di Vincenzo Barone

Benvenuti e benvenute alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2018/2019, nel 208° anniversario del decreto di fondazione della Scuola Normale Superiore.

Saluto e ringrazio le autorità intervenute, che non ho tempo di nominare nelle singole cariche, e me ne dispiaccio. Mi permetto solo di fare due eccezioni. Per il Sindaco di Pisa, Michele Conti, che per la prima volta partecipa a questa giornata, e al quale faccio i migliori auguri per l’incarico che ha assunto dallo scorso giugno, e per il Presidente dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca, l’ANVUR, Paolo Miccoli. Saluto anche il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che per un impegno di carattere internazionale non può essere qui, ma mi ha scritto una lettera, di cui leggo l’ultimo passaggio:
«Approfitto di questo importante appuntamento per annunciare una nostra iniziativa e per rispondere concretamente alle vostre esigenze. La Regione Toscana ha deciso di concedere in comodato un importante edificio del suo patrimonio, che ha sede a Pisa in Via Roma 3. Non si tratta di una novità. Già in precedenza abbiamo lavorato con successo per individuare immobili del patrimonio regionale utili a sostenere le vostre necessità logistiche e organizzative. Ma oggi vorremmo andare oltre e concedervi un luogo dove sviluppare le nuove attività culturali e scientifiche che voi vorreste offrire agli allievi, alla città, ai tanti ospiti della Scuola e che per motivi di spazio sono talvolta inibite. Un nuovo ambiente, una nuova casa della cultura e della scienza, potrebbe inoltre diventare prezioso punto di riferimento per la Regione Toscana, per incontrare e ricevere quel supporto di sapere e consulenza umanistica e scientifica negli ambiti dell’alta formazione, della ricerca, dei beni culturali e dell’indagine sociale che è di vitale importanza per l’elaborazione delle nostre politiche. Speriamo che sia per voi una lieta notizia, non mi resta che augurarvi un buon inizio». L’edificio di cui parla il Presidente Rossi – un Palazzo di fine Ottocento, inizio Novecento, nei pressi del ponte Solferino – è di oltre 1.000 metri quadri distribuiti su tre piani e ha un prezzo di stima di 1.670.000 euro. Da oggi, grazie alla concessione gratuita della Regione Toscana, questo palazzo diventa un altro, importante, elemento della Normale in città. È sicuramente una lieta notizia.

Oggi si aprono ufficialmente le attività didattiche e di ricerca della Scuola Normale. Saluto tutti i professori e i ricercatori, i presidi eletti lo scorso mese e che resteranno in carica per i prossimi tre anni. La professoressa Donatella Della Porta per il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, il professor Gianpiero Rosati, per la Classe di Lettere e Filosofia e il professor Andrea Ferrara, nuovo preside per la Classe di Scienze. Nei primi due casi si tratta di una riconferma, mentre il professor Angelo Vistoli, che ringrazio di cuore per l’impegno profuso, ha deciso di non ricandidarsi. Con il nuovo statuto entrato in vigore, da quest’anno abbiamo una ulteriore Struttura Accademica, a Palazzo Strozzi a Firenze, l’Istituto di Studi Avanzati Carlo Azeglio Ciampi e nei prossimi mesi dovremo individuare il primo Preside dell’Istituto.

Lasciatemi salutare e ringraziare la Dottoressa Ilaria Adamo, che da Segretaria Generale ha contribuito in modo decisivo ad avviare i molti progetti intrapresi nei primi due anni del mio mandato di Direttore, e nello stesso tempo dare il benvenuto, anzi il bentornato, al nuovo Segretario Generale, il Dottor Aldo Tommasin. E visto che stiamo parlando dei responsabili del personale tecnico e amministrativo, desidero ringraziare tutte le persone che lavorano alla Scuola: se questa istituzione continua ad avere un ruolo di primo piano nella formazione e nella ricerca di eccellenza, sicuramente lo deve anche a voi.

