Se ne parla nella presentazione alla Scuola Normale con lo stesso curatore e i dantisti Stefano Carrai, Claudio Ciociola, Lino Leonardi e Marcello Ciccuto, presidente della società dantesca italiana, giovedì 17 novembre alle 16.30.

 
PISA, 15 novembre 2022.
 Un lavoro immenso, completato nel 2021, è stato la nuova edizione della Divina Commedia della Società Dantesca Italiana, pubblicata dalla casa editrice “Le Lettere” e a cura di Giorgio Inglese. Filologo e storico della letteratura italiana, allievo di Alberto Asor Rosa, ordinario alla Sapienza di Roma, Giorgio Inglese ha portato a compimento un’opera che accoglie i risultati di 50 anni di lavori di esegesi dantesca, con numerose lezioni cambiate di carattere fonetico e anche di significato rispetto alla edizione finora di riferimento, quella di Giorgio Petrocchi risalente al 1966 e per lo più adottata nelle scuole.

La nuova edizione curata da Giorgio Inglese, di cui si parla nella presentazione che si terrà alla Scuola Normale con lo stesso curatore e altri dantisti quali il Preside della Classe di Lettere Stefano CarraiClaudio CiociolaLino Leonardi e Marcello Ciccuto (che è anche presidente della Società Dantesca Italiana), si fonda su una ridefinita classificazione dei manoscritti della Commedia che ci sono pervenuti, circa 700 in tutto, ricondotti sostanzialmente tutti a tre lezioni del poema: quella del “dantista” fiorentino Forese (Donati?) datata 1330-1331 e nota dal manoscritto Trivulziano 1080, il più antico pervenuto (1337); un’esile tradizione emiliano-romagnola, il cui testimone più antico e più puro è il manoscritto Urbinate lat. 366, del 1352; una vulgata tosco-fiorentina, affermatasi ben presto come testo standard del poema, i cui rappresentanti più vetusti e autorevoli sono i manoscritti Egerton 943, Landiano 190 e Parmense 3285.

Entro questo ambito testimoniale, l’edizione di Inglese ha operato un confronto qualitativo fra le varianti. Per la veste linguistica, punto di riferimento primario (come già indicato da Petrocchi) è stato il manoscritto Trivulziano 1080, attraverso il quale sono state rimosse dalle tre cantiche dantesche le forme estranee all’uso fiorentino documentato fra l’ultimo quarto del sec. XIII e il primo del XIV: per esempio “della”, “alla” etc sostituite dalle forme antiche “dela”, “ala” etc. L’apparato critico di tutte le varianti e le note filologiche sono contenute in questo nuovo lavoro, che sarà ripubblicato da Carocci in edizione commentata.

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