Alessandro Schiesaro entra in carica oggi come 24esimo Direttore. Luigi Ambrosio si congeda dopo 6 anni in cui ha rinsaldato il profilo istituzionale e l’immagine esterna della Scuola Normale: “orgoglioso per la qualità del rinnovamento del corpo docente”. I discorsi dei professori Ambrosio e Schiesaro all'interno della news.
PISA, 29 maggio 2025. Si è svolta questa mattina la cerimonia di passaggio di consegne alla Direzione della Scuola Normale Superiore, tra il professor Luigi Ambrosio, che ha terminato il proprio mandato il 28 maggio, e il nuovo Direttore, professor Alessandro Schiesaro, in carica da oggi fino al maggio 2031. È stato un evento partecipato dalle varie componenti della Scuola Normale, con uno spazio dedicato a riflessioni da parte dei due professori sullo stato di salute della Scuola, ma anche con momenti di commozione e ilarità. Il prof. Ambrosio ha ricevuto una pergamena in greco antico scritta e letta da alcuni allievi di storia dell’antichità, in cui se ne ricorda il grande impegno, la profusione di energie e la dedizione nei suoi anni di mandato, molto complicati per la crisi istituzionale in cui versava la Scuola Normale sei anni fa, seguita immediatamente dopo dagli anni del covid. Il professor Schiesaro ha ricevuto dall’ex Direttore l’orologio di Leonida Tonelli, grande matematico e Direttore nel 1943 come augurio per gli anni a venire e auspicio per instaurare una tradizione di passaggio di consegne. E dall’intera comunità, dalle mani della preside Corinne Bonnet, la maglia del Pisa Sporting Club con il numero 29, il giorno del suo insediamento alla Direzione che coincide anche con la data del 62esimo compleanno di Schiesaro.
Ambrosio nel suo discorso di saluto ha ricordato uno dei suoi motivi di orgoglio, “la qualità del rinnovamento del corpo docente”, ringraziando per il loro contributo tutte le componenti della Scuola Normale, i vicedirettori, presidi, prorettori e delegati che si sono succeduti dal 2019 ad oggi. Schiesaro successivamente ha ricordato la nuova squadra di governo, a partire dal Vice-direttore, l’ordinario di Fisiologia e Direttore del Laboratorio di Biologia professor Tommaso Pizzorusso.
Ringraziando la comunità che gli ha affidato l’onere e onore di un così importante incarico, Schiesaro ha affermato di voler improntare la propria Direzione al dialogo e alla collegialità, “consapevole che le migliori idee maturano dal dialogo, che consente di affinare il proprio pensiero, e da un confronto costruttivo con spirito di apertura. Conto di guadagnarmi la fiducia riposta in me giorno dopo giorno”. Per farlo conterà sulla propria squadra di prorettori e prorettrici annunciata questa mattina e che sarà ufficializzata nelle prossime ore. Oltre al Vice Direttore con delega alla Ricerca Pizzorusso, la prorettrice con delega a Diversità, Eguaglianza e Inclusione, Simona Gallerani; il prorettore con delega ad Allieve, Allievi e Didattica, Giovanni Losurdo; la prorettrice con delega a Eventi Culturali, Comunicazione e Terza Missione, Simona Forti; la prorettrice con delega all'Orientamento, Stefania Pastore; il prorettore alle Relazioni Internazionali, Lorenzo Bartalesi; il prorettore a Trasferimento, Valorizzazione e uso responsabile della conoscenza, Francesco Cardarelli. A loro si affiancano Federica Cengarle come consigliera per il Tutorato e il Benessere Psicologico; Lorenzo Bosi come consigliere per la Sostenibilità e per le attività connesse con Scholars at Risk, l'Alto Commissariato ONU per i rifugiati e la Rete delle Università italiane per la pace; Francesco Raimondi come consigliere per la Scienza aperta e Gianfranco Adornato come Coordinatore Accademico del Network EELisa.
di Luigi Ambrosio
Come sapete non sono un grande cerimoniere, ma una delle prime cose che ho imparato nella mia
esperienza di Direttore è l’importanza di sancire alcuni momenti di passaggio, non per celebrare
alcuno o alcunché, ma perché la comunità possa ritrovarsi, riconoscersi e condividere qualche riflessione, come avviene ad esempio in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.
Per questa ragione, come avvenne nel 2019, con il Direttore Schiesaro (sì, ormai ti dovrai abituare
ad essere appellato così, ovunque e da chiunque tu incontri) abbiamo pensato questa sobria cerimonia.
