Presso il Palazzo dell’Opera del Duomo, dal 15 giugno al 30 settembre 2024, un'esposizione sulla Torre di Pisa a 850 anni dalla posa della prima pietra. Ammannati ha decifrato l’epigrafe contenente la 'firma' di Bonanno Pisano al Campanile Pendente, divenuto uno dei monumenti più celebri al mondo.
PISA, 14 giugno 2024. Dal 15 giugno al 30 settembre 2024, presso il Palazzo dell’Opera del Duomo in piazza dei Miracoli a Pisa, si terrà la mostra La Torre allo specchio. Le molte vite del Campanile del Duomo di Pisa, promossa dall’Opera della Primaziale Pisana per gli 850 anni del monumento e curata da Stefano Renzoni. Presente una sala allestita a cura della paleografa Giulia Ammannati (con la collaborazione di Monia Manescalchi e Giandonato Tartarelli, del laboratorio DocStAr).
La professoressa della Scuola Normale Superiore ha infatti decifrato il testo dell'epigrafe contenente la 'firma' di Bonanno Pisano (“Io che, sicuro, ho innalzato un’opera mirabile sopra ogni altra, sono il cittadino pisano chiamato Bonanno”), che consente, dopo un dibattito secolare, di attribuire la paternità della Torre al noto artista. L'iscrizione, rinvenuta nel 1838 durante alcuni scavi alla base del Campanile, è scritta al contrario, da destra a sinistra: è in effetti una matrice, per la fusione di una lastra in bronzo. Questa lastra, però, non fu mai realizzata: poco dopo l'inizio dei lavori, infatti, la Torre si inclinò e Bonanno dovette interrompere la costruzione quando non era ancora a metà, pensando che il suo progetto fosse fallito. Per questo non firmò e, chiudendo il cantiere, abbandonò la matrice fra i materiali di lavoro ai piedi del monumento, dove essa fu ritrovata nell'Ottocento (LINK).
Ma la mostra parlerà anche di molto altro. Attraverso oltre 100 opere, tra disegni, incisioni, dipinti, sculture e fotografie, che vanno dal XIII secolo alla contemporaneità, l’esposizione intende illustrare come la percezione del Campanile più famoso al mondo sia cambiata nei secoli: prima raffigurata come parte di un tutto, cioè identificata come Campanile del Duomo, a partire dal XVIII secolo la Torre viene ritratta sempre più spesso isolata, per una sorta di laicizzazione della percezione dell’edificio che ha coinciso con la larga diffusione del Grand Tour, fino alla trasformazione in feticcio, in icona autoreferenziale, in immagine della città, ma anche simbolo dell’Italia nel mondo. Un capitolo è dedicato ai restauri che ne hanno scandito l’esistenza a partire almeno dal XIX secolo; ampio spazio, infine, è dato al fenomeno, intensissimo già prima dell’epoca dei selfie, delle fotografie, documentate da bellissimi reperti in bianco e nero.
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