Volti come se fossero paesaggi e paesaggi come volti. Seguendo la sottile linea che nella pittura di Pericoli separa la rappresentazione della natura dai ritratti, il direttore della Normale, Salvatore Settis, ha introdotto la conferenza di Tullio Pericoli, che ha iniziato la sua carriera artistica come disegnatore per poi approdare al teatro ed alle pubblicazioni fino al ritorno sulla tela.

di Serena Wiedenstritt

Fulcro della presentazione di Pericoli è stata la concezione della pittura che si ispira alla realtà, nello specifico a quanto di più reale si può cercare di ritrarre, luoghi e volti, per infrangersi regolarmente sulla constatazione della distanza che resta fra il reale e il dipinto e dei limiti del mezzo espressivo. Distanza e insoddisfazione che nelle parole di Pericoli vanno a determinare uno stato di disadattamento sperimentato in più fasi dal pittore.

Così Pericoli spiega il suo passare da un disegno all’altro, sperimentando scenografie, costumi e regie teatrali, la pagina del quotidiano e della rivista – con lo scopo di diventare «pittore per i giornali»- e le pareti delle gallerie d’arte fino alle pareti veri e proprie – nel curriculum artistico di Pericoli c’è anche un murales realizzato in una sala della casa editrice Garzanti.La prima strada interrotta, ricorda Pericoli lasciandosi trasportare dall’atmosfera delle aule della Normale, è stata quella dell’università, con l’abbandono della facoltà di giurisprudenza e il definitivo passaggio alla pittura. Restando sulla pittura, poi, Pericoli ha vissuto “grandi cicli”, fatti di scelte artistiche a lungo covate, poi sperimentate fino ad esaurirle.


Da un Beckett con gli occhi di aquila – occhi gialli infiammati, mentre nella realtà storica Beckett aveva occhi azzurri e limpidi – che sembra apparire da un muro scrostato, alle colline fatte di solchi, strade e stratificazioni e illuminate da una luce che proviene dall’alto, il pittore Pericoli davanti al pubblico della Normale ha svelato il suo sogno più grande: arrivare a dipingere un quadro con un solo gesto, talmente preciso e fedele alla realtà da bastare a se stesso.

Pericoli si è poi dedicato alle domande del pubblico, che alla fine della conferenza si è interrogato sui “furti d’arte” di Pericoli – in termini di artisti da cui ha tratto ispirazione, fra i primi nomi Rembrandt, Klee, Steinberg ma anche Morandi fino alla sua conterranea vissuta nel Seicento, Giovanna Garzoni -, sulla possibilità di vederlo a breve cimentarsi nell’arte dell’autoritratto, sul suo rapporto con la scultura vista la plasticità di alcuni suoi ritratti, sull’ironia e la leggerezza dei suoi disegni ma troppo satirici, né politici, ma sempre incentrati sulle potenzialità del mezzo espressivo.