Si chiama corteccia entorinale laterale e ha un ruolo chiave nella formazione della memoria episodica. É anche la prima a detereorarsi in caso di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Lo studio su Cell Reports.

 

PISA, 04 novembre 2024. Esiste una casa dei ricordi nel nostro cervello, dove si formano e si custodiscono. Lo conferma uno studio pubblicato sulla rivista Cell Reports guidato dall’Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.

 Questa casa ha un nome: corteccia entorinale laterale. Qui si concretizzano meccanismi fondamentali, come la creazione dei ricordi e il loro richiamo. Dallo studio della memoria episodica è poi possibile approfondire la ricerca scientifica per la cura di diverse malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.

 La memoria episodica è una funzione fondamentale del cervello perché consente di creare e richiamare ricordi complessi, cioè che integrano informazioni su cosa è accaduto, quando e dove. In questo delicato e precisissimo meccanismo, la corteccia entorinale laterale – e la stimolazione o meno dei suoi neuroni – ha un ruolo chiave.

 Francesca Tozzi e Stefano Guglielmo del laboratorio di biologia Bio@sns della Scuola Normale Superiore di Pisa diretto dal prof. Tommaso Pizzorusso spiegano bene il meccanismo di accesso in questa casa dei ricordi: “Utilizzando un modello sperimentale abbiamo dimostrato che la formazione dei ricordi è associata all’aumento del numero di neuroni attivi nella corteccia entorinale, oltre che a una loro maggiore attività. Inoltre, abbiamo potuto verificare che gli stessi neuroni si riattivano durante il recupero del ricordo dell’esperienza specifica, mentre il loro silenziamento inibisce la capacità di richiamare il ricordo stesso”.

 La corteccia entorinale è anche la prima a danneggiarsi in caso di malattie neudegenarative, quindi può essere un serio campanello d’allarme dell’avanzare di una grave patologia.  “Il deterioramento della memoria episodica è uno dei primi segnali di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer ed è spesso accompagnato da alterazioni nella funzionalità di questa area cerebrale – spiega Nicola Origlia del Cnr-In, coordinatore del gruppo di ricerca – Conoscere i processi neurobiologici che sono alla base della formazione e del recupero dei ricordi potrà fornire nuovi elementi utili per contrastare lo sviluppo di queste malattie, impattando positivamente sulla nostra salute”.