Le nuove ricerche, dirette dalle professoresse Anna Magnetto della Scuola Normale e Cecilia Parra dell’Università di Pisa, hanno restituito in due aree nodali della città elima edifici, dispositivi, materiali che parlano di culti, di riti, di luoghi del sacro.

PISA, 14 ottobre 2022. Si sono concluse il 7 ottobre, dopo tre settimane di scavo e una di lavoro nella sede della missione, le indagini archeologiche del Laboratorio SAET (Laboratorio di Storia Archeologia Epigrafia e Tradizione dell’Antico) sulla Rocca di Entella, nel Comune di Contessa Entellina (Palermo). Le indagini, sotto la direzione del Parco archeologico di Segesta, ora guidato dall'arch. Luigi Biondo, sono riprese dal 2020 e inserite in una lunga attività archeologica che la Scuola Normale ha condotto su questo sito fin dal 1985.

  Due i contesti in cui si sono svolte le ricerche, dirette dalle professoresse Anna Magnetto della Scuola Normale e Cecilia Parra dell’Università di Pisa: il complesso monumentale del vallone orientale della Rocca e gli edifici antichi preesistenti al palazzo medievale nel settore meridionale della città.

 Demetra e Kore sono presenze sempre più tangibili nel santuario urbano della conca Est, articolato su quattro terrazze. L’articolazione del complesso richiama forme architettoniche e apprestamenti per riti all’aperto propri dei contesti di culto chtonio. Dal tempio ad oikos della seconda terrazza le feste tesmoforiche per la fertilità delle donne e della terra si concludevano sulla terrazza inferiore del complesso,  dove le indagini più recenti hanno messo in luce varie deposizioni votive di ceramiche, utilizzate tra IV e III sec. a.C. nei sacrifici e per i pasti rituali, raccolte in fossette dentro e fuori un recinto.  Rivestono grande interesse, tra i dispositivi cultuali, due vasche circolari (megara) in cui, nella fase cruciale dei riti per Demetra (megarizein), si deponevano feti di porcellini i cui resti, mescolati a cereali, costituivano l’offerta finale alla dea, per propiziare la fecondità delle devote e dei campi.

  Il sacro emerge anche dagli edifici ellenistici messi in luce nell’area del palazzo fortificato medievale. Si tratta di un complesso monumentale, su due livelli: il superiore è oggi coperto da edifici medievali, mentre l’inferiore si articola in una serie di ambienti posti lungo un grande muro di terrazzamento e aperti verso valle.

 In particolare nella porzione Sud è stata messa in luce una serie regolare di fossette di piccole dimensioni contenenti materiali utilizzati nel rito - coppette, lucerne, ceramica da fuoco – ovvero riconducibili ad atti di devozione singoli. Così un alabastron di alabastro gessoso pesi da telaio di diversa forma e statuette fittili: una suonatrice di doppio flauto e una figura di Athena, ben caratterizzata dall’egida sulle spalle. Si tratta di esiti di riti che si svolgevano a Entella tra IV e III sec. a.C. in occasione di feste ricorrenti o espressioni di devozione più ‘personale’ di singoli o di gruppi familiari.

 Se Demetra e Kore si collocano a pieno titolo di eponimia nel complesso monumentale del vallone Est, la/le divinità oggetto di culto nell’area sommitale della Rocca di Entella saranno meglio definite con una futura lettura complessiva di forme architettoniche, apprestamenti cultuali e regime delle offerte.

Hanno partecipato alla campagna archeologica, che si è svolta in collaborazione con l’amministrazione comunale di Contessa Entellina, Cesare Cassanelli, Alessandro Corretti, Pietro Manti, Chiara Michelini, M. Adelaide Vaggioli, studenti e dottorandi della Normale e delle Università di Pisa e di Padova.

 

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