Auguri agli allievi del corso ordinario e del perfezionamento, in particolare a quelli che hanno superato il concorso di ammissione un mese e mezzo fa. Avete compiuto un passo fondamentale per la vostra crescita, e avete già dimostrato di avere i numeri per eccellere: sono certo che giorno dopo giorno saprete confermare che quando vi abbiamo scelto non ci siamo sbagliati.

Gli esami di ammissione sono un momento centrale per la Scuola, per cui ringrazio tutto il personale docente che anche quest’anno ha svolto un ottimo lavoro, selezionando 76 nuovi allievi tra oltre mille candidature. Spero che per i nuovi allievi, come per quelli già in corso, la forza trainante per le scelte future sia prima di tutto la passione, e non dimenticate che per ognuno di voi che è qui adesso, sono rimasti fuori 15 candidati molto preparati. Ricordatevi sempre di quei 15, e non date mai per scontato il privilegio di poter far parte del mondo della Normale.

È ancora un privilegio? Sì, non ho dubbi. La Normale è un posto speciale. Basta pensare proprio agli allievi ed ex allievi, ai riconoscimenti e ai risultati che ottengono durante le loro carriere: questi successi sono gli indicatori più sicuri della qualità della formazione che ricevono.

In questo ultimo anno accademico, l’ex allievo Alessio Figalli ha vinto la medaglia Fields, il Premio Nobel della matematica. Figalli è professore al Politecnico ETH di Zurigo. L’ex allievo Valerio Lucarini ha vinto il Premio Whitehouse della London Mathematical Society. Lucarini è professore a Reading, in Inghilterra. L’ex allievo Camillo De Lellis è stato chiamato a ricoprire la cattedra di Matematica presso l’Institute for Advanced Study di Princeton, New Jersey.

 

In questo stesso Istituto l’ex allieva Cristina Carusi già a  Austin, Texas, è stata chiamata come Member della School of Historical Studies. Gli ex allievi Marco Cè e Marco Meineri hanno vinto il Premio “Sergio Fubini” dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Attualmente ricoprono il ruolo di Postdoctoral Fellow rispettivamente alla Mainz University, Germania, e alla Scuola Politecnica Federale di Losanna, Svizzera.

Svizzera, Inghilterra, Stati Uniti, Germania. Alcuni dei nostri migliori risultati confermano una realtà: anche quest’anno la Scuola Normale ha fatto la fortuna di accademie e centri di ricerca all’estero. In compenso noi non riusciamo a competere con i salari offerti dalle migliori università europee e di oltreoceano. Non possiamo “riprenderci” i Figalli, i De Lellis, le Carusi… anche quando le nostre risorse ci consentirebbero di ingaggiare i fuoriclasse che vorremmo, non ci viene permessa la flessibilità necessaria alla loro assunzione; questo perché tutti gli atenei in Italia devono sottostare alle stesse regole, a prescindere dai risultati conseguiti, dai traguardi raggiunti, dai progetti ultimati e in crescita. Che sono molti.

Nell’ultimo anno accademico il MIUR ha finanziato entrambi i progetti presentati dalla Scuola per i Dipartimenti di eccellenza. La Classifica del Times Higher Education qualche settimana fa ci ha collocato al 161° posto a livello mondiale (prima nel parametro “teaching”!) e seconda in Italia subito dopo la Scuola Sant’Anna.

Il Ranking a cura della Shangai University, che valuta anche il fattore Per Capita Performance, ci assegna pure quest’anno una posizione tra le prime quindici del mondo, e la più alta tra tutti gli atenei italiani. Vorrei dirvi però che né la prima né la seconda classifica ci soddisfano, visto che ignorano del tutto la Classe di Lettere e Filosofia.

Ma vorrei che il nostro successo non si misurasse solo in termini statistici, dal numero di riconoscimenti, e grant, ottenuti dai nostri studenti e docenti, o dalle posizioni raggiunte nei ranking internazionali. Vorrei che questa Istituzione venisse considerata anche in base a quanto può incidere nel diffondere consapevolezza civica. Vorrei che valori come la preparazione, l’impegno, il rigore, la capacità critica di interpretare la realtà, fossero riconosciuti come quelli su cui si deve fondare una società. Io non ho il minimo dubbio: i nostri studenti hanno attitudini e competenze tali da entrare di diritto tra le persone su cui dovrebbe puntare il Paese, che del resto ha investito nella loro formazione: ricordiamo che alla Normale gli allievi entrano per solo merito, non pagano tasse universitarie, hanno vitto e alloggio gratuiti.

