Si chiama MAP la bancadati con 26.000 nomi di divinità a disposizione degli studiosi, frutto delle ricerche del gruppo di lavoro di Corinne Bonnet, preside della Classe di Lettere e professoressa ordinaria alla Scuola Normale. L’articolo de Il Sole24 Ore.
PISA, 26 maggio 2025. 26.000 occorrenze di nomi divini in lingua greca e in lingue semitiche (fenicio, punico, aramaico, ebraico) provenienti da migliaia di iscrizioni – dediche, preghiere, decreti, leggi, epitafi, inventari, conti, maledizioni, ecc. – incise su tanti supporti diversi – statue, monete, stele, cippi, tegole, arme, gioielli, strumenti, giocattoli... – fra il 1000 a.C. e il 400 d.C. in tutto il Mediterraneo. È quanto contiene il database MAP, acronimo del progetto ERC Advanced Grant “Mapping Ancient Polytheisms. Cult Epithets as as Interface Between Religious Systems and Human Agency”, una banca dati interamente in open access e bilingue, francese e inglese, frutto delle ricerche del gruppo di lavoro di Corinne Bonnet all’Università di Tolosa, che da un anno è un bene comune con Pisa, con l’arrivo di Bonnet come ordinaria di Storia delle religioni alla Scuola Normale.
Recentemente, il team che ha fatto parte del progetto MAP (oltre a Corinne Bonnet, Julie Bernini, Thomas Galoppin, Sylvain Lebreton, Enrique Nieto Izquierdo, Alaya Palamidis e Giuseppina Marano, quest’ultima attualmente postdoc alla Scuola Normale e vincitrice di un premio per la tesi di dottorato da parte dell'Accademia delle Scienze di Toulouse proprio per MAP) ha pubblicato nella prestigiosa rivista francese Annales. Histoire, Sciences Sociales 79-4, 2024 (p. 725-775) un sostanzioso articolo di sintesi intitolato “Des dieux qui comptent. Approches quantitatives des hiérarchies divines”, disponibile in open access dove viene proposta una riflessione critica sul rapporto fra indagini quantitative e qualitative rese possibili da quel immenso serbatoio di dati sui culti antichi, che non era mai stato raccolto e messo a disposizione del mondo scientifico (più di 800 studiosi hanno creato il proprio account sul sito per poter registrare le proprie ricerche nella banca dati). Nel mese di novembre 2024, la banca dati MAP ha ricevuto, da parte del Ministero francese dell’Insegnamento Superiore e della Ricerca, uno dei premi della Scienza Aperta.
Il Sole 24Ore di ieri, domenica 25 maggio 2025, ha dedicato un ampio articolo a firma di Bonnet alla banca dati MAP che qui riportiamo (Copyright Il Sole 24Ore)
Una banca dati per conoscere i nomi degli Dei
LA «MAP» RAGGRUPPA CIRCA 26MILA APPELLATIVI DELLE DIVINITÀ IN GRECO E SEMITICO
di Corinne Bonnet
Quante divinità onoravano i Greci? Quante forme di Baal esistevano nel mondo fenicio e punico, e con quali funzioni? Quanti epiteti ha ricevuto Zeus nel mondo mediterraneo? In altre parole come funzionavano i politeismi antichi: sistemi prolissi, persino caotici, o piuttosto sistemi complessi? Per rispondere a queste domande si dispone ora di una banca dati frutto del progetto europeo «Mapping Ancient Polytheisms. Cult Epithets as as Interface Between Religious Systems and Human Agency» (acronimo MAP: https://base-map-polytheisms.huma-num.fr/) diventata, da un anno, un bene condiviso tra l'università di Tolosa e la Scuola Normale di Pisa, dopo l'apertura di un insegnamento di Storia delle religioni alla Scuola Normale.
La banca dati MAP contiene attualmente più d 26.000 occorrenze di nomi divini in greco e in semitico (fenicio, punico, aramaico, ebraico) provenienti da migliaia di iscrizioni - dediche, decreti, epitaffi, maledizioni, inventari, ecc. - incise su altari, statue, monete, stele) fra il l000 a.C. e il 400 d.C. in tutto il Mediterraneo. Più di 4.700 elementi diversi, in greco e semitico (nomi, aggettivi, verbi), sono stati creati, usati, combinati per "fabbricare" un mondo divino in tensione fra tradizione e innovazione.
