di Vincenzo Barone

È trascorso un anno dal mio insediamento come Direttore della Normale. Un anno è un tempo limitato per giudicare i risultati di un qualsiasi indirizzo politico-gestionale, tanto più per una istituzione come la Nostra, votata alla valorizzazione del sapere (scientifico e umanistico) a beneficio dell’intera comunità. Un obiettivo che si misura non tanto in termini numerici e che non ha ricadute evidenti, magari economiche, nell’immediato. Anche se il cammino è stato breve, possiamo lo stesso però fare il punto riguardo agli impegni non irrilevanti che mi ero assunto 12 mesi fa.

Certo, un Direttore della Normale potrebbe permettersi di vivere quasi di rendita. I nostri bilanci sono sani, e anche in questo anno accademico in cui entriamo possiamo permetterci di investire il 40% delle nostre risorse in attività di ricerca. Gli studenti normalisti sono richiesti dalle università di tutto il mondo per proseguire la loro carriera accademica, come avviene per molti dei 90 a cui consegneremo il diploma di licenza il prossimo 21 dicembre. Il successo dei nostri allievi è un indubbio indicatore di salute da parte nostra, un po’ meno del sistema universitario nazionale che se li fa scappare. I nostri progetti di ricerca hanno un altissimo coefficiente di rendita, ottenendo finanziamenti nazionali ed europei per quasi metà delle volte in cui vengono presentati.

Ma proprio perché sana, una istituzione come la Normale deve sforzarsi di alzare l’asticella, porsi degli obiettivi ambiziosi. L’orizzonte di un Direttore della Normale non deve essere limitato al presente, e oso dire che non deve essere neanche la Scuola Normale. Questa istituzione è al servizio del Paese ed è chiamata ad innovare per tradizione. Per aver condiviso e aver sostenuto questa idea, desidero ringraziare per il loro contributo il Vicedirettore della Normale professor Claudio Ciociola; i Presidi, professori Gianpiero Rosati per la Classe di Scienze Umane, Angelo Vistoli per la Classe di Scienze Matematiche e Naturali, Donatela Della Porta dell’Istituto di Scienze Umane e Sociali di Firenze; i prorettori professori Fulvio Ricci alla valutazione, Andrea Ferrara alla Didattica; le delegate professoresse Chiara Cappelli al trasferimento tecnologico, e Ilaria Pavan alla Comunicazione. La dottoressa Ilaria Adamo, Segretario Generale della Scuola Normale.

La Normale è chiamata da sempre ad assolvere almeno a tre funzioni: garantire ai propri allievi una formazione all’altezza del loro talento e ambizione; fornire al personale di ricerca il massimo sostegno possibile; rivolgersi al tessuto socio-economico e più in generale alla cittadinanza per essere uno strumento di crescita complessiva. Deve percorrere queste strade con impegno e consapevolezza etica.

Per ciascuno di questi tre ambiti lo scorso anno avevamo tracciato un percorso.

Per quanto riguarda la formazione, nostra convinzione è che la Normale debba recuperare la sua storica presenza nel dibattito politico e nel contesto civico del paese, con i suoi allievi che fanno del rigore metodologico, della preparazione approfondita e della visione ampia perché frutto di contaminazioni diverse la propria forza. Alla Normale hanno studiato due presidente della Repubblica, alcuni Presidenti del Consiglio, moltissimi ministri ma anche personalità che hanno inciso nel dibattito civile, cito tra gli altri Aldo Capitini, Tiziano Terzani. Una tradizione che si è un po’ persa nel corso degli ultimi decenni, ma che con l’annessione di una sede a Firenze nel 2013, dedicata finora però a soli Dottorati in Scienze Umane e Sociali, poteva essere recuperata.

In questo senso avevo prospettato la nascita dell’Istituto Carlo Azeglio Ciampi, sempre a Firenze. Ebbene, abbiamo pubblicato nelle scorse settimane un avviso per reclutare il primo professore per la cattedra “Ciampi”, una figura con caratura e visione europea per un insegnamento di “Political Economy and Historical Dynamics of Modern Capitalism”. In base ai parametri che abbiamo dato, sono arrivate 8 candidature, di cui una dall’estero, e le stiamo esaminando. Come promesso quindi l’Istituto nascerà, a Palazzo Strozzi, con una struttura amministrativa ad esso dedicata, due ricercatori a tempo determinato, uno di Estetica e uno di Chimica dei beni culturali e ambientali. Il primo novembre 2018 inizierà il primo anno accademico dell’Istituto.

