Pubblichiamo un articolo della dottoressa Sevgi Doğan riguardante gli studiosi che vivono in condizioni di rischio a causa di guerre o scontri civili. A tutela di queste persone è nata nel 1999 la rete SAR (Scholars at Risk), cui la Scuola Normale aderisce. Proprio presso la Normale, se l'emergenza sanitaria sarà rientrata, si svolgerà a dicembre il terzo convegno internazionale dal titolo “Re-thinking Academy: Freedom, Responsibility, Challenges”.


Di Sevgi Doğan*

                                                   I.

Da sempre le situazioni di conflitto bellico e di scontro civile e politico all’interno di un Paese provocano flussi di persone che si spostano; l’immigrazione intellettuale è parte importante di questo fenomeno. Lo spostamento di accademici e intellettuali è un fenomeno rilevante perché priva il Paese di provenienza di forze in grado di determinare nuove vie di sviluppo scientifico e travasa queste potenzialità in un nuovo contesto.

La seconda guerra mondiale, con la fuga di studiosi e scienziati ebrei dalla Germania nazista, ne è un esempio significativo. Si pensi al caso del Warburg Institute, che da Amburgo trovò a Londra una nuova sede e che tuttora rappresenta un punto di riferimento negli studi umanistici. Un altro esempio è quello dell’Istituto per le ricerche sociali (Scuola di Francoforte), fondato a Francoforte, che, dopo la crescente influenza dei nazisti, si spostò a Ginevra e, poi, nel 1934, a New York. Oppure il caso di Erich Auerbach, critico e filologo, che trovò rifugio in Turchia, prima di trasferirsi in America. Oggi il flusso di immigrazione intellettuale procede nella direzione opposta: l’Europa – nel dramma dell’immigrazione – diventa un approdo privilegiato, trovandosi davanti a una sfida particolare, quella dell’accoglienza di accademici e intellettuali che sfuggono da situazioni di conflitto.

Se facciamo una rapida ricerca, secondo il rapporto (tra settembre 2018 e agosto 2019) più recente di “Free to Think” realizzato dall'organizzazione Scholars at Risk (SAR), si sono verificati in Nigeria, Pakistan e Siria attacchi violenti contro studiosi, studenti e le loro istituzioni da parte di gruppi armati e individui; nel caso della Turchia, ci sono stati e ci sono ancora azioni radicali contro organi d’istruzione superiore da parte di funzionari statali e funzionari di istruzione superiore. In Sud Africa, Zimbabwe e Thailandia c’è una repressione contro gli studenti; si riscontra un peggioramento delle condizioni per l'istruzione superiore in Venezuela, dove le proteste studentesche sono state represse con violenza da parte dello Stato e i partecipanti sono stati arrestati; ci sono diffuse restrizioni sulla capacità degli studiosi e degli studenti di viaggiare liberamente per scopi accademici; nell’Europa centrale e orientale ci sono tentativi legislativi e amministrativi di chiudere oppure censurare le istituzioni di insegnamento e ricerca.

Intellettuali, studiosi, scienziati, ricercatori e artisti hanno una forte responsabilità nei confronti della società civile: l’accrescimento della qualità di vita e del livello di educazione attraverso le loro ricerche in vari ambiti e la diffusione dei risultati a livelli diversi, dalla scuola, all’università, alla divulgazione. Tuttavia, con gli attacchi alla libertà accademica gli intellettuali hanno anche assunto un’altra responsabilità, quella della difesa dei diritti umani: di fronte al forte flusso di immigrazione intellettuale, molti istituti accademici e università hanno perseguito una politica di accoglienza e protezione per la libertà accademica.

Quali sono gli strumenti che permettono di accogliere e tutelare persone che subiscono attacchi inerenti alla libertà accademica nei loro Paesi?