Ma una volta completati gli studi, gran parte di loro finisce per insegnare, svolgere ricerca, lavorare, all’estero, senza che ci sia un flusso in senso inverso, dall’estero a qui, di altrettante menti brillanti; chi invece resta in Italia difficilmente riesce a trovare posizioni adeguate, anche perché le nostre università continuano a privilegiare le carriere interne, mentre noi non lo facciamo; del resto, la laurea che i nostri studenti conseguono all’Università di Pisa è esattamente equivalente a qualsiasi altra, e il diploma di Licenza normalista, in termini di punteggio nei concorsi nazionali, è carta straccia.

La Scuola Normale, poi, non riesce a vedere riconosciuta la sua rilevanza politico istituzionale. Non è minimamente percepita da chi ci governa, di qualunque colore siano i partiti che guidano l’Italia. E questo, temo, proprio a causa di quello che è il nostro punto di forza: il basso impatto numerico. Non garantiamo un potenziale ampio bacino di consensi, non muoviamo decine di milioni di euro.

Voglio quindi rivolgere questa domanda a me, a voi, ma soprattutto a chi ci governa. Qual è il vero ruolo della Scuola Normale Superiore per l’Italia di oggi?

Tutti voi direte che il nostro compito è preservare e diffondere la cultura umanistica e scientifica, dare la possibilità ai nostri studenti di coltivare il loro talento in condizioni vantaggiose, di scegliere, potersi costruire, un futuro adeguato alle competenze che hanno maturato. Giustissimo. È quello che facciamo, e quello che continueremo a fare. Ma se la Scuola Normale viene trattata alla stregua di un qualsiasi altro ateneo, senza che venga considerata la specificità del nostro materiale umano e dei nostri risultati, sia in termini scientifici che di finanziamenti ottenuti, allora dobbiamo tornare a porci la domanda. Un Direttore deve porsela, deve guardare al domani.

Nell’alpinismo, scalare una parete senza aver programmato un percorso in base agli appigli migliori, prima o poi conduce a un punto morto, è inevitabile. Ed è esattamente quello che è successo al nostro Paese, che da anni continua a scopiazzare i modelli di crescita di altre nazioni, ignorando le proprie specificità, i punti di forza come le debolezze. Non possiamo permetterci che lo stallo diventi un punto di non ritorno.

Qualcosa di profondo è cambiato, in maniera irreversibile, nel corso della storia di questa Istituzione, bisogna avere il coraggio di prenderne atto. La Normale è nata come Scuola di preparazione all’insegnamento, in cui si formavano i professori dei Licei e degli istituti di ogni ordine e grado, a questa funzione si è poi aggiunta quella di centro di alta ricerca umanistica e scientifica. Era un circolo virtuoso da cui lo Stato traeva benefici diretti: i normalisti diventavano insegnanti, professori universitari, grandi ricercatori, ma anche uomini politici, alte cariche istituzionali come i Presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giovanni Gronchi, celebrato quest’oggi dal Presidente Mattarella a Pontedera. La stragrande maggioranza di questi “impiegati del pensiero” lavorava in Italia, era al servizio di questo Paese. Oggi non è più così. I nostri allievi della Classe di Scienze ricevono richieste importanti, ma la maggior parte dall’estero, come abbiamo visto. Quelli della Classe di Lettere hanno più difficoltà iniziali, ma poi trovano una sistemazione, per lo più fuori d’Italia a meno che non si “riciclino” in carriere alternative a quella accademica o dell’insegnamento secondario. Nel frattempo il sistema di reclutamento della classe dirigente è mutato radicalmente, e non abbiamo più, a parte qualche rara eccezione, allievi che intraprendono carriere parlamentari o all’interno di ministeri: per persone preparate, rigorose, dotate di spirito critico e ampiezza di pensiero, le porte sono oggi più che mai chiuse.

