Attualmente ricercatore a CEA (Commissariat à l'énergie atomique et aux énergies alternatives), De Franceschi ha vinto “per aver saputo esplorare nuovi principi di funzionamento dei dispositivi basati sulla meccanica quantistica e, più specificamente, per eseguire il primo qubit con spin del foro compatibile con la tecnologia del silicio”.

 

PISA, 3 settembre 2024. Un ex allievo di Fisica della Scuola Normale Superiore, Silvano De Franceschiè il vincitore dell’edizione 2023 del “Premio Friedel-Volterra”, promosso congiuntamente dalla Società Italiana di Fisica (SIF) e dalla Società Francese di Fisica (SFP) per ricordare le figure degli scienziati Vito Volterra e Jacques Friedel. Il premio viene assegnato ogni anno a un fisico attivo nella collaborazione italo-francese in riconoscimento di risultati rilevanti del suo lavoro negli ultimi 10 anni. De Franceschi, ha vinto secondo la motivazione espressa dalla giuria, “per aver saputo esplorare nuovi principi di funzionamento dei dispositivi basati sulla meccanica quantistica e, più specificamente, per aver realizzato il primo qubit basato sullo spin di lacuna compatibile con la tecnologia microelettronica su silicio”. Sarà premiato lunedì prossimo, 9 settembre, nel corso del Congresso SIF 2024 che si terrà fino al 13 settembre a Bologna presso il nuovo Distretto Navile dell'Università. 

 Silvano De Franceschi è un fisico sperimentale nel campo della nanoelettronica quantistica presso CEA (Commissariat à l'énergie atomique et aux énergies alternatives),  ente pubblico francese di ricerca scientifica nei settori dell’energia, della difesa, delle tecnologie dell’informazione, delle scienze della materia, delle scienze della vita e della salute. Nato a Milano nel 1970, ha svolto gli studi universitari presso la Scuola Normale Superiore e l’Università di Pisa, e si è poi dottorato alla Normale sotto la supervisione del professor Fabio Beltram. Le sue attività di ricerca si concentrano sullo studio dei fenomeni e delle funzionalità quantistiche in una varietà di sistemi a bassa dimensionalità basati su semiconduttori.

 Nel suo periodo post-dottorato alla TU Delft, per esempio, ha eseguito molti esperimenti originali sull’effetto Kondo; dopo essere entrato a far parte del CEA-Grenoble nel 2006, il suo interesse si è evoluto verso gli spin qubit a semiconduttore per l’elaborazione delle informazioni quantistiche con particolare attenzione alle nanostrutture di silicio e germanio.

 De Franceschi e il suo team del CEA-Grenoble sono stati pionieri nello sviluppo dei primi qubit di spin basati sulle lacune  (ovvero quasiparticelle in banda di valenza), avendo recentemente rivelato l’esistenza di “sweet spot” operativi in cui questi qubit diventano poco sensibili al rumore elettrico con un miglioramento significativo nel loro tempo di coerenza. La novità dei qubit dimostrati dal team del Dr. De Franceschi non risiede solo nella codifica “hole-spin” ma anche nell’uso di dispositivi MOS in silicio prodotti da una linea di fabbricazione di livello industriale da 300 mm, un aspetto di grande rilievo nella prospettiva di integrazione su larga scala.

 De Franceschi è anche ampiamente riconosciuto per i suoi risultati innovativi nel campo dei sistemi ibridi superconduttore-semiconduttore.

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