La ricercatrice di paleografia della Scuola Normale, di cui è stata anche allieva, ha integrato il testo rinvenuto su una matrice in pietra ritrovata nel 1838 durante gli scavi intorno al monumento: si tratta di due esametri in latino in cui Bonanno Pisano rivendica di avere innalzato "un’opera mirabile sopra ogni altra".

Pisa, 17 dicembre 2019

"mìrificùm qui cèrtus opùs condéns statui ùnum, Pìsanùs civìs Bonànnus nòmine dìcor" ( “Io che sicuro ho innalzato, fondandola, un’opera mirabile sopra ogni altra, sono il cittadino pisano chiamato Bonanno”). Questo il testo che Giulia Ammannati ha ricostruito e in cui per la prima volta si "firma" l'autore della Torre di Pisa.

Si tratterebbe di Bonanno Pisano, scultore e bronzista attivo nell’ultimo quarto del XII secolo, che realizzò le porte bronzee della Cattedrale di Pisa e di quella di Monreale a Palermo. La scoperta è stata fatta da Giulia Ammannati, ricercatrice di paleografia alla Scuola Normale di Pisa, e pubblicata nel libro Menia Mira Vides. Il Duomo di Pisa: le epigrafi, il programma, la facciata (ed. Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma). La notizia viene riportata quest'oggi dal quotidiano La Nazione di Pisa

La firma di Bonanno è stata rinvenuta su una matrice in pietra (destinata ad accogliere lettere bronzee) ritrovata nel 1838 durante alcuni scavi intorno alla Torre e che per anni era stata ritenuta la lastra sepolcrale dello scultore perché riportava la scritta “Bonannus civis Pisanus”. Queste erano le uniche tre parole chiaramente decifrabili. Il recente studio della Ammannati, invece, integra e ricostruisce il testo corrotto che, si scopre, era stato redatto in forma poetica.

La ricerca della normalista (Giulia Ammanati si è formata alla Scuola Normale, dove è stata allieva del Corso ordinario e del Corso di perfezionamento, si è laureata nel 1995 in Filologia classica e perfezionata nel 2000 in Paleografia latina), riabilita così quanto scritto da Giorgio Vasari che, nelle Vite, attribuiva la fondazione del Campanile di Pisa a Bonanno e a Guglielmo. Un’altra importante novità è che, dei monumenti della piazza dei Miracoli, proprio il più famoso, cioè il Campanile pendente, era rimasto per secoli senza un autore. Della Cattedrale, del Camposanto e del Battistero, infatti, si conoscono le firme dei diversi architetti e scultori che si succedettero.

Secondo Ammannati, “la cattiva stella sotto cui nacque il campanile non dovette incoraggiare l’architetto a legare il suo nome a quel palese fallimento“, e così, non appena fu interrotto il cantiere della Torre che già aveva iniziato a pendere, quella matrice “fu abbandonata fra i materiali di cantiere e i detriti ai piedi dell’opera”.