Come spiegare questa varietà di appellativi per un numero dopotutto circoscritto di divinità? Dare agli dèi un nome appropriato e quindi gradito fa parte dell'omaggio loro dovuto e delle strategie per ottenere i benefici sollecitati. Ecco perché individui, famiglie, associazioni, magistrati, città intere hanno forgiato una vasta panoplia di nomi e epiteti per comunicare con il mondo divino - ciò che chiamiamo "religione". I nomi usati per le divinità propongono dei ritratti: grandi, altissimi, salvatori, giusti, eclatanti, preposti alla navigazione, alle nascite, ai terremoti, alle frontiere, a una città, una famiglia, una persona, ma anche malvagi, gelosi, spietati, oscuri. Alcuni nomi sono davvero curiosi, come Dioniso "falso uomo", Men "cavallo dal piede umano", poetici come le Ninfe"dalle braccia d'acqua", o inquietanti come Ecate "dei sandali d'oro bevitrice del sangue della terra" e la serie di epiteti che definiscono gli dèi in modo negativo: inesorabile, instancabile, indistruttibile, ineffabile, senza parola, senza ragione, senza età, senza immagine, senza nome... Era opinione comune presso gli Antichi che il mondo divino fosse inaccessibile alla conoscenza umana.
I nomi descrivono anche gli spazi in cui "vivono" gli dèi - cielo, terra, aldilà, albero, fonte, montagna, persino "ovunque" - e le loro azioni - Atena Lavoratrice, Reshef della Freccia, Artemide Portatrice di Luce. Alcune sequenze sono lunghissime e multiculturali, con elementi greci, egiziani, ebraici, aramaici, in particolare nei testi "magici" di maledizione. La più lunga sequenza contiene ben 143 elementi per raggiungere la massima efficacia. Consultare la banca dati è semplice: ricercando il nome divino Zeus, compaiono 4.007 occorrenze, come quella di un sacerdote "di Zeus che allontana i mali e di Atena che allontana i mali" in un elenco di sacerdozi pubblici messi in vendita nella città di Eritre in Asia Minore, che indica quanto intimo sia il legame fra Zeus e sua figlia Atena, nata dal cervello del padre e spesso designata con il medesimo epiteto. Da Hebron in Giudea/Palestina proviene l'iscrizione "a Zeus santo" che trova ben sette paralleli in diversi luoghi e periodi. In epoca ellenistica e romana, le divinità greche conoscono un'ampia diffusione: ci sono quasi 250 occorrenze di Zeus nel Vicino Oriente e in Asia centrale, che riflettono delle strategie interculturali. A Characmoba, in Arabia Petrea, nel III secolo d.C., si legge una dedica "a Zeus Marnas il Signore" nella quale Zeus è affiancato da Mamas, dio semitico tutelare di Gaza, un tempo città fiorente in Palestina. "Contare" e "raccontare" gli dèi attraverso i loro nomi sono quindi due operazioni connesse, che mettono in evidenza non tanto delle figure divine "canoniche", come nei manuali di mitologia (Poseidone "dio del mare", Demetra "dea dell'agricoltura"), quanto una fitta rete di relazioni fluide all'interno di una "società divina" percorsa da legami genealogici, funzionali, spaziali, in altre parole un network costantemente riconfigurato.
Se di Atena compaiono 1331 occorrenze, Artemide ne ha più di 1580, dalle quali emerge il profilo di una dea cacciatrice e saettatrice, ma anche salvatrice, portatrice di luce, preposta ai parti, protettrice di numerosi luoghi, come Brauron, vicino ad Atene, dove vigilava sui riti di passaggio delle ragazzine destinate a diventare spose e madri. Per ogni occorrenza, la banca dati fornisce tutti i riferimenti, offrendo una cartografia inedita del mondo divino greco e semitico. Se si può valutare la popolarità di una divinità attraverso il numero di occorrenze, un approccio quantitativo non basta. Numerosi fattori contestuali devono essere valutati per far emergere il peso rispettivo delle divinità e capire le scelte fatte da chi si rivolge a loro: non numerantur sed ponderantur... Recentemente, il team del progetto MAP ha pubblicato nella prestigiosa rivista francese «Annales. Histoire, Sciences Sociales 79-4» un articolo di sintesi intitolato "Des dieux qui comptent. Approches quantitatives des hiérarchies divines" (https:// doi.org/1o.1o17/ahss.2025.5), dove viene proposta una riflessione critica sul rapporto fra indagini quantitative e qualitative rese possibili da questo immenso serbatoio di dati sui culti antichi. Grazie a queste esplorazioni comparative condotte fra Pisa e Tolosa, "contare" e "raccontare" gli dèi conduce a una comprensione più profonda delle logiche che organizzano i sistemi politeisti e anche il monoteismo ebraico. Le ricerche proseguono e un atlante digitale dei nomi divini è in corso d'opera. A novembre 2024, la banca dati MAP ha ricevuto, da parte del Ministero francese dell'Insegnamento Superiore e della Ricerca, uno dei premi della Scienza Aperta.