Il premio, destinato a pubblicazioni scientifiche relative alla lingua e alla letteratura latina, per la sezione juniores (cioè studiosi con meno di 35 anni). Pittà è stato allievo del Corso ordinario e poi di quello di Perfezionamento in Scienze dell’Antichità negli anni tra il 2008 e il 2016.


PISA, mercoledì 26 aprile 2023. Venerdì 21 aprile 2023, nel giorno del 2776° Natale di Roma, alle ore 10,30 si è svolta in Campidoglio la cerimonia di consegna dei premi della LXXIV edizione del “Certamen Capitolinum” bandito dall’Istituto Nazionale di Studi Romani sotto gli auspici di Roma Capitale e del Ministero della Cultura. Il premio, destinato a pubblicazioni scientifiche relative alla lingua e alla letteratura latina, per la sezione juniores (cioè studiosi con meno di 35 anni), è stato assegnato quest’anno ad Antonino Pittà, già allievo e perfezionando della Scuola, e attualmente ricercatore di Lingua e letteratura latina presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. A consegnarlo il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

Molisano di Campobasso, Pittà è stato allievo alla Scuola Normale Superiore del Corso ordinario e poi di quello di Perfezionamento in Scienze dell’Antichità negli anni tra il 2008 e il 2016, e ha già al suo attivo una ricca e brillante produzione in importanti sedi editoriali internazionali che lo ha reso ben conosciuto in Italia e all’estero.

Il volume premiato è P. Papinius Statius, Silvae. Liber I. I carmi di Domiziano. Volume I: Introduzione al ciclo, epistola prefatoria, carme 1 a cura di Antonino Pittà, Firenze (Le Monnier) 2021, ed è la rielaborazione della tesi di Perfezionamento, svolta da Pittà sotto la supervisione del professore di Letteratura latina Gianpiero Rosati e discussa nel 2016.

Si tratta del primo di due volumi (il secondo è in corso di stampa) dedicati alle Silvae del poeta di età flavia Papinio Stazio (ultimi decenni del I sec. d.C.), e in particolar modo ai cosiddetti ‘carmi di Domiziano’, il quali presentano l’ultimo degli imperatori flavii come un eroe divino, il demiurgo di un’epoca di progresso e di benessere, ben diverso dalla fosca raffigurazione che ne avrebbe fatto la successiva età traianea.

Così recita la motivazione ufficiale: “L’amplissima e sapientemente articolata Introduzione (includente anche gli altri ‘carmi di Domiziano’) costituisce una dettagliata e insieme organica illustrazione di tutti i molteplici aspetti, storici, ideologici, letterari, linguistici, antiquari, coinvolti dalle tematiche in oggetto. Fra l’altro l’Autore illustra come in Stazio un genere letterario, quale appunto quello delle Silvae, legato ad un’occasionalità contingente, riesca a presentarsi con la caratura di un grande poema, dedicato nella fattispecie alla Roma domizianea, e come con le Silvae la poetica callimachea, ormai profondamente radicata nella poesia latina, venga sì ribadita da una tessitura finemente lavorata, ma secondo uno spirito intimamente nuovo. Particolarmente suggestive le pagine dedicate ad illustrare lo studiato intreccio nei carmi staziani di quiete e movimento, in accordo con la costante volontà di sorprendere il lettore. Molto serrate le osservazioni sullo stile di Stazio, che fornisce una personale fusione e reinterpretazione della precedente tradizione poetica latina. Dopo una ben calibrata Nota sulla tradizione manoscritta seguono il testo critico, corredato da un accuratissimo apparato, e una felice traduzione. Infine il ricchissimo commento, esemplare per rigore filologico, acribia linguistico-stilistica, dottrina esegetica, ampiezza di visione letteraria e concettuale.”

 

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