Qual è, quindi, il ruolo di questa Scuola, oggi? Siamo utili al Paese? Se non lo siamo, come possiamo tornare a esserlo?

Volevamo, volevo, da un lato avviare l’ampliamento della nostra proposta formativa, innestando i nostri valori e la nostra impostazione critica e metodologica anche nell’ambito delle discipline politico-sociali, e più generale in quello della comunicazione del sapere. Dall’altro, cercare di potenziare e rinnovare l’esistente.

Sono già stati fatti molti passi nell’una e nell’altra direzione. Il corso ordinario, tradizionalmente riservato agli studenti di Lettere e Scienze, è stato per la prima volta esteso agli studenti di scienze politiche e sociali. Nella sede della Normale a Firenze, abbiamo accolto proprio ieri i primi allievi, entrati al quarto anno, selezionati questa estate, che alloggeranno nella residenza Capitini. Nei prossimi due anni parteciperanno ai seminari del nostro Dipartimento di Scienze politiche e sociali, così come alle lezioni all’Università di Firenze, con gli stessi obblighi didattici degli allievi pisani. Condivideranno un percorso formativo di approfondimento didattico e di ricerca con gli studenti del corso ordinario della Scuola Superiore Sant’Anna. Sì, per la prima volta studenti della Scuola Normale e della Scuola Sant’Anna, 8 in tutto, siederanno gli uni accanto agli altri a lezione, così come i professori della Normale e quelli del Sant’Anna faranno lezione insieme. Al termine degli studi il Diploma sarà congiunto Normale-Sant’Anna, e la Laurea dell’Università di Firenze. Un progetto annunciato nel novembre 2016, a inizio del mio mandato, è quindi arrivato a compimento.

Questo è il più tangibile segnale che la Federazione tra Scuola Normale, Scuola Sant’Anna e IUSS di Pavia può dare risultati concreti. Estendere la nostra offerta formativa è il primo passo per ridefinire il ruolo della Scuola Normale all’interno del sistema universitario nazionale. La Federazione con la Scuola Sant’Anna e lo IUSS di Pavia aveva prima di tutto questo obiettivo. E si tratta di un progetto che intendiamo allargare anche alle altre Scuole universitarie, italiane ed europee. C’era molto scetticismo intorno a questa scelta, anche e soprattutto all’interno della Scuola Normale: la Federazione veniva vista come una diminuzione delle nostre prerogative, non come un possibile fattore di ulteriori visioni, di consolidamento delle nostre peculiarità, di integrazione di saperi. Intanto abbiamo avuto i primi risultati concreti, un nuovo Corso ordinario in Scienze politiche e sociali, un consiglio di amministrazione unico e vari collegi di indirizzo che ci aiuteranno a capire come crescere insieme.

Sempre nell’ottica di ampliare la proposta formativa, è nato l’Istituto di Studi Avanzati Carlo Azeglio Ciampi, sempre a Firenze.

L’Istituto ha l’obiettivo di investigare il rapporto tra mezzi di comunicazione e aspetti economici, politici e culturali della società contemporanea, nel tentativo di fornire una visione complessiva, sistematica, interdisciplinare, alla ricerca. In questi giorni è stata avviata la procedura di reclutamento di un professore di prima fascia in “Cinema, fotografia, televisione” in seno all’Istituto, mentre la contiguità con le competenze del Dipartimento di Scienze politiche e sociali contribuirà a un costante scambio e integrazione con i temi legati alla storia politico-economica delle società. In collaborazione con l’Associazione Amici della Scuola Normale Superiore, abbiamo promosso nei mesi scorsi una specifica posizione, la cattedra Ciampi, incardinata presso il Dipartimento e assegnata al professore di politica economica Mario Pianta. A questo proposito invito tutti alla conferenza internazionale “The political consequences of inequality” che si svolgerà a Palazzo Strozzi in due tappe: la prima il 25 e 26 ottobre inaugura le attività della “Ciampi Chair”, con studiosi di politica economica quali James Galbraith, Colin Crouch, Goran Therborn, Ronaldo Munck, Annalisa Murgia, Lucio Baccaro, Maurizio Franzini, Andrea Cornia, Alberto Quadrio Curzio, Chiara Saraceno.