Devo dire che il 28 maggio 2025 sembrava non dovesse arrivare mai, alla fine è arrivato. Pensandoci ieri, a questi strani paradossi che tutti noi sperimentiamo nella percezione del tempo, mi è venuto da pensare a quelli degli antichi greci, sulla natura del tempo, dello spazio e del moto, peraltro temi ancora attuali di ricerca, per i colleghi fisici, i filosofi, ma non solo.
In conferenza di ateneo avevo già avuto modo di fare alcuni ringraziamenti, in particolare al gruppo emergenza che praticamente si autocostituì in un pomeriggio del 2020, ma ora devo essere un poco più dettagliato, verso chi mi ha aiutato ad arrampicarmi su una curva di apprendimento che in qualche fase è stata anche piuttosto ripida.
Per prima cosa i due Vice Direttori, Mario Piazza e Alessandro Schiesaro. Mi preme sottolineare che il ruolo del Vice Direttore non è più quello puramente onorifico di qualche anno fa. Il supporto che ho ricevuto da loro è stato fondamentale, e in questa occasione vorrei dare un benvenuto a Tommaso Pizzorusso, che subentra proprio oggi in questo ruolo.
Poi, i due Segretari Generali, Aldo Tommasin e Enrico Periti che mi hanno accompagnato nelle due
macro fasi che, molto approssimativamente, possiamo individuare nel sessennio: l’uscita dalla crisi
istituzionale e l’emergenza coronavirus con Aldo, la ripartenza, con tutta la nuova progettualità legata al PNRR, con Enrico. Cercavo di fare una statistica di quanti email ho spedito non solo a loro ma anche in totale in questi 6 anni, non vi do un numero preciso, ma posso certamente affermare che in questo lasso di tempo ho pranzato molto più con loro che con mia moglie. Le cene sono comunque state salve.
Poi il dialogo costante che ho avuto con tutti i Presidi che si sono succeduti, Andrea Ferrara, Gianpiero Rosati, Donatella della Porta, Stefano Carrai, Guglielmo Meardi, fino ai più recenti Angelo Vistoli e Corinne Bonnet e l’aiuto costante ricevuto da tutti i ProRettori e delegati. Infine tutti i docenti, che pur non avendo avuto mandati specifici mi hanno aiutato e fatto sentire la loro vicinanza in diversi momenti. Lasciatemi aggiungere che uno dei miei motivi di orgoglio nel concludere questa esperienza viene dalla qualità del rinnovamento del corpo docente.
Un saluto al personale tecnico amministrativo e bibliotecario, che ha accompagnato la crescita e il rinnovamento della Scuola in questi anni, e anche al personale delle ditte che ci assistono nella vita quotidiana della Scuola. Con molti ho avuto un’interazione più stretta, come con chi mi ha pazientemente assistito in Segreteria, con altri solo mediata, ma non sono mancati i momenti di incontro del tutto informali e in fondo questa è la ricchezza della Scuola. Anche per questa componente della nostra comunità, ci tengo a dire che è stato bello vedere da vicino crescere alcune professionalità, con maggiore autonomia di ruoli e di responsabilità, in anni caratterizzati da un significativo turn over e, numericamente, da una crescita complessiva.
Vorrei rinvolgere un ultimo saluto alle ricercatrici e ai ricercatori, alle allieve e agli allievi, i cui successi sono la vera e sola misura della performance della Scuola, con un saluto particolare a chi li rappresenta negli organi che più ho frequentato, SA e CDA. Più di una volta, al di là di momenti di discussione che pure ci sono stati, ho ammirato come interpretino coscienziosamente e professionalmente il loro ruolo.
Naturalmente le criticità non mancano, ho parlato in una recente intervista della accelerazione non solo apparente degli eventi fuori da questa Scuola, che deve interrogarci quotidianamente, così come i dati presentati in conferenza di ateneo: se su molti temi ci tranquillizzano, su altri ci devono stimolare delle riflessioni, come avvenuto proprio l’altro ieri, il 27 in Senato, sul tema del gender gap.
Mi avvio quindi alla conclusione. Ieri pomeriggio con Alessandro, così come fece Andrea Giardina con me, ho condiviso con lui in Direzione alcuni documenti e alcune informazioni, nell’occasione ci siamo devo dire un poco emozionati, cosa strana a 60 anni e passa di età, e gli ho consegnato le chiavi della Direzione.
