Buongiorno a tutte e a tutti e benvenuti alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico della Scuola Normale Superiore, nel 212° anniversario della fondazione, il 18 ottobre 1810.

Oggi è un giorno speciale, come sempre lo sono tutti i momenti che danno inizio a un percorso: molte sfide ci attendono in quest’anno, che docenti - ovviamente io per primo -, ricercatori e personale tecnico-amministrativo spero sapranno affrontare con lo spirito che deve caratterizzare la nostra istituzione, uno spirito di servizio verso i valori della Scuola Normale: rigore nello studio e nella ricerca, impegno quotidiano, apertura al dialogo, alle contaminazioni, disposizione di ciascuno a superare i propri limiti.

Oltre due secoli di storia sono alle nostre spalle, ma con orgoglio constatiamo che questa istituzione e i valori che ci proponiamo di coltivare continuano a esercitare un grande fascino per le nuove generazioni di italiani. Lo vediamo dal nostro concorso di ammissione, che poche settimane fa ha richiamato a Pisa e Firenze centinaia di studentesse e studenti da tutte le regioni d’Italia, a valle di una preselezione attraverso i test TOLC del Consorzio CISIA. Ringrazio le commissioni d’esame per il difficile lavoro svolto: la selezione delle allieve e degli allievi è forse il momento più importante, sicuramente il più impegnativo e che ci carica di responsabilità, della vita della nostra Scuola e so per esperienza quante energie emotive essa richieda.

Nel preparare alcune settimane fa una conferenza all’Accademia dei Lincei, per commemorare Vito Volterra, mi sono imbattuto negli atti del centenario della sua nascita, che vennero celebrati il 19.11.1960 ai Lincei e, il giorno successivo, qui alla Scuola Normale. Sono rimasto colpito dalle parole di Alessandro Faedo, normalista, rettore in quei giorni dell’Università di Pisa, poi Presidente del CNR, parole molto attuali, anche se naturalmente molto è cambiato:

Alla Scuola arrivano giovani da ogni parte d’Italia, attratti dal prestigio del suo glorioso passato e spesso anche dal fatto che quel concorso può rappre­sentare l’unico mezzo (come per Volterra) per permettere a giovani di alto ingegno e di modeste condizioni economiche di frequentare l’Università.

Sfilano davanti agli esaminatori, giovani che hanno avuto una prepara­zione diversissima e che vengono sottoposti ad un esame accurato, non per conoscere quante cose sanno (perché ciò dipende anche dalla qualità degli inse­gnanti che hanno avuto) ma per misurare la forza del loro ingegno e la loro attitudine al pensiero scientifico.

Talvolta è sufficiente, per segnalare ciò, il lampeggiare di uno sguardo intelligente che reagisce positivamente a una domanda, anche se ad essa non sa rispondere pienamente.

Do quindi il benvenuto ai 70 nuovi allieve e allievi della Scuola Normale, tra cui 2 dei 25 alfieri del lavoro premiati pochi giorni fa dal Presidente Mattarella, sicuro che presto vi sentirete parte integrante della nostra piccola-grande comunità, e saluto tutte le studentesse e gli studenti del corso ordinario che di questa comunità fanno già parte.

La città con il più alto numero di domande che ci sono pervenute è Roma. Più in generale, ben l’83% dei nostri allievi del corso ordinario, propedeutico al conseguimento della laurea, circa 300 persone, proviene da fuori Toscana, con la Lombardia regione più rappresentata nella demografia studentesca. Questa presenza così rilevante di ragazze e ragazzi meritevoli che arrivano da fuori regione, anche da aree in cui hanno sede atenei di grande livello, mi sembra uno degli indicatori più sicuri della salute della Scuola. Così come la presenza di una parte considerevole di dottorandi provenienti dall’estero, il 20% del totale, e da nazioni avanzate quali Germania, Canada, Giappone…anche agli studenti del nostro Corso di Perfezionamento, circa 300 laureate e laureati, va il mio saluto per l’inizio di anno accademico.

Non vi nascondo naturalmente che vi sono delle criticità associate ai nostri processi di selezione, abbiamo avuto modo di parlarne recentemente nei consigli di Classe: dobbiamo migliorare la nostra performance in alcune discipline e, nonostante alcuni segnali incoraggianti, persiste un severo gender gap in altre discipline, in particolare matematica e fisica.

