Lina Bolzoni ripercorre le tappe fondamentali dell’interazione tra ricordi e immagini, dalla fine del medioevo ad oggi. Un tema al centro delle ricerche del Centro di elaborazione informatica di testi e immagini nella Tradizione Letteraria, diretto dalla stessa Bolzoni.

di Lina Bolzoni

Ci sono molte cose sulla memoria che abbiamo dimenticato, come notava Paolo Rossi; fra queste, il ruolo essenziale che essa ha giocato per millenni, nell’esperienza degli uomini, e il fatto che le tecniche per svilupparla, le riflessioni teoriche che le hanno accompagnate e nutrite, hanno costituito anche una grande sperimentazione sul potere delle immagini, sui modi in cui le parole si possono tradurre in immagini e le immagini in parole. Proprio per questo l’antica tradizione dell’arte della memoria è per noi un fossile intellettuale e, insieme, qualcosa di attuale, di paradossalmente comprensibile. Oggi, infatti, siamo abituati a delegare ai libri, ai computer, a Internet, a strumenti tecnologici sempre più sofisticati il compito di conservare parole, immagini, suoni, conoscenze. Viviamo d’altra parte in uno spazio in cui, a ritmi del tutto sconosciuti al passato, le immagini si muovono, si trasformano, si frantumano, si consumano rapidamente.

Si è enormemente dilatato quel cambiamento della percezione visiva che Walter Benjamin aveva collegato alla nascita della moderna metropoli, a Parigi ad esempio, con la sua folla in movimento continuo. Ci sembra dunque incredibile che per secoli gli uomini abbiano impiegato tempo ed energie, abbiano praticato e insegnato tecniche, scritto libri, costruito complessi sistemi filosofici, per aumentare le capacità naturali della memoria. Oggi, quando si parla del problema della memoria, ci si riferisce piuttosto ad alcuni contenuti, ai momenti più tragici della storia del XX secolo ad esempio, con i suoi campi di sterminio, i suoi gulag, i suoi totalitarismi. Il problema della memoria diventa allora l’esigenza etica di non dimenticare, come atto di giustizia e di responsabilità verso le vittime, come impegno a vigilare perché orrori simili non si ripetano.

Diverso è il problema per la tradizione dell’arte della memoria: si tratta qui di sviluppare delle facoltà umane, di agire sui meccanismi naturali per cui ci ricordiamo, o ci dimentichiamo qualcosa. Si tratta dunque di qualcosa che investe le capacità, piuttosto che i contenuti della memoria. Il che non toglie che anche questa tradizione abbia connessioni con problemi etici e politici.

Così, ad esempio, l’arte della memoria è stata usata in modo coercitivo e puramente passivo, costringendo i discepoli a immagazzinare dati o idee. Per questo ha suscitato la satira di umanisti come Erasmo, o di scrittori come Rabelais e Jonathan Swift, fino alle incursioni enciclopediche di Bouvard e Pécuchet. Oppure è stata usata per allenare la mente al gioco delle associazioni, e quindi per esercitare l’immaginazione e la creatività, per ordinare e controllare i frutti delle letture e per usarli nella scrittura, oppure ancora ha alimentato, fra Cinque e Seicento, nell’Europa dilaniata dalle guerre, sogni di palingenesi e di pacificazione universale. Quella è l’epoca del suo massimo splendore: affascina filosofi e utopisti come Giordano Bruno e Tommaso Campanella, fornisce gli strumenti per la ricerca di una lingua universale e per generosi tentativi di innovazione pedagogica, come quello di Comenio.

L’arte della memoria, tuttavia, si propone oggi alla nostra attenzione anche per motivi che vanno al di là della storia culturale, del recupero – pure di grande fascino – del ruolo che essa ha giocato nella cultura europea, almeno fino al Seicento. Forse quello che oggi sentiamo più vicino, più stimolante, è proprio la lunga sperimentazione che l’arte della memoria ha compiuto sul potere delle immagini, sui modi in cui esse interagiscono con le parole. Si dice spesso che la crisi della lettura che caratterizza la nostra realtà, la difficoltà che i ragazzi hanno di capire un testo, sono legati allo strapotere che le immagini esercitano nella nostra vita quotidiana. Anche in questa ottica ripercorrere la tradizione dell’arte della memoria può costituire una provocazione. Essa ci permette non soltanto di vedere in azione collegamenti insospettati tra letteratura e arti figurative, di recuperare dei modi di percepire e di usare testi e immagini che sono per noi impensabili; costituisce anche un esempio di come parole e immagini possono interagire, e sostenersi a vicenda.

L’interesse per questi temi è uno degli assi centrali del Centro di elaborazione informatica di testi e immagini nella Tradizione Letteraria. In particolare Andrea Torre ha studiato l’importanza che le tecniche della memoria hanno nel Petrarca, nel suo modo di annotare i manoscritti della sua biblioteca, nel suo uso delle metafore, nella sua stessa scrittura. Il risultato di queste ricerche è un volume la cui pubblicazione è prevista presso le Edizioni della Normale.

Chi scrive ha dedicato a questi temi, ormai da molti anni, gran parte delle sue ricerche. I due ultimi volumi – La stanza della memoria. Modelli letterari e iconografici nell’età della stampa e La rete delle immagini. Predicazione in volgare dalle origini a Bernardino da Siena – sono stati tradotti in francese e in inglese, e sono previste traduzioni in altre lingue.

Uno dei progetti del CTL (www.ctl.sns.it), Per un atlante delle immagini di memoria, prevede la costituzione di un archivio delle immagini presenti nei trattati di arte della memoria e l’inserimento in formato digitale dei testi relativi; la seconda fase riguarderà la costituzione di un archivio di testi e immagini che testimoniano i differenti usi della memoria nella cultura medievale e rinascimentale. L’archivio è stato chiamto ABY, in ricordo di Aby Warburg, e rientra nella sperimentazione dello scenario ARTE del progetto europeo DILIGENT.

Tra le pubblicazioni che Lina Bolzoni ha dedicato al tema della memoria segnaliamo:

La rete delle immagini, Einaudi 2002, di recente tradotto in inglese con il titolo:

The Web of Images: Vernacular Preaching from Its Origins to St. Bernardino da Siena

translated from the Italian by Carole Preston and Lisa Chien, Ashgate 2005

La stanza della memoria. Modelli letterali e iconografici nell’età della stampa, Einaudi 1995

Approfondimento:

La rivista scientifica Nature, e in seguito Panorama, hanno recentemente pubblicato alcuni interventi sulla capacità della memoria di “registrare” le immagini.

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