L’altro passo che abbiamo intrapreso è stato quello di “ricostruire” la nostra Classe di Lettere e Filosofia. Abbiamo avuto negli ultimi anni almeno 10 pensionamenti di professori di prima fascia, tutti nella Classe di Lettere e Filosofia (Prosperi, Ginzburg, Burns, Ciliberto, Bolzoni, Ampolo, Conte, Zanker, Settis, Ciociola, per citarne solo alcuni). Si è sopperito nell’immediato con innesti “provvisori” da altri atenei. Dall’avvio del mio mandato, però, abbiamo deciso di concentrare gli sforzi per tornare ad avere una Classe strutturata con un progetto formativo chiaro. Gli studenti che ambiscono ad entrare alla Normale devono sapere quali sono le materie e quali sono i professori che troveranno nei loro anni di studio da noi. Sono stati quindi assunti, solo in questo ultimo anno accademico, quattro professori ordinari: Stefano Carrai per la Letteratura italiana, Mario Piazza per la Logica e filosofia della scienza, Silvio Pons per Storia contemporanea, e Francesco Benigno per Storia moderna. Stiamo ultimando poi l’ingresso di un ulteriore ordinario nel settore archeologia e storia dell’arte. Un totale di 5 professori di prima fascia, tantissimi rispetto ai piccoli numeri della Normale. Stiamo parlando dei nuovi professori, diamo quindi il benvenuto anche alla prima ordinaria della Classe di Scienze della Scuola Normale in 208 anni di storia, la professoressa Annalisa Pastore, proveniente dall’Università di Pavia e dal King’s College di Londra.

Abbiamo deciso di investire ancora di più in settori di ricerca innovativi. Naturalmente sto parlando di ricerca che riguarda le cosiddette scienze dure, da sempre il marchio di fabbrica di questa istituzione. Il nuovo Centro Star è stato inaugurato il mese scorso, in partnership con l’Università Federico II di Napoli e l’Università di Bologna. Si tratta in Italia del primo centro di ricerca sull’Astrochimica, disciplina nata negli anni ’70 che indaga le basi molecolari che sottostanno all’evoluzione dell’universo. Vi lavoreranno a stretto contatto chimici e cosmologi.  Lo dirige la professoressa Cristina Puzzarini, dell’Università di Bologna. Associato al Centro Star è anche il primo Dottorato italiano in Astrochimica, interamente dedicato alla comprensione dello sviluppo dell’Universo su basi molecolari, un programma di quattro anni per cui sono stati reclutati dalla Scuola Normale proprio in questi giorni i primi tre perfezionandi.

Accanto a STAR nascerà il Centro federato sul Clima, con Scuola Sant’Anna e IUSS di Pavia. Il Centro sul clima sarà un nuovo soggetto di ricerca “distribuito” tra Pisa e Pavia, e cercherà di integrare i know how delle tre Scuole Universitarie: le conoscenze del Sant’Anna per quanto riguarda gli aspetti che incidono sul sistema Terra e lo sviluppo sostenibile, quelle della Normale sulle dinamiche biologiche, chimiche, fisiche e matematiche, e quelle dello IUSS in materia di prevenzioni e dinamiche del rischio. Sempre per approfondire le tematiche relative a biologia della terra, forme di vita vegetali e animali è di pochi giorni fa l’accordo che abbiamo sottoscritto con BIOGEM, Società consortile di Ariano Irpino, in provincia di Avellino, che raduna il CNR e molte università italiane, da Milano a Napoli.

Per la progettazione e lo sviluppo delle proprie attività, La Normale si è dotata di un Advisory Board,  un comitato tecnico-scientifico composto da personalità di alto profilo del mondo universitario e della cultura.  Ne fanno parte, Massimo Cacciari, professore emerito, Università Vita-Salute S. Raffaele Milano, Marc Mézard, direttore, Ecole Normale di Parigi, Chiara Saraceno, professoressa ordinaria di sociologia dell’Università di Torino, Roberta Sessoli, professoressa ordinaria di chimica dell’Università di Firenze, Giuseppe Toscano, avvocato, presidente Fondazione Teatro Verdi Pisa.

