Il ministro dell’Università e della Ricerca scientifica torna per un giorno nella Scuola dove fu allievo tra il ’67 e il ’71. E’ la sua prima visita ufficiale da ministro, e Fabio Mussi la battezza nei saloni e nei corridoi che lo videro studente insieme a D’Alema. Chiara Carenini, giornalista Ansa, racconta la giornata particolare – 25-05-06 – di un ex normalista un po’ speciale.

di Chiara Carenini

Mussi Fabio, studente, salì le scale della Scuola Normale di Pisa nel 1967 contemporaneamente a D’Alema Massimo, studente. Mussi salì la rampa di sinistra, D’Alema quella di destra. Ma tutti e due avevano una valigia.

Quarant’anni dopo Fabio Mussi, ministro del Governo Prodi, torna nella scuola che frequentò e dove si sono formati, negli anni, i migliori cervelli d’Italia. Torna nella città dove si è laureato con il filosofo Nicola Badaloni, tesi su Adorno, 110 e lode secco.Era uno dei tanti studenti modello della Normale, così come D’ Alema. Senza dubbio allora come oggi i due erano amici e ripercorrevano la strada già intrapresa qualche anno prima da Adriano Sofri, anche lui studente in Storia della filosofia.

Altri tempi: la contestazione a Pisa stava sottolineando un pezzo di storia d’ Italia, ma nelle silenziose sale di Palazzo dei Cavalieri gli studenti pensavano solo a crescere. E lo facevano sotto le ali protettive dei migliori insegnanti italiani. Per Mussi, quattro anni di Normale: dal 67/68 al 70/71, poi la tesi discussa all’Università di Pisa su Adorno e la scuola di Francoforte.

”Nessun normalista è secchione e quindi non poteva esserlo nemmeno – dice il direttore della Normale, Salvatore Settis -, era semplicemente bravo. Sul libretto quasi tutte lodi, e sono da ricordare i giudizi per i colloqui sostenuti alla fine dei corsi, dove compaiono giudizi sempre eccellenti”. ”Di quel periodo ricordo di non aver mai dormito – celia più tardi il ministro -: di giorno per le strade a contestare e di notte chiusi qui a studiare”. Anni diversi, anni ”da non dimenticare, quando il piacere della ricerca si mescolava con grandi passioni politiche”, dice Mussi che non ha dimenticato il 1967 tanto che, arrivando, sale la stessa rampa (a sinistra).

Lo chiama ”un ritorno a casa”, Fabio Mussi, questo viaggio dentro la Normale di Pisa: prima un incontro con il direttore Settis, poi le istituzioni, infine gli studenti ai quali ricorda come sia legato il concetto di libertà e di scienza espresso nella Carta costituzionale. Più che una chiacchierata la conferma del suo programma da ministro perché ”l’Italia deve curare come un bene prezioso i centri di eccellenza. E’ necessario alzare la qualità dell’intero sistema dell’università e della ricerca”.

Mussi Fabio sa che tornerà ancora tra queste antiche mura intrise di silenzio e saggezza. E ci tornerà facendo partire da qui il suo viaggio-inchiesta negli atenei italiani. ”Perché – dice a un piccolo pubblico fatto (anche) di suoi ex docenti – non credo al riformismo fatto dall’alto, anzi. Bisogna guardare negli occhi docenti, ricercatori, e studenti. Anzi, con loro farò assemblee dovunque andremo”. Torna il Mussi degli anni ’60, anche se oggi ha la grisaglia e la cravatta e non piu’ il maglione bianco e i capelli lunghi del Capodanno ’67, quello della foto che lo ritrae con un D’Alema pieno di riccioli in stile afro. Torna il Mussi degli anni ’60 quando, dice, ”si preparavano anni tumultuosi, quando le passioni politiche erano, forse esagerate e sconfinavano in inutili radicalismi. Ma non mi pento di come eravamo allora. Per governare questo paese – conclude – sono necessarie grandi idee di cambiamento. Forti idee, ma saggezza e prudenza nell’applicarle”.