Cosa vuole essere questo soggetto? Un luogo di scambio intellettuale tra studiosi affermati e giovani ricercatori. La caratteristica degli Istituti di Studi Avanzati è che non sono vincolati alle tradizionali strutture accademiche universitarie, sono istituzioni più flessibili che cercano di andare oltre lo stato dell’arte degli studi in un determinato settore, in questo caso la ricerca delle origini, degli sviluppi e delle prospettive riguardanti le politiche economiche capitalistiche. Questo è il loro compito: far orientare il mondo accademico verso territori di ricerca non ancora contemplati, o approfondire temi che si ritengono decisivi per lo sviluppo della conoscenza. Così funzionano, con alcune differenze, ma non nello spirito che li anima, l’Institute for Advanced Study con sede a Princeton oppure il Wissenschaftskolleg di Berlino, due realtà culturali a servizio rispettivamente del mondo accademico statunitense e tedesco. Così vuole essere l’Istituto Ciampi, con la presenza di fellows per periodi medio lunghi e uno staff permanente, ma ristretto, per l’organizzazione di corsi dottorali e postdottorali. Spero che il Paese possa aiutarci a sviluppare in tutte le sue potenzialità l’Istituto di studi economico-politici dedicato a uno dei Suoi servitori più illustri, Carlo Azeglio Ciampi.

Sempre nell’ambito formativo legato alle discipline politico/sociali, avevo prospettato l’estensione a Firenze anche del corso ordinario, che accompagna alla Laurea. Si tratta di una svolta nella nostra storia. Il corso ordinario è la stessa Scuola Normale: Napoleone volle creare in Italia, fondandola per decreto il 18 ottobre 1810, una “succursale” dell’Ecole parigina per consentire a studenti provenienti da famiglie non abbienti di accedere a una formazione universitaria di élite: facilitare in sostanza quella mobilità sociale che ancora oggi deve essere un nostro obiettivo. Da oltre due secoli la Normale assolve a questa funzione a Pisa. I nostri studenti sono iscritti all’Università di Pisa e nel contempo studiano alla Normale. Dal prossimo anno accademico ciò avverrà anche a Firenze nell’ambito delle scienze politico-sociali, con la stessa formula: gli allievi che supereranno il concorso per il biennio della laurea magistrale saranno al contempo studenti dell’Università di Firenze e allievi del nuovo Dipartimento di Scienze politico-sociali della Normale a Firenze.

Il corso ordinario della Scuola Normale ammette solo allievi straordinariamente dotati dal punto di vista della padronanza degli argomenti e della capacità di districarsi in problemi complessi, che è il quid del vero normalista. Tali caratteristiche devono emergere in sede di concorso di ammissione e poi essere confermate durante gli anni prima di raggiungere la laurea magistrale. La Normale non derogherà da questo punto: il DNA degli allievi del corso ordinario di Firenze dovrà essere quello tipico degli allievi della Normale, quello che hanno dimostrato di possedere i sessanta che sono appena entrati a Pisa e a cui rivolgo, come a tutti gli altri, il mio augurio per l’anno accademico che si apprestano ad affrontare, il più duro dei 5 che li aspettano.

Sono tre le lauree magistrali dell’Università di Firenze in cui attiveremo il nostro Corso ordinario: Relazioni internazionali e studi europei; Politica, istituzioni e mercato; Sociologia e ricerca sociale. Il Comune di Firenze con il Sindaco Dario Nardella hanno dato fin da subito piena disponibilità nell’aiutarci a trovare una sistemazione consona per il Dipartimento in cui si svolgeranno le nostre lezioni e i seminari, e sono fiducioso che il 18 ottobre venturo sarà dato il via primo corso ordinario della Scuola Normale a Firenze.

Oltre all’Università di Firenze e al suo Rettore prof. Luigi Dei, partner di questa scommessa è la Scuola Sant’Anna. Con il suo rettore prof. Pierdomenico Perata c’è stata subito una condivisione di intenti e abbiamo aperto un confronto per unire in una unica Federazione la Normale, il Sant’Anna e lo Iuss di Pavia, l’altra Scuola universitaria italiana che contempla il corso ordinario e il corso di perfezionamento. Anche il rettore dello IUSS professor Michele Di Francesco ha appoggiato con entusiasmo il progetto. La Federazione crediamo che possa essere uno strumento di crescita reciproca e di maggiore visibilità internazionale. Ebbene la ministra Valeria Fedeli sta per ratificare la nascita di questo nuovo soggetto istituzionale. Già questa estate abbiamo di fatto avviato la collaborazione con la realizzazione dei primi corsi di orientamento congiunti e una presentazione agli istituti scolastici laziali che si è svolta nel marzo scorso in Senato. Questo tipo di presentazioni ritengo debba essere fatto anche per gli studenti universitari italiani e stranieri per promuovere i corsi di dottorato delle tre Scuole.