II. SAR-internazionale e SAR-nazionale

A livello internazionale ci sono diverse iniziative che sono state intraprese per reagire a questi duri attacchi. Tra queste spicca Scholars at Risk (SAR), una rete di università fondata nel 1999 negli Stati Uniti presso l’Università di Chicago; la sede attuale è presso l’Università di New York. La rete SAR fa parte del Network for Education and Academic Rights (NEAR) e nel 2002 ha collaborato con l’Institute of International Education (IIE), istituendo il fondo per gli studiosi Scholars Rescue Fund (RSF). SAR ha l’obiettivo di proteggere gli studiosi minacciati e permettere loro di continuare a condurre ricerche, promuovendo così la libertà accademica. SAR in generale sta aiutando gli accademici e i ricercatori che provengono dal sud globale e vengono ospitati nel nord globale. Fra di loro ci sono studenti, giornalisti, giudici, avvocati, dirigenti di organizzazioni non governative e difensori dei diritti umani.

SAR svolge tre attività:

1) Protezione: la sua attività principale consiste nell’organizzare e trovare una posizione accademica temporanea agli accademici di qualsiasi disciplina licenziati e minacciati, e provenienti da qualsiasi Paese. Queste posizioni, istituite presso università, istituti accademici o presso altre organizzazioni non-profit, organizzazioni governative, entità intergovernative, e imprese, possono essere di visiting fellow, visiting scholar, ricercatore, assegnista di ricerca, docente, visiting professor, o qualsiasi altro incarico idoneo. Queste posizioni hanno lo scopo di offrire agli studiosi l'opportunità di riprendere il loro lavoro accademico, con la speranza che lo sviluppo della situazione consenta loro di tornare a lavorare in sicurezza nel loro Paese. Se le condizioni non consentono tale rientro alla scadenza della posizione, lo scopo di SAR è di assistere gli accademici nel trovare un’opportunità a lungo termine.

2) Advocacy: SAR può intraprendere attività che mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica e la società civile sul tema della libertà accademica. Per realizzare questo scopo, SAR ha costruito “student advocacy,” partnership regionali, corsi e seminari. Tutte queste attività mirano a documentare le violazioni, formare difensori delle libertà civili, e chiedere una maggiore responsabilità. I docenti e gli studenti che partecipano ai seminari di advocacy studentesca di SAR effettuano ricerche sui casi di studiosi e studenti detenuti ingiustamente. In questo modo, gli studenti possono aiutare e contribuire a garantire condizioni sicure per gli accademici e il rilascio di molti di questi studiosi.

3) Disseminazione: un’altra attività significativa riguarda l’educazione alle libertà accademiche e ai temi dei rifugiati accademici, diritti umani, politiche di accoglienza di accademici a rischio. SAR ha sviluppato questi temi attraverso workshop, convegni, seminari, ricerche, etc.

Oltre 500 istituzioni universitarie, istituti di ricerca e associazioni di 40 nazioni hanno aderito a SAR. Fra loro ci sono anche istituti universitari, istituti di ricerca e associazioni italiani. Nel 2005, SAR e i suoi membri hanno iniziato a organizzare “sezioni” e “reti di membri” in tutto il mondo: in Israele (2005), Regno Unito (2006, con CARA), Paesi Bassi (2009, con UAF), Irlanda (2009, con l’Università d’Irlanda), Norvegia (2011), Canada (2012), Svizzera (2015), Svezia (2016), Germania (2016), Finlandia (2017), Stati Uniti (2018), Danimarca (2019), Italia (2019) e Slovacchia (2019). In questo modo, le sezioni e le reti possono costruire una comunità globale impegnata ad aiutare gli studiosi e promuovere la libertà accademica.

Una di queste sezioni è stata lanciata in Italia il 19 febbraio 2019 presso l’Università di Padova. Nel corso del 2017, diversi atenei italiani hanno aderito a SAR, o hanno espresso interesse a diventare membri della rete. Durante una riunione svoltasi presso l’Università di Padova il 12 dicembre 2017 gli atenei partecipanti hanno manifestato la volontà di intraprendere i passi necessari al fine di costituire una sezione italiana: SAR Italia. Nella prima assemblea erano presenti 14 università italiane, istituti di ricerca e associazioni, membri di SAR-internazionale quando la sezione è stata lanciata nel 2019. Attualmente 23 università italiane, istituti di ricerca e associazioni italiani sono membri di SAR-Italia (Istituto Universitario Europeo, Magna Charta Observatory, SISSA Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati –Trieste, Scuola Normale Superiore, Scuola IMT Alti Studi Lucca, Università di Bologna, Università di Brescia, Università di Cagliari, Università di Firenze, Università di Genova, Università di Macerata, Università di Milano, Università di Padova, Università di Pavia, Università di Pisa, Università di Roma La Sapienza, Università di Siena, Università di Torino, Università di Trento, Università di Trieste, Università di Venezia Cà Foscari, Università di Verona, Università Telematica Internazionale UNINETTUNO). Le università italiane, istituti di ricerca e associazioni italiani aderendo a SAR-internazionale automaticamente diventano membri di SAR-Italia. Nel 2019-2021 SAR Italia è coordinata dall'Università di Padova e dall'Università di Trento, che aveva precedentemente avviato politiche di ospitalità e advocacy.