Sta a noi mettere anche quest’anno in campo gli strumenti più giusti per aiutare i nuovi arrivati a intraprendere un percorso di studi proficuo e dar loro gli strumenti per affrontare con successo il prosieguo delle carriere. E ci tengo a precisare che per noi questo “successo” si misura prima di tutto in termini di accrescimento della consapevolezza di sé, delle proprie capacità ma fatemi dire anche dei propri limiti, al rigore metodologico, perché continuiamo a essere convinti che una volta acquisito questo rigore, anche le carriere saranno conseguentemente di soddisfazione, quali esse siano.

Una nostra ex allieva della Classe di Lettere, Allegra Iafrate, da qualche anno funzionaria del Ministero degli Esteri in un Istituto italiano di cultura a Bruxelles, parlò proprio di questo durante un discorso di saluto ai neo diplomati che fece nel mio primo anno di Direttore. Disse: “in assoluta controtendenza rispetto a quanto oggi spesso si consiglia, sempre nell’ottica di trovare più facilmente lavoro, nessuno alla Scuola ha mai insistito per strutturare fin da subito un’erudizione a senso unico, per creare un profilo disciplinare riconoscibile e allineato ai format ministeriali. Qui non c’è stato alcun accanimento specialistico. È la Scuola, attraverso i suoi professori e attraverso la sua organizzazione, che mi ha dato licenza e mi ha indirettamente incoraggiato ad essere al contempo letterata, storica dell’arte, violinista e orientalista mancata, facendomi però intuire che con molto lavoro si poteva forse acquisire quella qualità che i nostri amati monaci medievali avrebbero chiamato subtilitas, cioè la raffinatezza del pensiero e la precisione dell’opera e diventare dei professionisti, qualunque cosa decidiate o riusciate a fare”.  

Iafrate, con il suo vissuto, ha ben descritto una delle peculiarità della Scuola Normale all’interno del sistema universitario italiano e in particolare di quello delle Scuole superiori a ordinamento speciale. Sta a noi continuare a lavorare per farci conoscere per questa specificità, come una realtà che stimola prima di tutto a essere professionisti, nello studio, nella ricerca, nell’insegnamento, nello svolgimento di qualsiasi professione, per tutto l’arco della vita. È il suggestivo lascito del filologo, governatore della Banca d’Italia e Presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi.

E nostro dovere è portare questo messaggio anche a nuove platee di potenziali futuri allievi e allieve, in maniera quanto più estesa possibile.

Lo stiamo già facendo in molti modi, per esempio sollecitando il dialogo con le scolaresche. E voglio fin d’ora ringraziare tutte le nostre ragazze e i nostri ragazzi per il loro impegno in quest’attività, impegno non scontato se pensiamo a quanto siano serrate le loro giornate, tra studio ed esami. Da anni il corpo studentesco della Scuola Normale partecipa all’organizzazione di manifestazioni quali per esempio le olimpiadi della matematica e altre competizioni internazionali, e questo circolo virtuoso, con i nostri studenti e le nostre studentesse che fanno da tutor a potenziali giovani reclute, ci aiuta a mantenere vivo il contatto con le scuole superiori italiane. 

Contatto che intendiamo sempre più focalizzare sulle giovani studentesse, per sollecitare un numero sempre più alto di ragazze a cimentarsi nelle discipline scientifiche, per alleviare una delle criticità delle quali ho già parlato. Anche se ovviamente non possiamo pensare di vedere risultati nell’immediato, molto è stato fatto quest’anno, come lo stage a cura di allieve ed ex allieve della nostra Classe di Scienze che abbiamo ospitato per le European Girls’ Mathematical Olympiad (EGMO), gara internazionale di matematica in cui competono solo ragazze; molto faremo con il progetto Ispira, che finora ha coinvolto una quarantina di scuole medie di Pisa e provincia e che ha visto 11 allieve del nostro corso di Perfezionamento presentare un tema scientifico di attualità alle scolaresche.