Federarci ha comportato alcune significative modifiche allo Statuto, che contempla adesso parti comuni con gli Statuti di Sant’Anna e Iuss, a testimonianza di una unione reale delle tre istituzioni. Ci sarà un unico Consiglio di amministrazione per le tre Scuole: un organo collegiale con funzioni di programmazione economica e finanziaria, che crediamo possa essere importante per rivendicare maggiore peso e per ottimizzare i costi di gestione dei tre atenei. Invece di uno per ciascuna Scuola, avremo altresì un unico collegio dei revisori dei conti, un unico nucleo di valutazione. Sparisce così il Consiglio Direttivo, mentre il Collegio Accademico della Normale viene sostituito dal Senato Accademico, che assume funzioni di indirizzo politico, didattico e scientifico. Il Senato sarà composto da rappresentanti di tutte le componenti della Normale. Tutti avranno un peso nelle decisioni riguardanti la nostra comunità. Per la prima volta, per inciso, sono rappresentati anche gli assegnisti, una categoria di ricercatori che finora non aveva mai avuto un ruolo politico all’interno della Scuola, ma crediamo che sia giusto invece valorizzarne la presenza.

Io penso che queste tre Scuole universitarie di eccellenza insieme alle altre tre riconosciute dal MIUR – la Scuola IMT di Lucca, la SISSA di Trieste, il Gran Sasso Science Institute – dovrebbe proporsi ai tavoli di trattativa insieme come un unico gruppo compatto. Il prossimo 22 novembre ci sarà la prima riunione delle 6 Scuole Superiori Universitarie italiane per stabilire strategie comuni più incisive.

La Federazione è stata vista con scetticismo da qualcuno, timoroso che il “primato” della Normale e la sua indipendenza potessero venire messi in discussione. Non ci sono pericoli a riguardo. Lo “slogan” che stiamo utilizzando oggi è “Insieme diversi” e questo è lo spirito che anima questa nuova realtà istituzionale: la Suf (Scuole Universitarie Federate).

Capitolo ricerca: avevo prospettato una maggiore sinergia con gli atenei toscani per sviluppare nuovi percorsi di crescita. Di Firenze ho detto, e aggiungo solo che con l’Università del capoluogo stiamo ragionando, oltre che di “lauree” magistrali riguardanti le scienze politiche, anche di percorsi che concernono il mio ambito scientifico, quello della chimica. A Pisa è stato dato il via questa estate al Dottorato in Data Science, ospitato dalla Scuola Normale, ma che vede partecipare attivamente per la prima volta in stretta collaborazione l’Università, il Cnr, la Scuola IMT di Lucca, la Scuola Sant’Anna. Un dispiegamento di forze congiunte che reputo fatto positivo, nuovo. Ciascuna di queste istituzioni ha un approccio diverso alla scienza dei dati, e la sinergia che abbiamo trovato offre ai dottorandi un insieme di strutture e competenze trasversali e integrate. Su questa strada avevo detto che ci saremmo mossi e lo abbiamo fatto per una proposta formativa che ha pochi eguali in Italia e ha visto candidarsi 92 laureati. Gli 8 posti sono stati assegnati e il corso di Perfezionamento in data Scienze parte il primo novembre come l’intero nostro ciclo dottorale. Auguri anche a tutti i nostri allievi perfezionandi.

Avevo parlato di Siena, per allargare il discorso delle collaborazioni anche al terzo polo universitario toscano. Sono in corso progetti con l’Università per Stranieri per l’internazionalizzazione.

