, il 1956 in cui apparve il celebre collage di Richard Hamilton “Just what is it…” una visione sintetica, ma di altissima qualità, dei principali temi e autori della Pop Art internazionale, considerati lungo un arco di tempo che va dal 1956 al 1968, data simbolica di chiusura sia dal punto di vista culturale che da quello sociale.

Attraverso circa 90 opere di 50 artisti, la mostra – suddivisa in 6 sezioni tematiche – propone una visione marcatamente internazionale, affiancando alle più note e celebrate versioni americane e inglesi del fenomeno, le letture autonome avvenute in particolare in Francia e in Italia, ma anche i casi singolari rappresentati da paesi come la Spagna e la Germania, assai meno studiati e scandagliati.

La mostra vuole, dunque, confermare la caratteristica degli artisti Pop come veri e propri ‘peintres de la vie moderne’ e, al contempo, evidenziare la complessità interpretativa nascosta spesso sotto la pelle delle loro immagini, rutilanti ma non per questo necessariamente superficiali.

LE SEZIONI

I PADRI NOBILI – Legata all’immagine del corpo è, naturalmente, l’immagine dei volti e delle figure che incarnano la società dei mass media, vale a dire quei personaggi appartenenti al mondo dello spettacolo che sin dall’inizio (si pensi ai celebri ‘collages’ di Ray Johnson) hanno caratterizzato l’immaginario Pop, divenendone, in alcuni casi, l’elemento primo della loro ‘riconoscibilità’. Molto interessante è notare la presenza – insieme a quella delle star americane più note – di figure oggi meno ricordate ma leggendarie per il tempo, come la Virna Lisi di Mel Ramos o la Fabiola di Polke o le numerose star presenti in “Locker” di Peter Blake.

IL CORPO – Nell’ambito della Pop Art, si assiste a un rapporto ambivalente nei confronti del corpo, rapporto che non è mai stato esplorato in modo veramente approfondito. Da un lato, infatti, il corpo “scompare”, si annulla sino a diventare oggetto, in seguito alla riflessione e all’appropriazione delle tecniche care ai mass media: in questo senso i grandi nudi di Wesselmann, le ‘pin up’, le opere di Martial Raysse, sono gli esempi più eclatanti di questa tendenza. Dall’altro lato, però, è proprio in questi anni che si assiste a una prima, decisiva ostentazione del corpo inteso come fisicità allo stato puro, oltre che come rivendicazione di identità. A questo proposito, valgono come esemplari il gigantesco “New Adam” di Harold Stevenson, figura di recente tornata all’attenzione della critica, o le prime opere di David Hockney, con la loro carica di esplicita dichiarazione di identità sessuale.

GLI OGGETTI DEL DESIDERIO – Anche in questo caso, da sempre evidenziato come elemento caratteristico della Pop Art, si assiste all’emersione di una duplice ipotesi: da un lato l’oggetto che viene reso feticcio in quanto tale, in quanto elemento cruciale del panorama quotidiano della contemporaneità (si veda il caso emblematico di Oldenburg o quello di Hains), dall’altro l’oggetto che diviene “altro da sé” trasformandosi in puro marchio, in logo, a sua volta trasformato in icona. Innumerevoli sono gli esempi da citare in questo caso, a partire ovviamente da Warhol, ma non solo: si pensi a Ed Ruscha, Robert Indiana, all’acuta riflessione di Hamilton o a quella sarcastica di Fahlstrom.

HIGH AND LOW – E’ un altro dei temi canonici della Pop Art e indica il rapporto tra arte “alta” e cultura “bassa”, ma in questo caso si evidenzia come, a dispetto delle apparenze, la citazione e la riflessione sull’arte del passato, recente e lontano, abbia occupato maggior spazio che non la sempre citata trasformazione del fumetto in arte. Ecco dunque la tradizione italiana rivisitata da Schifano, Tano Festa e altri artisti.

LA SOCIETA’ – Tema solo apparentemente non primario. Nella vasta produzione Pop si trovano, infatti, molti riferimenti alla società del tempo, naturalmente sempre letta a partire dalla sua possibilità di “riproduzione” attraverso i media per arrivare alla sua stessa mitizzazione. A questo proposito, si possono citare le tele dedicate in vario modo all’assassinio di Kennedy (Rosenquist, Laing), ma anche le numerose opere che hanno come soggetto la conquista dello spazio (Boshier, Tilson…) e altri eventi di cronaca. In questa sezione, naturalmente, ci si trova a riflettere anche sul “sogno americano”, punto di riflessione cruciale sia per gli artisti statunitensi (Indiana) che per quelli europei (Equipo Cronica).

LA RIPRODUCIBILITA’ – Questa sezione evidenzia, attraverso poche ma significative opere, la caratteristica della Pop Art di riflettere sulla riproducibilità delle immagini come caratteristica della società contemporanea e, al contempo, la capacità da parte di questi artisti di usare le tecniche di riproduzione, come ad esempio la serigrafia, per diffondere la propria arte anche al di fuori dei canonici circuiti artistici. La riproducibilità come un valore, dunque. Alcuni storici ‘portfoli’ (11 pop artists, ad esempio) e le straordinarie “bandiere” realizzate da Multiples Inc. da personaggi come Lichtenstein, Warhol, Indiana, Wesselmann, raccontano questo rapporto, ancora una volta ambivalente, con la contemporaneità.

da Exibart.com