Un’altra azione intrapresa per metterci in contatto con le nuove generazioni è “la Normale a scuola”, nata nel periodo del lock-down. Alla terza edizione, abbiamo tenuto online nell’anno accademico 2021/2022 ben 75 diverse lezioni, molte delle quali replicate più volte, a cui hanno assistito complessivamente circa 7.000 studenti collegati da tutte le zone d’Italia. Nonostante questa iniziativa sia di tipo volontaristico, non rientrando negli obblighi didattici, solo quest’anno 41 fra docenti, ricercatori, assegnisti e, per la prima volta, allieve e allievi dell’ultimo anno del corso di PhD hanno contribuito a queste lezioni, che costituiscono per migliaia di scolaresche l’opportunità non solo di approfondire argomenti già visti, ma anche di entrare in contatto con temi non presenti nei loro programmi di studio.

L’orientamento universitario resta uno dei nostri principali strumenti di avvicinamento alle nuove generazioni. Il nostro orientamento non è finalizzato prettamente a presentare la sola offerta formativa della Scuola Normale: non è uno spot sulla Scuola, ma sull’università italiana, una vera azione di public engagement rivolta ai migliori talenti per non disperdere le loro potenzialità con scelte universitarie sbagliate. Tant’è che più della metà dei professori e delle professoresse che partecipano ai nostri corsi, per esempio quelli di quest’anno che si sono svolti a Pisa, San Miniato, Milano, Roma e Napoli, non fa parte del nostro corpo docente, ma proviene da altri atenei. Nell’ultima tornata di ammissione, inoltre, appena il 17% degli studenti e delle studentesse aspiranti a diventare allievi e allieve aveva partecipato ai nostri corsi di orientamento, la restante parte ci conosce perché…la Normale continua a rappresentare nell’immaginario collettivo, soprattutto degli insegnanti delle scuole italiane che sono i nostri maggiori e migliori promotori, tra le mete più ambite per ragazze e ragazzi dotati di grande talento per lo studio e per la ricerca. È responsabilità mia, come dei professori e delle professoresse, e di tutto il personale della Scuola, far si che continui così. In relazione all’orientamento, vorrei anche citare l’importante investimento governativo fatto nell’ambito del PNRR, è nostra intenzione partecipare anche a questa azione, portandovi la nostra esperienza ma anche valutando alcuni aggiustamenti, rispetto al modello per noi tradizionale.

Vorrei dare ora il benvenuto a professori e professoresse entrati in servizio quest’anno, o che lo faranno di qui a pochi giorni: per gli ordinari, la professoressa di Archeologia classica Barbara Elisabeth Borg, il professore di Fisica della materia Vittorio Giovannetti; per gli associati, Emanuele Berti - Lingua e letteratura latina, Giuseppe Brancato - Chimica fisica, Marco Deseriis - Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Franco Ligabue - Fisica sperimentale, Stefano Luin - Fisica della materia, Andrea Mennucci - Analisi matematica, Francesco Raimondi - Biologia molecolare. Auguro a voi tutti di lavorare con passione e dedizione per il bene della Scuola Normale. Saluto anche la squadra che compone la governance della Scuola e che ha condiviso con me gli oneri dell’impegno istituzionale: il Vice-Direttore, Mario Piazza, i Presidi Andrea Ferrara della Classe di Scienze, Stefano Carrai della Classe di Lettere, Guglielmo Meardi della Classe di Scienze politico-sociali. Saluto i prorettori e i delegati della Scuola, il presidente dell’Istituto di Studi Avanzati Carlo Azeglio Ciampi, Mario Pianta, il Segretario Generale Enrico Periti, e il nostro dirigente Daniele Altamore.

La Scuola Normale Superiore copre prevalentemente ambiti disciplinari riconducibili alla ricerca fondamentale, che, come sapete, è volta a conseguire in primo luogo il progresso della conoscenza scientifica - sia essa nelle cosiddette scienze dure (fisica, matematica, biologia, chimica), sia in campo umanistico e delle scienze sociali (ovvero storia, letteratura, filosofia, scienze politiche, filologia, storia dell’arte…). Un grande filologo e critico letterario, ex allievo della Scuola, Pietro Citati, scomparso quest’anno a luglio, ha descritto benissimo l’essenza di questo tipo di ricerca rievocando proprio gli anni della sua formazione in Normale: “Avevo il sogno infantile della scienza pura - scrive Citati -: la ricerca appassionata, acuminata, spassionata della verità, quale essa sia”. Non credo che possa esserci definizione migliore di quello che dovrebbe essere il fine ultimo della Scuola Normale.