SAR-Italia mira a realizzare le tre attività sopra descritte in ambito nazionale attraverso le istituzioni universitarie e talvolta attraverso la collaborazione con le regioni. Lo scopo di SAR-Italia è ospitare, proteggere gli studiosi a rischio e fare opera di sensibilizzazione sulla libertà accademica e sui diritti umani nella società civile e in ambito universitario, oltreché promuovere ricerche sui temi collegati alla missione di SAR. La sezione italiana, oltre a sostenere le attività di SAR a livello nazionale, cerca fondi nazionali e internazionali e progetti con partner statali o privati. Le università italiane, istituti di ricerca e associazioni aderenti ospitano e integrano nelle università italiane gli studiosi a rischio.  

SAR-Italia ha organizzato alcuni convegni internazionali negli ultimi due anni: il primo convegno si è svolto nel febbraio 2019 presso l’Università di Padova all’interno di una scuola invernale con il titolo “Knowledges at Risk: Universities Promoting Academic Freedom.” A dicembre 2019 si è svolto presso l’Università di Trento il secondo convegno internazionale dal titolo “Refugees and Higher Education: Hosting and Integration Scholars and Students.” Il terzo convegno internazionale dal titolo “Re-thinking Academy: Freedom, Responsibility, Challenges” è stato fissato per il dicembre 2020 alla Scuola Normale Superiore, se l’emergenza da Covid-19 permetterà a studiosi, studenti e tutti coloro che sono interessati al tema della libertà accademica di riunirsi e discutere. Maggiori informazioni sull’attività di SAR-Italia si possono trovare nel rapporto annuale 2019 di SAR-nazionale che è stato presentato anche a SAR-internazionale.

Oltre alle attività scientifiche, SAR-Italia cerca di realizzare uno dei principi di SAR-internazionale, la protezione degli accademici minacciati o licenziati a causa delle loro azioni in difesa dei diritti umani o delle loro critiche contro il governo. A questo scopo, alcune università hanno già istituito delle borse; alcune coprono brevi periodi (3 mesi), altre possono arrivare a un anno. Tra queste università che ospitano studiosi a rischio c’è la Scuola Normale Superiore.

III. Una storia di solidarietà

Nel marzo 2018 la Scuola Normale Superiore ha aderito alla rete SAR-Internazionale. A causa di difficoltà burocratiche, il processo di adesione non è stato semplice, ma l’aspetto fondamentale è stato incontrare le persone giuste, discutere e spiegar loro come funzioni SAR e quali siano i suoi obiettivi. Le persone all’epoca impegnate in Normale nel settore dei rapporti internazionali, Elisabetta Terzuoli e il prof. Andrea Ferrara, allora prorettore alla Didattica, Internazionalizzazione e Placement, hanno avuto un ruolo fondamentale nell’avvicinare questa prestigiosa istituzione e la sua comunità scientifica a SAR-internazionale. A questo proposito il professor Ferrara ha commentato: “L’adesione è un passo condiviso fortemente da tutta la comunità della Scuola. Siamo orgogliosi di sostenere la ricerca libera in tutti i luoghi dove essa è minacciata. Questo ideale è parte integrante della storia e della cultura della SNS.”

