Si è “innamorato” della filologia su un testo molto controverso, l’Acerba di Cecco d’Ascoli. Erano gli anni da allievo della Normale, tra il 1974 e il 1978. Adesso Claudio Ciociola torna nella sua Scuola, come docente di Filologia italiana.

di Andrea Pantani

L’orientamento filologico di Claudio Ciociola nasce in Normale. Attraverso il contatto con Alfredo Stussi (ora professore di Storia della lingua italiana alla Scuola Normale Superiore, alla fine degli anni Settanta docente all’Università di Pisa), la passione per la letteratura italiana si orienta verso lo studio tecnico degli aspetti filologici e linguistici dei testi. Si perfeziona nel metodo filologico, sempre in Normale, con Gianfranco Contini. Approfondisce i suoi studi in numerose istituzioni straniere. Essenziali per la sua formazione le frequentissime visite alle maggiori collezioni di manoscritti italiane ed europee e i periodici soggiorni a Londra, tra la British Library (quotidianamente frequentata, in quegli anni, da Carlo Dionisotti) e il Warburg Institute.

Docente fino allo scorso anno accademico di Stilistica e metrica italiana alla Facoltà di lingua e cultura italiana dell’Università per Stranieri di Siena, il prof. Ciociola si presenta a NormaleNews e parla delle sue passioni di studioso e dei suoi progetti.

«Sono molto curioso di vedere come si è evoluta la Normale negli ultimi vent’anni. Sono sempre stato profondamente convinto che il “meccanismo Normale”, descritto dal prof. Settis nel suo libro-intervista “Quale eccellenza”, sia estremamente soddisfacente e faccia della Scuola una realtà ideale per lo svolgimento dell’attività di ricerca dei suoi docenti e per la trasmissione del sapere, grazie a una “ricetta” unica che porta fin dall’inizio al coinvolgimento diretto degli studenti nel vivo della ricerca».

In questo primo anno di insegnamento alla Scuola, affronterà un programma su Dante, in particolare sulla filologia dantesca degli ultimi vent’anni. «Sono uscite edizioni fondamentali delle opere di Dante dopo un periodo di stasi, per esempio l’edizione del Fiore e del Detto d’amore di Contini, del Convivio della Ageno, delle Rime di De Robertis. E edizioni come la Vita nova di Gorni e la Comedìa di Sanguineti che hanno rivoluzionato il testo vulgato e suscitato vivacissime discussioni. Penso che affrontare queste novità con studenti preparati e pieni di stimoli come gli allievi della Normale consenta di approfondire la discussione e fare il punto sulla filologia dantesca oggi».

Le esercitazioni saranno incentrate sull’interpretazione e l’edizione dei manoscritti tardomedievali. Tra questi, i manoscritti dell’Acerba. «È un poema di carattere didascalico nato in risposta alla Commedia, con cui polemizza. Cecco d’Ascoli è un astrologo: il testo tratta della natura dei cieli e delle loro influenze, della natura degli animali e delle pietre preziose, delle cause dei fenomeni naturali. Il presupposto di Cecco è: “Dante parla di favole, con il vero mi cimento”».

Al di là dei contenuti, l’Acerba è un testo notevole nella storia della tradizione della letteratura italiana medievale. «Da un lato non se ne conservano testimoni autorevoli, prossimi all’originale, anche perché l’autore fu bollato come eretico e condannato al rogo insieme ai suoi libri. Al tempo stesso, per questa sua fama esoterica, l’Acerba fu molto ricercata e trascritta nel Quattrocento. Questo ci induce a concentrarci sulle tematiche della storia della tradizione, forse più importanti del testo in se stesso”.

La storia della metrica antica, la letteratura dialettale “riflessa”, la tradizione dei volgarizzamenti dei classici, la “scrittura dipinta” (Visibile parlare) sono tra gli altri temi che il prof. Ciociola si propone di affrontare nei prossimi anni.

Pubblicazioni

Un’antica lauda bergamasca (per la storia del serventese), in «Studi di filologia italiana», XXXVII (1979), pp. 33-87.

“Visibile parlare”: agenda, in «Rivista di letteratura italiana», VII (1989), pp. 9-77.

Carlo Porta, Lettere inedite e ritrovate, a cura di C. Ciociola, Pisa, Il Campano, 1989, pp. 108.

Scrittura per l’arte, arte per la scrittura, in Storia della letteratura italiana, II (Il Trecento), Roma, Salerno Editrice, 1995, pp. 531-580.

L’“Esopo” di Udine (cod. Bartolini 83 della Biblioteca Arcivescovile di Udine), a cura di C. Ciociola, Introduzione di C. Frugoni, Nota paleografica di A. Petrucci, Trascrizioni di C. Ciociola e C. Moro, Udine, Casamassima, 1996.

Visibile parlare. Le scritture esposte nei volgari italiani dal Medioevo al Rinascimento, a cura di C. Ciociola, Atti del Convegno Internazionale di Studi (Cassino – Montecassino, 26-28 ottobre 1992), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1997, pp. 484.

La tradizione dei testi, vol. x, coordinato da C. Ciociola, in Storia della letteratura italiana diretta da E. Malato, Roma, Salerno Editrice, 2001, pp. 137-199.