Ancora in ambito di ricerca scientifica, la Normale ha confermato la qualità dei propri standard e mi soffermerò brevemente su questo per un discorso sulla valutazione che il sistema nazionale fa di istituzioni come la nostra. Nei Prin, i progetti di ricerca di interesse nazionale, la percentuale di progetti finanziati rispetto a quelli presentati per la Normale è del 40%: praticamente quasi la metà dei nostri progetti sottoposti al MIUR riceve un finanziamento, un risultato che è di gran lunga il migliore raggiunto da qualsiasi università o scuola universitaria italiana. Nello Shanghai rating che tiene conto della taglia degli atenei, siamo da anni tra le prime dieci università del mondo nel punteggio “Per capita performance”, punteggio confermato nella classifica 2017 pubblicata nell’agosto scorso, che ci ha assegnato 48 punti, il nono punteggio più alto dopo le solite Harvard, Caltech, MIT… E sempre nell’anno accademico appena concluso, il prof. Andrea Ferrara si è aggiudicato un ERC per un progetto riguardante l’origine del Cosmo che gli ha valso 2,2 milioni di euro.

Questi risultati ci fanno onore e confermano le nostre prerogative. Ma accentuano ancor di più un vulnus del sistema paese. A fronte di queste performance, infatti, siamo costretti a registrare la poca attenzione nei nostri confronti, in termini di stanziamenti, ma, ancor peggio, di scarsa considerazione in termini di peso specifico nelle scelte di politica universitaria e ricerca.

In Italia c’è un problema. L’appiattimento. Si preferisce sacrificare le eccezioni ad alto rendimento per non discriminare la media generale, in nome di un presunto principio di equità che forse nasconde una incapacità congenita nel valorizzare ciò che è diverso. Ma privilegiare la media significa condannare il paese alla mediocrità. E’ un problema che riguarda la valutazione della Scuola Normale, ma anche della Scuola Sant’Anna e dello Iuss di Pavia, per questo nasce la Federazione: forse tre voci insieme invece di una alla volta possono avere un peso maggiore, ce lo auguriamo. Inoltre, la Scuola Normale da sempre è la casa delle humanities, in cui hanno mosso i primi passi personalità della letteratura, della cultura, della politica. Tutto questo “universo” è praticamente trascurato dai sistemi di valutazione, o comunque il suo peso resta notevolmente inferiore rispetto per esempio alle istituzioni che puntano tutto sul trasferimento tecnologico. Ma non cambieremo la nostra identità. La Classe di Lettere della Normale resta l’anima gemella della Classe di Scienze.

Per quanto riguarda la cosiddetta terza missione dell’università, quell’insieme di attività che forse si potrebbe chiamare rapporto con il territorio, avevo promesso da un lato un nostro impegno nella valorizzazione del contesto urbano in cui si trovano le sue sedi principali, in particolare Piazza dei Cavalieri; dall’altro avevo annunciato nuove collaborazioni in località apparentemente “periferiche”. Ebbene quest’estate per la prima volta Piazza dei Cavalieri ha ospitato in maniera continuativa una serie di eventi realizzati in collaborazione con il Comune e con l’Università di Pisa, che si sono svolti dalle ore 21 in poi. Per un mese la Piazza che sentiamo più “nostra”, poiché su di essa affacciano ben 4 nostre sedi, è diventata un luogo di opportunità di crescita per tutti. Indipendentemente da come la si pensi riguardo al “corretto uso delle Piazze”, che non vanno certo snaturate trasformandole in semplici location, ma neanche abbandonate a vandalismi e degrado che le sviliscono, l’iniziativa è stata un grande successo.

Abbiamo visto le famiglie, i bambini, alle 11 di sera, ascoltare concerti, dibattiti, conferenze. Con l’impegno di tutti ce l’abbiamo fatta. Il ciclo di incontri realizzato dalla Normale dal titolo “Arte e Scienza si incontrano in Piazza” è stato seguito da una media di 200 persone a serata. Il nostro professor Corrado Bologna si è cimentato nelle vesti di presentatore e stimolatore dei vari conferenzieri, e a lui va il mio ringraziamento per l’impegno che ci ha messo e il risultato raggiunto. Terminato il ciclo di conferenze, siamo andati avanti con il cinema, proiettando grazie al Cineclub Arsenale 5 film sulla fantascienza introdotti da nostri professori. Ringrazio il professor Claudio Ciociola per essere stato ideatore e artefice di una rassegna che vogliano rilanciare la prossima estate. Non è stato certo uno scherzo mettere in moto tutto questo e non vorrei neanche che fosse dato per scontato da soggetti pubblici e privati della città. Da parte nostra ce la metteremo tutta per continuare su questa strada, ma vogliamo garanzie di non essere lasciati soli.

