Alla presenza della ministra Bernini, è stato fatto il punto della situazione della ricerca pubblica in Italia, con docenti, economisti, presidenti di istituti di ricerca. Al Simposio ha partecipato il Direttore della Normale, Luigi Ambrosio, parlando dell'esperienza del Tavolo tecnico per la ricerca fondamentale, di cui è stato coordinatore (riportiamo in basso stralci dell'intervento del prof. Ambrosio). 


Roma, 04 luglio 2023. L’Italia non è un Paese che attrae ricercatori, anzi fa fuggire quelli che forma perché non offre loro sufficienti prospettive. Eppure, ogni nostro ricercatore ha, in media, una produttività di lavori eccellenti più alta di un ricercatore tedesco, francese o americano. La pandemia del Covid 19 e l’emergenza ambientale hanno ridato alla scienza e alla ricerca la centralità che meritano. Ora, grazie all’opportunità del PNRR, che ha dato fondi essenzialmente alla ricerca applicata, è necessario rendere strutturale l’investimento in tutta la ricerca pubblica.

Si è parlato di questi temi nell’incontro di oggi a Roma all’Accademia Nazionale dei Lincei nel Simposio “La ricerca pubblica e il futuro dell’Italia. Stato presente e sviluppi di lungo periodo”, insieme alla Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, con interventi di Roberto Antonelli (Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei), Luigi Marengo (LUISS Guido Carli), Raffaello Bronzini (Banca d'Italia e MUR) e del direttore della Scuola Normale Luigi Ambrosio, cui è seguita una tavola rotonda presieduta da Giorgio Parisi (Vice Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei) con Ugo Amaldi (Presidente della Fondazione TERA), lo stesso Ambrosio, Salvatore Cuzzocrea (Presidente della CRUI), Francesco De Santis (Vice Presidente di Confindustria), Fabio Pammolli (Consigliere Economico del Ministro dell’Economia, Politecnico di Milano), Paolo Pedone (Presidente del CUN), Antonella Polimeni (Componente della Giunta CRUI, Rettrice di Sapienza Università di Roma), Antonio Zoccoli (Presidente della CoPER, Presidente INFN).

Durante il Simposio, è stato inoltre approfondito il tema della relazione tra ricerca e sviluppo economico e discussi i risultati del Tavolo interministeriale per la ricognizione delle risorse destinate alla ricerca, istituito a febbraio ed è stata presentata e aggiornata una proposta di Strategia per la ricerca fondamentale.

Di seguito pubblichiamo alcune parti dell’intervento del professor Luigi Ambrosio, dal titolo: 

L'esperienza del Tavolo Tecnico per la ricerca fondamentale: riflessioni e proposte.

Onorevole Ministro, autorità, cari consoci e colleghi, nel mio breve intervento vorrei raccontarvi l’esperienza del Tavolo tecnico per la Strategia italiana in tema di ricerca fondamentale, del quale sono stato coordinatore. Penso che da questa esperienza di collaborazione diretta tra Accademia e MUR, naturalmente senza nulla togliere alle competenze di organismi consolidati e istituzionali come CRUI e CUN, si possa imparare molto. Anche se nel frattempo è passato quasi un anno da quando concludemmo il lavoro, quindi molti scenari sono cambiati o comunque si sono evoluti, vorrei condividere con voi alcune riflessioni e proposte.
Sul piano dell’operatività, nonostante la collaborazione della struttura tecnica del MUR, la maggiore difficoltà, nella fase iniziale del lavoro, è stata quella di reperire e interpretare i dati. Fondamentale è stato poi l’aiuto di ricercatori ISTAT, vorrei qui ricordare Giulio Perani, del CNR e del CINECA. Certamente, quindi, un rafforzamento della struttura tecnica del MUR è necessario, e da quel che vedo recentemente sono stati fatti importanti passi avanti in questa direzione.


PUNTI DI FORZA
Come anche è stato illustrato molto bene e con dovizia di dettagli nella recente presentazione del rapporto ANVUR alla Camera, essi sono: il Dottorato, con l’esperienza pilota dei dottorati nazionali/industriali. È una attività molto ben regolamentata, con garanzie di rappresentanza e equità di trattamento. Certo qualche lamentela c’è rispetto a un eccesso di regolamentazione, ma lasciatemi dire che alcune esperienze di confronto internazionale mi fanno ritenere che dovremmo tenere ben stretto quanto abbiamo costruito, magari con una riflessione in più sull’importo delle borse e sui benefit a favore dei dottorandi, anche delle loro carriere.
Qualità della ricerca e della formazione. Lo testimoniano i dati di confronto internazionale sulla produttività (numero pubblicazioni, ma anche citazioni) dei ricercatori italiani, pur non ignorando le azioni a volte opportunistiche di adattamento al processo di valutazione, e la facilità con la quale non solo i nostri ricercatori, ma anche i nostri laureati vengono accolti all’estero. E questo vale generalmente per tutto il sistema, certo non solo per le scuole a ordinamento speciale come la Scuola Normale.