Oggi vorrei fare qualcos’altro. Però prima vorrei dirvi qualcosa di Leonida Tonelli. E’ stato un grande matematico, proprio nel mio settore del Calcolo delle Variazioni, molti qui a Pisa e io per
primo si riconoscono in questa tradizione, da Ulisse Dini a Leonida Tonelli fino a Guido Stampacchia, Ennio De Giorgi. E’ stato anche Direttore della Scuola per pochi mesi, nel 1943, nominato Direttore dal Ministro dell’Educazione nazionale della Repubblica di Salò, Carlo Alberto Biggini, carica che assunse solo per spirito di servizio, per preservare la Scuola dai saccheggi durante l’occupazione nazista. Ci riuscì solo in parte, facendo comunque trasferire presso la Certosa di Calci gran parte del nostro patrimonio librario e archivistico. Poi partecipò valorosamente alla liberazione della città di Pisa che, in riconoscenza, lo nominò vicesindaco e presidente dell'Ente comunale di pubblica assistenza.
Nel 2022 venni contattato dalla vedova di Giorgio Tonelli, figlio di Leonida Tonelli e grande studioso di Kant, che sia per ragioni scientifiche legate agli studi del marito, sia per il ruolo importante avuto dal suocero nella vita della Scuola, come vi ho illustrato, ha voluto riallacciare i rapporti con la Scuola Normale e con il suo Direttore. In particolare, in occasione di una delle sue visite da noi, ha voluto donarci un prezioso orologio appartenuto a Leonida Tonelli, che ho custodito in Direzione.
Ora lo consegno ad Alessandro, sperando che d’ora in poi i passaggi da Direttore a Direttore si possano sempre simbolicamente fare in questo modo, con un oggetto appartenuto a un grande Direttore e un grande scienziato.
Gli auguro con tutto il cuore un sereno mandato, sa che può contare su di me.
GRAZIE e VIVA LA SCUOLA NORMALE
di Alessandro Schiesaro
Grazie a tutte e a tutti voi – alle allieve e agli allievi, al corpo docente, a ricercatori, ricercatrici e postdoc, alle colleghe e ai colleghi dell’amministrazione, della biblioteca, dei servizi tecnici e delle cooperative – che siete qui presenti per condividere un momento significativo nella vita della nostra Scuola.
Al pari delle persone, le istituzioni si nutrono anche di ricorrenze, di momenti condivisi, di riti di passaggio che scandiscono il trascorrere del tempo e ne rafforzano l’identità e il senso di appartenenza.
Il passaggio del testimone tra il Direttore emerito e il suo successore sancisce la fine di un ciclo e l’avvio di uno nuovo nella continuità dell’istituzione;
ricorda la natura elettiva e i confini temporali delle cariche accademiche;
soprattutto, offre l’occasione per tributare un omaggio – non meno sincero perché doveroso – a chi ha guidato fino ad oggi la Scuola con dedizione e saggezza ammirevoli.
A Luigi Ambrosio rivolgo quindi il caloroso ringraziamento di tutta la Normale.
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Questi sei anni devono essergli sembrati interminabili. Eravamo insieme a cena a Roma la sera in cui si sparse la notizia che il governo avrebbe forse prorogato di due anni la scadenza dei mandati rettorali in corso. Luigi prima impallidì, poi disse senza esitare: mai e poi mai.
Non a torto: basterebbe menzionare la pandemia per comprendere quanto insolitamente oneroso sia stato il suo compito, anche a non voler ricordare che la sua elezione ha coinciso con una crisi istituzionale senza precedenti.
Ho riascoltato il suo discorso d'insediamento, insieme a quelli del Preside Gianpiero Rosati, del Direttore uscente Andrea Giardina, di tutte le rappresentanze. Nelle loro parole si respira una sensazione collettiva di sollievo: la Scuola si affidava a uno studioso eminente in grado di ispirare fiducia e sicurezza a tutta la comunità in un momento drammatico.
Oggi la situazione è radicalmente diversa: a Luigi Ambrosio dobbiamo tutti essere grati per aver consegnato a chi gli succede una Scuola salda nei suoi principi e solida nella gestione, rispettata e ammirata in Italia e nel mondo.
Al ringraziamento istituzionale mi preme aggiungerne uno personale. Da quando, due anni e mezzo fa, mi ha chiamato a collaborare con lui come Vice Direttore, di Luigi ho avuto modo di apprezzare da vicino, in mille occasioni, la saggezza, l’equilibrio e l’umanità, uniti all’adesione inflessibile a canoni di giustizia e rettitudine.
Nonostante l’impegno senza risparmio nella direzione della Scuola, la sua fama di matematico è stata ulteriormente riconosciuta negli anni del suo mandato con l’attribuzione di premi di grande prestigio. Sono sicuro che mi rimprovererà se li elenco uno per uno, ma lo faccio lo stesso: il Premio Balzan nel 2019, il Riemann Prize nel 2022, il Frederic Esser Nemmers Prize che gli è stato consegnato appena due settimane fa.
