Le lingue nascono e muoiono, ma capire quando si abbia che fare con una nuova lingua non è sempre facile. Talvolta però può accadere di rinvenire documenti in grado di fare luce su una storia altrimenti perduta, aprendo nuove prospettive culturali per i parlanti, come i due milioni e mezzo di persone in Colombia, Ecuador e Perù che parlano il quichua. Fino ad ora si sapeva che questa lingua, derivata da quella degli Inca, parlata più a sud, era stata descritta per la prima volta nel 1753. Un manoscritto mai studiato di un autore quasi completamente ignoto, trovato da Luca Ciucci, studente del Laboratorio di Linguistica della Scuola Normale, ha invece rivelato che un predicatore ecuadoriano dell’ordine dei Gesuiti, Padre Hernando de Alcocer, già nel XVII secolo aveva redatto una grammatica che è il più antico documento esistente di quichua, mosso dalla consapevolezza che la parlata degli indigeni di Quito e dintorni si era ormai differenziata notevolmente dalla varietà meridionale considerata più prestigiosa e usata allora come ‘lingua generale’. La bibliografia del Gesuita e il contenuto del manoscritto sono stati resi noti in una pubblicazione effettuata insieme a Pieter Muysken, uno dei maggiori esperti mondiali di lingue amerindiane e direttore del dipartimento di linguistica dell’Università Radboud di Nimega (Ciucci, Luca & Pieter C. Muysken 2011. Hernando de Alcocer y la Breve declaración del Arte de la lengua del Ynga. El más antiguo manuscrito de quichua de Ecuador. Indiana 28: 359-393).