Spero che questo duplice processo – consolidamento del corpo docente e sperimentazione di nuovi ambiti di ricerca – possa contribuire a delineare il percorso che vogliamo intraprendere: far sì che questa Scuola sia un punto di riferimento nella formazione in Italia. E così torno alla domanda sul ruolo della Scuola Normale oggi,  per il nostro Paese.

Io credo che sia proprio questo, e continuerò a sostenerlo. Dobbiamo essere un Laboratorio che sperimenta opzioni didattiche e di ricerca, crea nuovi interessi… smuove le acque. Sì, dobbiamo promuovere e incoraggiare discussioni, anche se possono suscitare critiche. Come è successo con il nostro regolamento, primo in Italia, sul reclutamento dei professori (e professoresse) di prima e seconda fascia: a parità di merito, ripeto a parità di merito tra due candidati, si doveva assegnare una preferenza per il genere in netta minoranza al momento dell’assunzione. Non parlammo di uomini e donne, ma di genere in minoranza. Fu una decisione che provocò un vespaio di polemiche: qualcuno addirittura lo tacciò di incostituzionalità, quando invece è la Costituzione che ci chiede di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Dobbiamo riabituarci a questa funzione civica, ciascuno di noi lo deve fare. La Scuola Normale, la Scuola che guarda alle sole discipline di base, quelle su cui viene costruito tutto l’edificio formativo, deve essere, restare, libera, non legata a mode contingenti, non asservita al mercato, ma al progresso della scienza, della cultura, e della coscienza civica dei cittadini.

E torno, insisto, sulla parità di genere. Tra i 76 studenti entrati quest’anno al primo e quarto anno del Corso ordinario, 63 sono ragazzi e solo 13 sono ragazze. Complessivamente il corso ordinario, a dicembre 2017, registrava 233 ragazzi e 61 ragazze. Ecco, io penso che ci sia molto da fare, a partire dall’educazione nelle famiglie, e poi nelle scuole, per sanare una disparità che palesemente non rispecchia le reali capacità degli individui. La Scuola Normale è una montagna, è vero, e il concorso di ammissione è il picco più alto da scalare e che per giunta si affronta subito: ma come si fa a pensare che ci sia un genere naturalmente predisposto ad affrontare simili prove e un genere che invece non è predisposto? Che c’è un genere naturalmente dotato per le scienze e un genere no? Le nostre allieve di Scienze, per quanto poche, dimostrano proprio il contrario, si distinguono in tutto e per tutto come i più numerosi colleghi uomini, e se c’è un Alessio Figalli al Politecnico di Zurigo, sempre al Politecnico di Zurigo c’è una giovanissima matematica, Maria Colombo, fellow ed ex Normalista.

Quindi, dovremmo riflettere sull’esiguo numero di domande che abbiamo in ingresso da parte di studentesse. Il concorso di ammissione si supera avendo intraprendenza: ci vuole un po’ di arditezza nel presentare la candidatura (quest’anno il 70% di domande è arrivato da ragazzi, il 30% da ragazze) ci vuole una buona dose di coraggio, anche di faccia tosta, in sede di esame,  serve non avere timori reverenziali e sapere osare: nell’associare i temi discussi, nel comparare i dati, nell’azzardare ipotesi. Ecco, io penso che queste caratteristiche, che non sono tanto intellettuali quanto sociali, comportamentali, dipendano da retaggi culturali che incoraggiano l’intraprendenza e la sicurezza di sé come doti da coltivare e incoraggiare negli uomini, e non nelle donne. E penso che la nostra società abbia ancora molta strada da compiere, a partire dall’educazione prescolare, nel forgiare l’immaginario infantile e gli orizzonti di attesa dei nostri figli e figlie. Forse qualcosa sta cambiando, forse tra qualche anno le famiglie, le scuole, chi produce intrattenimento, offrirà la stessa libertà di immaginarsi da grande, a bambini e bambine.