Cito la scienziata e direttrice generale del CERN, Fabiola Gianotti: “Ricerca scientifica e sviluppi tecnologici sono la linfa e l’anima del progresso e la rinascita economica del paese e dell’intero continente passa attraverso investimenti nella ricerca di base”.

La distinzione tra ricerca pura o fondamentale e ricerca applicata, e le strategie di finanziamento, sono stati alcuni dei temi trattati dal Tavolo tecnico per una Strategia italiana in materia di ricerca fondamentale, un gruppo interdisciplinare di 10 esperti istituito dal MUR in marzo, da me coordinato, che ha visto anche la collaborazione del premio Nobel Giorgio Parisi e che ha prodotto un primo documento in luglio, un piano quinquennale che copre gli anni dal 2023 al 2027. Saluto qui nuovamente Mario Pianta, che è stato con me uno degli esperti e il cui supporto da economista è stato fondamentale. Quali sono i temi che abbiamo affrontato? Ricerca fondamentale versus ricerca applicata; lo “scalino” del 2026, l'investimento in capitale umano.

Pur riconoscendo che la distinzione tra ricerca fondamentale e applicata è spesso soggettiva, labile e fortemente variabile nel tempo - pensiamo ad esempio a tutta la matematica e la fisica necessarie per le tecnologie e le strumentazioni nei campi dell’informatica, delle telecomunicazioni, dei trasporti, al settore emergente dell’intelligenza artificiale, al calcolo quantistico che ha visto pochi giorni fa l’attribuzione di un premio Nobel, pur ammettendo che la distinzione è labile non si può non riconoscere nel PNRR uno sbilanciamento a favore della ricerca industriale e applicata. Proponiamo quindi nel documento azioni di riequilibrio, in particolare con azioni sui bandi PRIN e FIS.

Immagine rimossa.Un altro tema, sempre legato al PNRR, è lo scalino che andrà a determinarsi nel 2026, senza azioni correttive, al termine del PNRR. Uno scalino ci sarà comunque, ma senza azioni correttive si rischierebbe di portare il rapporto tra spesa pubblica per ricerca e sviluppo e PIL ai livelli infimi del 2009, mentre sarebbe necessario restare almeno a livello del 0,7% del PIL per entrare in un ordine di grandezza paragonabile a quello di altri paesi più virtuosi. Abbiamo quindi proposto un investimento aggiuntivo nel quinquennio, progressivo e volto a compensare questo scalino, anche per stabilizzare l’investimento in capitale umano che comunque verrà fatto nell’ambito del PNRR, ma solo su posizioni a tempo determinato.

In queste ultime settimane l’Accademia dei Lincei si è fatta carico di promuovere una proposta, della quale anche io sono firmatario, affinché nelle agende di tutti i governi italiani, in modo bipartisan e quindi indipendentemente dall’area politica, possa essere presente una programmazione pluriennale che stabilizzi la spesa pubblica per ricerca e sviluppo, anche perché il mondo della ricerca non può prescindere da una programmazione pluriennale.

Chiudo questo capitolo per ricordare, ancora una volta, quanto investimenti di questo tipo sarebbero fondamentali per il futuro del paese. Sappiamo che scarsi finanziamenti e bassi stipendi fanno sì che molti dottori di ricerca italiani, il cui numero è molto diminuito nel corso degli anni, si trasferiscono all’estero spesso non per una specializzazione temporanea, ma definitivamente.

Lo vediamo anche alla Scuola Normale: lo scorso luglio abbiamo consegnato il diploma di licenza normalista agli allievi e alle allieve entrati nel 2016. Ebbene, colpisce che circa un terzo dei neo diplomati, si sia candidato e abbia ottenuto un posto di dottorato in università e istituti all’estero. Certo, sapere che gli allievi e le allieve che qui si formano ottengono borse in centri di grande prestigio quali Università Humboldt di Berlino, Università di Oxford, Ludwig-Maximilian-Universität di Monaco, EPFL Losanna, ETH Zurigo, Columbia University, EMBL Heidelberg e altri ancora da un lato ci rende orgogliosi, perché lo giudichiamo un altro indice della qualità della nostra formazione, ma dall’altro ci induce a riflettere su un meccanismo che rischia di sottrarre al paese alcune delle migliori risorse, senza meccanismi che agevolino il rientro. Va comunque detto, e qui vorrei guardare il bicchiere mezzo pieno, che la rete dei nostri allievi all’estero è comunque un grande volano di sviluppo anche per le ricerche e le collaborazioni svolte qui, a Pisa o in Italia, e che recentemente incentivi fiscali e meccanismi di accelerazione delle carriere hanno iniziato a produrre qualche effetto positivo di rientro o di attrazione verso l’Italia.