Così, nel febbraio 2019, la Scuola Normale Superiore è stata una delle 14 università, istituti di ricerca e associazioni fondatrici della sezione italiana di SAR. Con l’Università di Cagliari, Padova, Trento, e Trieste, la SNS è nel direttivo di SAR-Italia. Dopo l’adesione, la Scuola Normale è riuscita a concretizzare in breve tempo l’azione di protezione, uno dei principi di SAR-internazionale e nazionale. Nel frattempo, il Direttore della Scuola, prof. Luigi Ambrosio, che a sua volta ha creduto molto nel progetto SAR, ha nominato il prof. Lorenzo Bosi referente accademico per questa materia. Il Dirigente responsabile del settore internazionalizzazione, Daniele Altamore, anche in veste di Segretario Generale dell’Associazione Amici della Scuola Normale Superiore, ha anch’egli creduto molto nel progetto, dedicandosi con successo al reperimento dei fondi necessari per l’accoglienza di uno studioso a rischio. La Scuola Normale, quindi, con il sostegno dell’Associazione Amici della Scuola Normale Superiore e della Regione Toscana, ha potuto accogliere una ricercatrice curda proveniente dalla Turchia con un contratto di collaborazione che sta permettendo alla studiosa, Delal Aydin, di continuare serenamente la sua attività di ricerca per 12 mesi nell’ambito di Classe di Scienze Politiche e Sociali, che ha sede a Firenze.

Le attività di Scholars at Risk hanno lo scopo di dare l’opportunità agli accademici a rischio di creare o ricostruire i loro network professionali attraverso speaker series, seminari, convegni, conferenze. Gli studiosi ospitati possono viaggiare nell’ambito delle speaker series di SAR per tenere conferenze o partecipare a panel o altri eventi nelle università in tutto il Paese, portando avanti così anche la missione di advocacy. Purtroppo, l’emergenza sanitaria attuale ha drasticamente ridotto queste attività.

Nonostante la situazione di emergenza determinata dal Covid-19, le università toscane – la Scuola Normale Superiore, l’Università di Pisa, l’Università di Firenze, l'Istituto Universitario Europeo (European University Institute – EUI), l’Università di Siena e la Scuola IMT Alti Studi Lucca, che ha aderito recentemente – vorrebbero istituire una sezione regionale per migliorare il loro coordinamento. Questo progetto a livello regionale sarà un’iniziativa importante sia per l’attività di accoglienza che quella di advocacy.

La Scuola Normale Superiore, fin dal momento della sua adesione alla rete Scholars at Risk, ha concentrato il proprio interesse sulla situazione di estremo disagio che molti studiosi e accademici stanno vivendo in particolare in Turchia, ritenendo la repressione di accademici e intellettuali non solo un attacco a persone che esercitano la loro professione, ma un attacco alla società stessa, che del dibattito scaturito dalle loro idee si nutre.

La libertà accademica è una componente essenziale delle società di ciascun Paese, una libertà che purtroppo è in pericolo in tutto il mondo e ha bisogno di essere tutelata.

 

* La Dottoressa Sevgi Doğan è assegnista di ricerca all’interno del gruppo Emerging Research on International Security (ERIS) and Strategic Project: Governance for Inclusive Societies all’Istituto Dirpolis della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (Italia). Sta attualmente lavorando su un progetto relativo alla libertà accademica nell’era digitale. Sta conducendo il progetto CREATES (Creating Responsive, Engaging, and Tailored Education with Students) presso la stessa università. Attualmente, collabora con il Servizio Internazionalizzazione della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove cura le iniziative per lo sviluppo della rete italiana di SAR (Scholars at Risk Network). Presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, nel 2014, ha anche ottenuto il titolo di PhD. La sua tesi dottorale, Marx and Hegel: On the Dialectic of the Individual and the Social, è stata pubblicata negli USA da Lexington Books (2018). Il suo campo di ricerca è la filosofia politica moderna e contemporanea e comprende Marxismo, Hegelismo, idealismo tedesco, filosofia italiana, idealismo e Marxismo italiani, Teoria Critica, Scuola di Francoforte, autoritarismi e totalitarismi, studi di genere, Rosa Luxemburg, filosofia in Turchia, modernizzazione sociale e politica della Turchia, libertà accademica. Ha tradotto dall’italiano al turco le Lettere dal Carcere di Gramsci per la casa editrice Alfa.