Per tutto questo, caro Luigi, grazie di cuore, da parte mia e di tutta la Scuola.
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Nel momento in cui assumo questo incarico desidero esprimere tutta la mia riconoscenza alla comunità della Normale, che ha riposto in me la sua fiducia: mi avete conferito un onore che per un ex allievo della Scuola non ha francamente eguali.
E voglio dire grazie anche alla mia famiglia, a Victoria, Lottie ed Emily –loro sanno perché.
So bene che la fiducia va guadagnata giorno dopo giorno, che l’elezione rappresenta un’apertura di credito, revocabile e soggetta a condizioni.
Mi accingo quindi a questo compito con senso di responsabilità e consapevolezza dei miei limiti e dei miei difetti, consapevolezza acuita dal confronto con le personalità insigni che hanno rivestito questo ruolo nei 215 anni dalla fondazione.
Consentitemi però di riconoscermi almeno un pregio, che se non altro costituisce una dichiarazione di impegno: mi piace ascoltare.
Sono convinto che le idee migliori scaturiscono proprio dal dialogo, che consente di affinare il proprio pensiero condividendolo con le esperienze, le intuizioni e le emozioni di altre persone, ciascuna con la propria storia e il proprio punto di vista.
Non importa essere sempre d’accordo, e comunque sarebbe impossibile.
Indispensabile è invece confrontarsi in modo costruttivo in uno spirito di vera apertura.
Oggi non intendo delineare un programma di azione: come ebbe a dire Drew Faust qualche anno fa nel suo discorso d’insediamento come presidentessa di Harvard, “i discorsi inaugurali sono pronunciamenti di persone che ancora non sanno bene di cosa stanno parlando”.
Ho già condiviso con voi, l’anno scorso, alcune riflessioni preliminari, e come allora ribadisco anche in questa occasione che il programma di lavoro per i prossimi mesi e anni dovrà emergere da analisi dettagliate e consultazioni estese. Il primo compito che mi prefiggo è appunto quello di avviare una riflessione collegiale sul futuro della nostra Scuola.
Fondamentale sarà la collaborazione di tutte le colleghe e i colleghi che alla Scuola insegnano e lavorano: docenti, ricercatori e ricercatrici, postdoc, personale amministrativo, tecnico e bibliotecario, personale delle cooperative.
Conto molto sul lavoro di squadra con le prorettrici e i prorettori, che ringrazio per aver assicurato il loro impegno per il bene comune anche se questo inevitabilmente comporta sacrifici:
- il Vice Direttore con delega alla Ricerca, Tommaso Pizzorusso;
- la prorettrice con delega a Diversità, Eguaglianza e Inclusione, Simona Gallerani
- il prorettore con delega ad Allieve, Allievi e Didattica, Giovanni Losurdo
- la prorettrice con delega a Eventi Culturali, Comunicazione e Terza Missione, Simona Forti
- la prorettrice con delega all’Orientamento, Stefania Pastore
- il prorettore alle Relazioni Internazionali, Lorenzo Bartalesi
- il prorettore a Trasferimento, Valorizzazione e uso responsabile della conoscenza, Francesco Cardarelli.
A loro si affiancano
- Federica Cengarle come consigliera per il Tutorato e il Supporto Psicologico
- Lorenzo Bosi come consigliere per la Sostenibilità e per le attività connesse con Scholars at Risk, l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati e la Rete delle Università italiane per la pace
- Francesco Raimondi come consigliere per la Scienza aperta
- e Gianfranco Adornato come Academic Coordinator del Network EELisa.
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Il lavoro non mancherà.
La Normale del 2025 è molto diversa da quella che alcuni di noi ricordano, anche solo rispetto a quella di anni recenti: più grande, più articolata, più complessa. Diverso è anche il contesto nazionale e internazionale in cui operiamo, un contesto che se offre attraenti opportunità di collaborazione comporta però anche sfide impegnative e si presenta denso di incognite.
Il quadro macroeconomico invita alla prudenza proprio mentre le risorse straordinarie del PNRR stanno per esaurirsi. Il sistema universitario soffre ancora per la carenza di una visione progettuale a medio e lungo termine.
Problemi seri, non c’è dubbio, che impallidiscono di fronte al tragico incrudelire di guerre, conflitti, oppressioni e represssioni. Non è facile, in particolare, essere giovani oggi. Anche se non ne eravamo del tutto consapevoli, la generazione alla quale appartengo, per esempio, è diventata adulta in un mondo in cui la minaccia della guerra nucleare stava scemando e in cui i diritti civili conquistavano gradualmente nuovi spazi.