A livello più esteso di territorio, avevo parlato di come la Normale dovesse essere un laboratorio di idee a disposizione delle realtà decentrate, annunciando l’avvio di collaborazioni per valorizzare due grandi risorse regionali, i beni culturali e l’agroalimentare. È di questi giorni l’inaugurazione di un nostro spazio a Follonica, all’interno di un fabbricato Ilva dismesso e sapientemente restaurato, l’ex Fonderia numero uno. In questo luogo trasferiremo le nostre competenze per quanto riguarda lo studio e la valorizzazione dei beni culturali e l’agrifood. Stiamo predisponendo postazioni e ambienti di studio e ricerca all’interno dell’ex Fonderia. I nostri studenti e ricercatori saranno qui presenti in alcuni periodi dell’anno per effettuare ricerche sul campo o fornire consulenze. Ma queste stesse postazioni e ambienti serviranno alle scuole della zona, che potranno conoscere (senza venire a Pisa) le attività di ricerca della Scuola Normale in ambito archeologico, biomedico, fisico, chimico.

Ad Arcidosso, sempre nel grossetano, abbiamo stipulato un accordo per organizzare convegni internazionali su temi legati all’ambiente e ai sistemi produttivi per uno sviluppo sostenibile. In questi mesi si sono avviate collaborazioni con vari altri comuni, come quello di Santa Maria a Monte nel pisano per l’allestimento di una sala multimediale all’interno del Museo civico; con il Comune di san Miniato per la realizzazione nella Biblioteca cittadina di un museo della memoria. Sono occasioni in cui mettiamo a disposizione le nostre competenze per valorizzare le risorse locali, iniziative apparentemente minute, squisitamente locali, ma a mio modo di vedere centrali nella vita del cittadino, che tocca con mano che cosa può realizzare una istituzione con le nostre caratteristiche. Resta salda la presenza della Normale a San Miniato all’interno della Conservatorio Santa Chiara e a Cortona, nella sede del Palazzone, con i workshop e simposi che richiamano ogni anno centinaia di studiosi da tutto il mondo. Questa presenza internazionale in luoghi inusuali rispetto al circuito tradizionale del turismo culturale, non è forse un bellissimo biglietto da visita per la Toscana? Io rispondo di sì e proseguiremo anche su questa strada, registrando che il Comune di Cortona, per il nostro impegno culturale in quella città, ha assegnato quest’anno il Premio Cortonantiquaria alla Scuola Normale.

Tutti i contenuti di cui ho parlato finora e molti altri saranno ospitati nel nuovo sito internet istituzionale della Scuola Normale, che stiamo preparando e che sarà online entro il prossimo inizio di anno accademico. Il nostro ufficio Comunicazione e quello Sistemi Informativi, in collaborazione con la società Hdrà di Roma, stanno progettando un restyling grafico e strutturale che tenga conto della fruizione mobile, ormai preponderante rispetto a quella da pc, e che faciliti la navigazione delle pagine interne. Questa che vedete sarà la prossima homepage. Ho mostrato questa immagine per due motivi. Il primo è per lanciare un appello alla nostra comunità: nel nuovo sito è ancor più in risalto la sezione riguardante le notizie della Scuola Normale perché vorremmo responsabilizzare ulteriormente il nostro personale di ricerca e gli allievi affinché diventi un vero “Magazine” con la cronaca delle nostre attività, dei progetti di ricerca, della vita quotidiana alla Scuola, ricca di piccoli, grandi eventi. Il secondo motivo è la gestione del sito istituzionale, sia dal punto di vista dello sviluppo dei contenuti che da quello dei supporti informativi, torna ad essere in mano a questa amministrazione dopo che per alcuni anni era stata esternalizzata. A mio parere abbiamo tutte le competenze e i supporti informatici perché la prima vetrina della Scuola Normale, il sito internet istituzionale, possa essere gestita direttamente dalla Normale.

Formazione, ricerca, rapporti con il territorio. In ciascuno di questi tre ambiti, come vedete, questa Direzione si è impegnata fin da subito a dare un contributo di idee e progetti, condiviso e perfezionato, come è giusto che sia, dagli organi di governo della Scuola e dalle strutture amministrative.