DEBOLEZZE
Sono il Brain Drain, ovvero la cosiddetta fuga dei cervelli; e poi l’esigenza di una programmazione veramente pluriennale e di un livello adeguato di finanziamento rispetto al PIL. A questo aspetto sono legati gli appelli e le petizioni susseguitesi nel tempo: dalla lettera di Parisi a Nature nel 2016, con una particolare enfasi sulla ricerca fondamentale, alla lettera aperta al Presidente Draghi di vari accademici, alcuni anche qui oggi presenti, per portare il livello di spesa per ricerca e sviluppo pubblica per la ricerca al 0,75% del PIL, con azioni su personale ricercatore e docente, personale tecnico-amministrativo, dottorandi, PRIN e Infrastrutture di ricerca. Sono le riflessioni che hanno portato al cosiddetto piano Maiani-Amaldi, che è poi stato una delle basi di lavoro del nostro tavolo. E infine una certa stabilità nel quadro normativo del reclutamento. Anche qui il confronto con le migliori esperienze internazionali fa propendere per un unico percorso lineare di carriera, senza proliferazione di figure e percorsi paralleli, ma certamente con possibilità di accelerazioni (chiamate dirette, tenure-track anticipata,...) e incentivi salariali per ricercatori particolarmente meritevoli che ci renderebbero più competitivi sul piano internazionale. Passi importanti sono già stati fatti, e lo abbiamo visto proprio nel rapporto ANVUR sulla nostra performance su Horizon2020, ma molto resta ancora da fare.

OPPORTUNITA’/MINACCE
Il rischio che alla fine degli anni del PNRR aumenti il tasso di esportazione non solo di studenti e dottoranti, ma persino di ricercatori già ben formati anche grazie al PNRR, è concreto. Abbiamo anche l’esigenza di valutare ex-post e consolidare le iniziative di collaborazione di maggior successo (Centri Nazionali, Partenariati, Ecosistemi, Infrastrutture di Ricerca) nate con il PNRR.


PROPOSTE
Risorse. Aumentare gli stanziamenti in Ricerca & Sviluppo in modo da raggiungere l'obiettivo dello 0,7% del PIL nel 2027.
Prin. Fare in modo che ci sia una regolarità nell’emissione e nella pubblicazione degli esiti dei bandi e che ci siano regole che stabiliscano un
 finanziamento massimo e numero di unità per progetto stabili, da determinare con un maggiore coinvolgimento delle comunità scientifiche
Agenzia della ricerca. Da tempo si avverte l’esigenza, mutuando tante esperienze internazionali (ERC, NSF, ANR, …..), di creare una struttura eminentemente tecnica che, sulla base dei fondi ad essa assegnati, garantisca in tempi certi l’uscita dei bandi e la valutazione dei progetti, ex-ante, ma anche ex-post.
Infrastrutture. Incentivazione di processi di integrazione in ambito Europeo (ESFRI), Human Technopole modello virtuoso di infrastruttura «distribuita»; valutazione in itinere delle attività delle infrastrutture di ricerca, in particolare delle distribuite; preparazione di personale tecnico e  tecnologo con adeguate competenze e formazione professionale; finanziamento di accesso alle infrastrutture con risorse e bandi dedicati che ne facilitino un uso intenso, su base meritocratica

MobilitàAl di là della scarsa attrattività internazionale, che produce un netto disavanzo nei flussi dei ricercatori, non si può non sottolineare anche la grande impermeabilità al suo interno del nostro sistema universitario nazionale.... Un sano e non asfittico sistema della ricerca dovrebbe invece, se non incentivare, almeno rimuovere tutti gli ostacoli alla permeabilità, pur nella ragionevole prevalenza delle progressioni interne di carriera dai livelli di tenure track in su, come nelle migliori esperienze internazionali.
Anagrafe nazionale della ricerca. Una questione cruciale per il sistema della ricerca italiana rimane la costituzione dell’Anagrafe nazionale della ricerca (ex art. 3bis, L. 1/2009), necessaria per dare visibilità alla produzione scientifica italiana ma anche, ora più che mai, per ottimizzare le risorse e avviare un processo di indipendenza dai database commerciali che attualmente sembrano essere l’unica fonte attendibile (e utilizzabile) sulla ricerca prodotta, tenendo conto della recente iniziativa europea di riforma del sistema di valutazione denominata CoARA.
È necessario, ispirandosi ad esempio all’esperienza francese di HAL, uno sforzo di razionalizzazione e dotare il Paese di un unico strumento che renda disponibili le informazioni sui temi di ricerca, i progetti finanziati e i risultati ottenuti: pubblicazioni così come dati grezzi della ricerca, in linea con gli altri paesi europei e in vista dell’imminente nascita della European Open Science Cloud.

CONCLUSIONE
Avviandomi alla conclusione, e penso di parlare a nome di tutti i componenti del Tavolo, vorrei nuovamente ribadire il carattere positivo della nostra esperienza, con l’auspicio che queste riflessioni e tutto l’evento di oggi possano essere utili per sensibilizzare l’opinione pubblica e tutto il Governo sull’importanza strategica della ricerca, anche fondamentale, come fattore di crescita culturale e di sviluppo.

Galleria video e immagini