Il clima, purtroppo, è cambiato. Come istituzione e come docenti è nostro compito dare una risposta al disagio che inevitabilmente deriva da questa situazione, in primo luogo rafforzando gli strumenti e gli spazi per promuovere il benessere sul luogo di studio e di lavoro.
Tutte queste sfide le affronteremo insieme, nella consapevolezza che è nostro dovere assicurare alla Normale un domani che, seppur diverso, sia all’altezza della sua tradizione.
E’ questa, d’altronde, la sfida connaturata all’educazione che Hannah Arendt esplora in un saggio del 1956, un paradosso oggi ancora più evidente: “Il problema dell’educazione nei tempi moderni –scrive– nasce dal fatto che per sua natura non può rinunciare né all’autorità né alla tradizione, e tuttavia deve procedere in un mondo che non è strutturato dall’autorità né tenuto insieme dalla tradizione”.
La sfida, continua Arendt, è chiara: “L'educazione è il punto in cui decidiamo se amiamo il mondo abbastanza da assumercene la responsabilità e, allo stesso tempo, salvarlo da quella rovina che, se non fosse per il rinnovamento, se non fosse per l'arrivo del nuovo e del giovane, sarebbe inevitabile”.
La nostalgia del passato non aiuta ad affrontare il futuro neppure nel caso di un’istituzione che della propria storia ha tutte le ragioni per essere orgogliosa. I valori fondanti ai quali la Normale si ispira offrono invece una guida sicura per guardare in avanti con coraggio:
- la passione per la ricerca di alto livello unita al senso di responsabilità che il fare ricerca comporta sul piano etico e sociale
- l’aspirazione a custodire e rafforzare la propria reputazione di eminenza scientifica in Italia e nel mondo
- l’insegnamento e l’apprendimento come vocazione condivisa al servizio di un progetto educativo che incoraggi nella scoperta e nello sviluppo delle passioni intellettuali e metta nelle condizioni migliori per disegnare il proprio futuro
- l’apertura al mondo, alla pluralità e alla diversità, al confronto come tratto distintivo di un ambiente ricco di idee e di stimoli.
Quale che sarà la Normale del 2030 o del 2040, mi auguro che continui ad essere una comunità accanita nel perseguire l’eccellenza scientifica, e insieme aperta e inclusiva, un luogo di crescita per studentesse e studenti, dottorande e dottorandi, per chi vi insegna e chi vi lavora.
Una Normale capace di attrarre, accogliere e valorizzare persone diverse tra loro, capace di conciliare spirito critico e dialogo costruttivo, in cui la difformità delle posizioni non faccia venire meno la serenità della discussione.
Una Normale libera.
In un momento in cui la libertà accademica è sotto attacco – e proprio in quegli Stati Uniti che a lungo ne sono stati un paradigma positivo – dobbiamo tenere alta la guardia.
E’ anche per questo motivo che oggi indossiamo la toga, un uso antico il cui valore simbolico è lucidamente analizzato da uno storico illustre, Ernst Kantorowicz. La toga, spiega, è indossata dai sacerdoti, dai giudici e dai professori perché simboleggia la loro indipendenza e la loro responsabilità di difendere la verità, la funzione civile del loro ruolo.
Kantorowicz parlava per dolorosa esperienza diretta, lui due volte esiliato, prima dalla Germania nazista per odio razziale e poi da Berkeley, dove nel pieno della caccia alle streghe maccartista gli fu chiesto di firmare un giuramento di fedeltà ideologica che ripugnava alla sua coscienza per una questione di principio, perché quel giuramento costituiva un attacco inaccettabile alla sua libertà di persona e di accademico.
Davvero non ci aspettavamo di dover assistere al riemergere di quel furore ideologico, che oggi nuovamente imperversa in forme perfino più virulente. Allo spettro del comunismo si è sostituito il ‘panico woke’, ma gli obiettivi sono sempre gli stessi: coartare la libertà di pensiero, contrastare la diversità di opinioni e di scelte di vita, sostituire la violenza al dialogo.
E’ l’antitesi distopica della comunità in cui vogliamo vivere e lavorare insieme, una comunità fondata sul rispetto nel rapporto tra i generi, nella vita in comune, nella ricerca, nelle relazioni tra tutte le componenti della Scuola.
E proprio sulle note di Respect di Aretha Franklin, care normaliste e cari normalisti, care colleghe e cari colleghi, vi rinnovo il mio ringraziamento e riaffermo il mio impegno come ventiquattresimo Direttore della Scuola Normale Superiore.