Come nel caso del regolamento per la chiamata dei professori. Lo scorso anno non avevo infatti solo “annunciato”, ma anche “denunciato”, in particolare la situazione allarmante della disparità di genere nelle posizioni apicali dell’Università italiana, partendo proprio dalla situazione della Scuola Normale che di questo contesto fa pur sempre parte. Com’è possibile che ci siano così tanti professori se tutte le statistiche ci dicono che studenti e studentesse si laureano in egual misura, anzi, con una percentuale tendenzialmente superiore per le donne? Tale parità di genere prosegue nel dottorato e nelle successive carriere di ricerca, ma quando poi si tratta di diventare professore di prima o seconda fascia, ecco che le percentuali si abbattono drasticamente in sfavore delle donne a vantaggio degli uomini. O esiste una discriminazione, tacita, ma evidente; oppure significa che le capacità intellettive e la determinazione che fino a 30 o 40 anni sono identiche in donne e uomini, si spengono nelle prime e si rafforzano nei secondi… Per mia stessa esperienza sembrerebbe piuttosto il contrario.

Nelle settimane successive a quella “denuncia” abbiamo approvato il primo regolamento in Italia per le assunzioni dei professori ordinari e associati che fa esplicito riferimento alla parità di genere. Nelle chiamate dei professori possiamo dare preferenza al candidato appartenente al genere in forte minoranza nella fascia per la quale si procede al reclutamento. Naturalmente a parità di merito, perché se un candidato è superiore, ancorché di poco, vince, indipendentemente dal sesso. Siamo stati neutrali e lungimiranti non parlando di uomini o donne, ma solo di genere in minoranza, caso mai in futuro avessimo bisogno di un riequilibrio in senso contrario. Il regolamento è stato approvato non senza qualche mugugno, perché qualcuno forse pensava ad eventuali discriminazioni a proprio discapito. Non ho difficoltà ad affermare che nelle prossime chiamate, e ce ne sono alcune proprio in queste settimane per professori associati e ordinari, se ci saranno candidati di sesso maschile più bravi rispetto alle concorrenti di sesso femminile, la Normale recluterà professori e non professoresse in barba a qualsiasi statistica. Ricordo per inciso che questa Scuola non favorisce le carriere interne, semmai accompagna la crescita dei propri migliori rappresentati nelle altre università.

Col regolamento sulla parità di genere ci interessava dare un segnale su un fenomeno distorto che è sotto gli occhi di tutti ma di cui nessuno osava parlare. In seguito alla nostra decisione, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane ha approvato una mozione per la diffusione del bilancio di genere nelle università, una pratica prevista tra l’altro da una legge dello Stato, la 150 del 2009, a cui però pochissimi avevano dato seguito. Le Università hanno il dovere di analizzare e valutare le proprie scelte di gestione e gli impegni economico-finanziari calibrandoli in relazione alla presenza di uomini e donne nell’organico. Siamo stati da apripista su un terreno scomodo, ma in cui abbiamo sentito di dover intervenire per un motivo innanzitutto etico.

E il futuro? Non posso non chiudere con una scommessa su cui ci aggiorneremo nell’ottobre del 2018. Fondare una Scuola Normale del Sud. La Normale di Pisa ha una tradizione nel meridione d’Italia: di ricerca archeologica nelle aree di Locri, Segesta, Kaulonia; di valorizzazione del talento perché scelse Erice, in Sicilia, per organizzare il primo corso di orientamento universitario destinato ai migliori studenti d’Italia, una esperienza ripresa molti anni dopo a Camigliatello Silano, in Calabria, ma poi interrotta. Io penso che la Scuola Normale debba seminare qualcosa di duraturo nel Sud. Penso che a Napoli l’Università Federico II abbia ambiti disciplinari di livello, in cui gli allievi selezionati potranno trovare competenze e nozioni adeguate ad integrare la preparazione richiesta nei nostri corsi interni. Così pensa anche il Rettore della Federico II, professor Gaetano Manfredi. Penso anche che la Normale da noi costruita debba poi poggiarsi interamente sulle proprie gambe e camminare da sola: vogliamo essere solo il miglior “incubatore” possibile.

La Normale deve fare questo: trovare nuovi orizzonti di crescita per il paese, e incidere sempre di più nelle discussioni generali sugli snodi del nostro tempo, non arroccarsi all’interno delle proprie aule parlando a sé stessa, e crogiolandosi allo specchio. Correndo dei rischi, sperimentando. È con questo auspicio che invito i colleghi, gli allievi, il personale tecnico amministrativo a lavorare anche l’anno accademico 2017/2018, che quest’oggi si apre ufficialmente. Grazie a tutti!

 

Vincenzo Barone
Direttore Scuola Normale Superiore

Pisa, 18 Ottobre 2017