Volevamo che questa istituzione si aprisse in maniera profonda, direi irreversibile, nei confronti dell’esterno, nei confronti del “diverso da sé”. Fedeli a questo progetto, abbiamo lavorato per creare un dialogo sincero con altre realtà e istituzioni apparentemente molto distanti da noi. Mi fa piacere oggi ricordare in particolare la collaborazione con la Casa Circondariale Don Bosco di Pisa. E sono lieto di annunciare l’apertura di un laboratorio teatrale integrato tra detenuti e normalisti. Sì, alcuni membri del Gruppo Teatrale della Normale e alcuni detenuti lavoreranno insieme presso il carcere, e sotto la guida dei formatori della compagnia teatrale Sacchi di Sabbia porteranno in scena di un classico della nostra letteratura, la Tempesta di Shakespeare.

Volevamo che la Normale si aprisse al mondo accademico, alle imprese, alla comunità civile, alle istituzioni. Riscoprisse il valore inestimabile di una Classe di Lettere e Filosofia forte, ben strutturata. E accettasse la sfida di aprirsi a nuovi ambiti disciplinari. E questo nella convinzione che l’iper specializzazione, che punta su determinati settori di ricerca (per lo più quelli che hanno una ricaduta sul mercato) e non altri, non è la chiave per guardare al domani. Sono convinto che la specificità della Normale sia un’altra, tutta da riscoprire: essere una Scuola di pensiero e di valori. Che la forza su cui puntare, reinvestire, sia quella che proviene dalla Classe di Lettere e Filosofia e dal suo dialogo costante con la Classe di Scienze, e con le Scuole federate.

Per adesso abbiamo avviato un programma di divulgazione della ricerca che accomuna entrambe le Classi. Prima si chiamava VIS, e era incentrato esclusivamente sulle scienze: Biologia, Fisica, Chimica e Matematica. Adesso si chiama VISIONS e comprende anche letteratura, arte e archeologia, filosofia, e storia; e poi le scienze politico-sociali. Abbiamo iniziato il primo ciclo di conferenze ieri con il professor Luigi Ambrosio per matematica, e tra qualche settimana continueremo con il professor Giuseppe Cambiano per filosofia.

Questa prospettiva che abbraccia in un’unica visione le Lettere e le Scienze è la stessa che ha prodotto per due estati di fila l’esperienza delle conferenze in Piazza dei Cavalieri. Visto il grande consenso che ha riscosso questa iniziativa, spero che possa ripetersi anche l’estate prossima, con la collaborazione della nuova amministrazione comunale. La Scuola Normale, in questo come in altri aspetti della propria promozione, VISIONS per esempio, si avvale di risorse interne, una politica che vogliamo adottare sempre di più anche per altri settori, quelli che consideriamo più strategici. Per esempio il sito istituzionale. Per qualche anno la progettazione e gestione informatica è stata esternalizzata, perché si riteneva che non avessimo le competenze tecniche e le infrastrutture adeguate.

Ma dal prossimo mese di novembre il nuovo sito rientrerà del tutto “in casa”. Qui vi presento un brevissimo video di alcune parti: la homepage, che dà ancora più rilievo alla comunicazione delle notizie, degli eventi, della vita della Scuola, e che spero sia il più movimentata e dinamica possibile grazie alla collaborazione di tutte le componenti della nostra comunità, e al loro impegno nel promuovere le proprie attività. Nelle pagine interne, i nostri uffici hanno lavorato per ottimizzare quanto più possibile le informazioni, e ridurre il numero delle pagine e delle sottopagine, così da limitare quel fastidioso gioco dei “siti-matrioska”, o scatole cinesi, che costringono a fare mille click per arrivare al contenuto che si vuole consultare. L’approccio con cui è stata costruita l’architettura ha privilegiato il rapporto con le persone che utilizzano il sito, sono state coinvolte le varie tipologie di utenti nella progettazione, attraverso incontri con studenti, docenti, strutture tecnico/amministrative, ed è stata introdotta la navigazione per target. Mi auguro che il sito, con una grafica rinnovata e ancor più facilmente consultabile dai vari dispositivi mobili, possa essere il principale strumento di promozione della Scuola. Ricordo a tutti di collaborare per migliorarlo, adesso che possiamo gestirne direttamente la configurazione e l’aggiornamento dei contenuti.

