Di Francesco Morosi*

Il Gruppo Teatrale della Scuola Normale da mesi è impegnato in un progetto di collaborazione con la casa circondariale Don Bosco di Pisa. L’obiettivo è quello di integrare i normalisti nel laboratorio teatrale che vede da anni impegnati i detenuti del carcere, in un processo di accrescimento reciproco. Il laboratorio, tenuto dai formatori dell’associazione I Sacchi di Sabbia con la supervisione dell’Area educativa del Don Bosco sotto la direzione di Francesca Censi e con il sostegno della Fondazione Pisa e della Regione Toscana, ha l’obiettivo di fare incontrare, attraverso il gioco della recitazione, due esperienze di vita diverse, separate da una linea d’ombra apparentemente invalicabile.

È possibile che la cultura (in questo caso, nella forma del teatro di Shakespeare) possa essere un punto in comune tra persone con esperienze così diverse da sembrare agli antipodi?

Sei normalisti (quattro ragazzi e due ragazze) hanno preso parte, una volta alla settimana, alle prove del laboratorio teatrale del Don Bosco, insieme a una decina di detenuti. Obiettivo del laboratorio era mettere in scena la Tempesta di Shakespeare: una storia di prigionia e di esilio, e una storia sul potere dei libri e della conoscenza.

La Tempesta di detenuti e normalisti è andata in scena per la prima volta mercoledì 27 marzo, giornata mondiale del teatro in carcere, nella Sala Polivalente del Don Bosco, davanti a una platea mista di detenuti e docenti, allievi e membri del personale della Scuola Normale. L’esito del laboratorio è stato sorprendente: tra detenuti e normalisti si è instaurato un dialogo che ha superato le barriere esistenziali, e anche Shakespeare. La cultura è diventata, nel senso migliore, una scusa, per parlare di sé e per parlarsi. La linea d’ombra tra gli uni e gli altri si è assottigliata, fino a scomparire in un cono di luce e di amicizia.

* Gruppo Teatrale della Scuola Normale