Donatella Della Porta, preside del Dipartimento di Scienze politico-sociali della Scuola Normale Superiore, è recentemente intervenuta presso importanti testate giornalistiche estere su alcuni dei temi più caldi nell’attuale panorama dibattito politico internazionale. Professoressa di Scienze Politiche e di Sociologia e dirigente direttrice del centro di studi COSMOS, è da sempre è impegnata nel nello studio campo dei movimenti sociali, della corruzione e della partecipazione della società civile nei processi di democratizzazione in Europa e nel mondo. Come esperta in questo campo, ha condiviso in queste interviste il suo punto di vista sui più recenti fenomeni sviluppi politici e sociali.

Nell’intervista rilasciata il 21 agosto a Vincent Bevins, giornalista per la nota rivista statunitense «The Atlantic», Donatella Della Porta ha commentato la complessa questione delle campagne anticorruzione in corso in America Latina. Inizialmente favorite dall’opinione pubblica, è stato ben presto evidente che queste operazioni sono state strumentalizzate dai partiti locali per liberarsi dei rispettivi avversari – prima fra queste, l’operazione Lava Jato (‘autolavaggio’) in Brasile, condotta dal giudice Sergio Moro, che diceva di essersi ispirato  al modello delle indagini  Mani Pulite sulla corruzione politica in Italia: «I politici si difendono dicendo che la giustizia è stata politicizzata. In Italia questa accusa era inaccurata, ma in Brasile si è dimostrata fondata», commenta la Professoressa, e aggiunge: «per le democrazie, gli scandali che riguardano i giudici sono anche più pericolosi di quelli che coinvolgono altri agenti istituzionali, perché la legittimità del sistema giudiziario si fonda solo sulla sua affermazione di neutralità». Il link all'intervista.

Il 30 agosto «El Salto», importante testata indipendente spagnola, ha intervistato Donatella Della Porta in quanto esperta di movimenti sociali e voce di primo rilievo della Sinistra internazionalista. In un ampio dialogo che ha toccato alcune delle questioni più discusse in questi ambiti, la Professoressa ha espresso la sua opinione sullo stato attuale dell’Europa neoliberista, sul futuro delle mobilitazioni progressiste e sul loro rapporto con le nuove forze politiche. Soprattutto dopo le politiche di austerity, l’Unione Europea è stata accusata di aver trascurato i temi sociali, ma c’è ancora spazio per i cambiamenti e i movimenti di protesta non si sono esauriti: «io credo che il ciclo di protesta non sia ancora finito, ma che si sia fatto più fluido. Non credo che si possa parlare semplicemente di istituzionalizzazione. I partiti-movimento come Podemos e le candidature municipaliste pensano ancora che il rapporto con i movimenti sociali sia importante per la loro pratica politica, quindi credo che questa interazione continuerà ed eviterà un’istituzionalizzazione vecchio stampo». I movimenti sociali internazionali giocano un ruolo centrale per la sopravvivenza e l’evoluzione dell’Europa, unendo la lotta per i diritti sociali a quella per i diritti civili. I movimenti più recenti, come quello femminista e LGBTQ+, hanno successo anche grazie alla mobilitazione di una nuova generazione di attivisti, dotata di una la sua «capacità di essere radicale, ma anche pragmatica, quando deve raggiungere i propri obiettivi attraverso le politiche di alleanza», spiega la Professoressa. Il link all'intervista.

Sempre a proposito dei movimenti all’interno dell’Unione Europea, già a giugno Donatella Della Porta aveva preso la parola sulla questione catalana, con un intervento alla rete televisiva pubblica   TV3 dedicato al referendum per l’indipendenza del 2017. «Il tema della Catalogna è emerso come un tema centrale per l’Europa perché riguarda il diritto di autodeterminazione», afferma, e aggiunge che l’UE non può trascurare la situazione: «il tipo di appartenenza all’Europa da parte di territori che non necessariamente si riconoscono all’interno degli stati-nazione sarà un tema che riemergerà, per esempio in Gran Bretagna, se la Scozia farà secessione dopo il Brexit. È un tema fondamentale che riguarda i diritti di autodeterminazione, che l’Unione Europea non può considerare come delegati ai singoli stati:, è un problema di legittimità anche dell’Unione Europea stessa». Non tutti i nazionalismi sono un pericolo per l’Europa e tanto meno lo sono i movimenti di protesta: «la protesta è il contrario di un delitto: molto spesso è quello che evita la violenza ed evita anche un’uscita dal sistema politico. Significa avere ancora un interesse a migliorare le cose, avere delle richieste che sono orientate a un sistema politico che viene riconosciuto come capace di dare risposte». Il link all’intervista.

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