Infine, l’estate scorsa abbiamo avviato 2 nuovi corsi di orientamento universitario, a Follonica e a Napoli, quest’ultimo in collaborazione con l’Università Federico II. Insieme al corso di Roma, ospitato nella sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei, e ai 3 corsi organizzati a Pisa, Pavia e San Miniato con la Federazione, sono in tutto 6 corsi, che hanno radunato quasi 600 studenti e studentesse da tutta Italia, e un centinaio di professori universitari. Uno sforzo anche economico notevole, per offrire a giovanissimi talenti una visione di quello che potrebbero fare, e non fare, una volta terminati gli studi superiori.

Bene, come vedete l’aspetto progettuale non è mancato in questi due anni. È mancato piuttosto, come già detto, l’interesse e il sostegno economico da parte, tra gli altri, di chi governa il paese. Questo finora. C’è un ulteriore messaggio istituzionale infatti che non ho citato all’inizio del mio discorso, da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte. Cito le parole testuali della lettera che il Presidente Conte ci ha inviato, non potendo prender parte alla cerimonia: “Desidero esprimere il più vivo apprezzamento e la totale condivisione dei temi che verranno affrontati, con la convinzione che lo sviluppo di una nazione non possa prescindere dalla crescita della cultura e dell’istruzione tutta”. Dubito che questa “totale condivisione dei temi” equivalga a darci maggiore flessibilità nelle assunzioni, garantirci un finanziamento adeguato al progetto dell’Istituto di Studi Avanzati Ciampi, assegnare ai diplomi di licenza dei normalisti un valore legale che faccia punteggio nei concorsi pubblici. Il Presidente del Consiglio ha scritto questo messaggio, ma non aveva il testo del mio discorso.

Chiudo raccomandandovi di seguire il Simposio di oggi su “Armonie del futuro. La musica tra arte e scienza”, con la professoressa Marica Branchesi del Gran Sasso Science Institute, il musicologo Mario Ruffini, Presidente del Centro Studi Dallapiccola, il professor Ferdinando Abbri dell’Università di Siena, il maestro Carlo Boccadoro, direttore artistico de “I concerti della Normale”, il professor Stefano Isola dell’Università di Camerino, lo scrittore Paolo Maurensig. A seguire, il nostro professor Flavio Fergonzi e il curatore artistico del Centro Pecci di Prato, Stefano Pezzato, vi mostreranno le opere di arte contemporanea che il Centro Pecci espone nel Palazzo della Carovana, in particolare le 5 nuove arrivate a ottobre. Ricordo anche che questa sera ci sarà il concerto inaugurale della nostra stagione al Teatro Verdi di Pisa e che domani si terrà il primo Venerdì della Normale, con il professore emerito della Stockholm University Giuliano Pontara che ci racconterà il messaggio di un ex allievo della Normale, Aldo Capitini.

Di Capitini Pontara ha detto: «era un uomo appassionatamente impegnato; mirava a incidere sui rapporti di potere attraverso il potere del metodo nonviolento, e per questo la sua azione fu azione politica – ma mai fu, né volle essere, un uomo di partito. L’arena dell’attività politica era per lui il movimento, il movimento dal basso per il potere di tutti: “Rifiutando ogni carica offertami nel campo politico, ho piegato la politica, e l’interesse in me fortissimo per essa, alla fondazione di un lavoro per la democrazia diretta, per il potere di tutti o omnicrazia (come la chiamo)”. Pensava che la democrazia, senza la vitalità di movimenti dal basso, diventava sclerotico regime di “caste”».  Fine della citazione.

Oltre cinquant’anni fa, Capitini aveva prefigurato tutto quello che è avvenuto in questi ultimi 10 anni.

Prima vi ho parlato della Normale come Scuola di pensiero e di impegno civico. Bisogna ripartire da questo ruolo che è nel nostro DNA, ritrovarlo, non disperderlo mai.