Fa ovviamente piacere vedere come i normalisti si distinguono nel mondo: pensiamo, per citare esempi recenti nel solo ambito della fisica e cosmologia, a Marco Velli, full professor all’Università di Los Angeles e coordinatore scientifico della missione Parker Solar Probe, la sonda della NASA prima in assoluto a entrare nella corona solare; oppure Massimo Stiavelli, alla guida del team di 300 scienziati che ha realizzato il James Webb Space Telescope, il più grande telescopio messo in orbita alle cui rilevazioni sulle prime galassie formatesi nell’universo lavora anche il gruppo di Cosmologia della Scuola Normale; a Teresa Fornaro, l’astrobiologa tra i 13 studiosi scelti dalla Nasa per scoprire i segreti su Marte con il rover Perseverance.

Pensiamo ai tanti umanisti e umaniste con incarichi di insegnamento nei dipartimenti di prestigiose università internazionali: Laura Castelli in quello di studi classici all’Università di Cambridge, Stefania Tutino in quello di storia all’University of California di Los Angeles, Barbara Carnevali in quello di filosofia all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, Alessandro Giammei in quello di Studi italiani a Yale.

La Classe di scienze politico-sociali, pur di recente istituzione, non ha mancato di distinguersi. Penso alla collaborazione consolidata con la Regione, per il V rapporto sui fenomeni di infiltrazione in Toscana della criminalità organizzata, a 3 importanti finanziamenti della Commissione Europea, alle candidature per accogliere ricercatori e ricercatrici con borse Marie Sklodowska-Curie, per studi su nuove sfide della democrazia di fronte ai cambiamenti demografici, tecnologici e ambientali. La ricerca della classe si conferma così al servizio della comprensione di come le forme di partecipazione e governo si possono adeguare a sfide che richiedono deliberazioni su scale geografiche e temporali diverse da quelle per cui le nostre istituzioni erano state create.

Tornando al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il nostro coinvolgimento nei progetti è molto ampio, se rapportato alle dimensioni della Scuola, e certamente questa sarà una sfida non solo sul piano della ricerca, ma anche su quello della governance, nei prossimi anni. Riusciremo ad aumentare in modo significativo sia il numero di posti di dottorato, che il personale di ricerca e la dotazione infrastrutturale, grazie a:

• L’ecosistema dell’innovazione “THE - Tuscany Health Ecosystem”, in cui la Scuola è leader del settore Biotechnologies and imaging in neuroscience, coordinato da Antonino Cattaneo e affiliata del settore Nanotechnologies for diagnosis and therapy, con referenti Fabio Beltram e Francesco Cardarelli 

Il Centro Nazionale di Ricerca in High Performance Computing, Big Data e Quantum Computing che, proposto dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, conta 51 membri fondatori su tutto il territorio nazionale.

• I partenariati estesi grazie a progetti che vedono coinvolti in particolare Fabio Beltram con il progetto NQSTI (National Quantum Science and Technology Institute), Alessandro Schiesaro con il progetto CHANGES (Cultural Heritage Active innovation for Next-GEn Sustainable Society) e Fosca Giannotti con il progetto FAIR (Future Artificial Intelligence Research).

Naturalmente lo sviluppo di questa attività e più in generale di tutta la progettualità della Scuola saranno possibili solo con l’apporto del personale tecnico-amministrativo. Grazie a un mandato specifico dato al Segretario Generale Enrico Periti abbiamo varato un piano triennale di reclutamento del personale tecnico-amministrativo molto ambizioso, che va ben al di là del turn over. Per parte mia, nel rispetto dei ruoli, il mio impegno è quello di continuare a seguire in prima persona a tutti gli incontri sindacali, siano essi di contrattazione o di concertazione. Penso che i vari importanti accordi chiusi in questi tre anni siano una testimonianza del mio impegno anche su questo fronte.

Peraltro, non ci sottrarremo allo sforzo di individuare altri possibili settori di crescita, sul piano dell’organico ma anche degli incentivi per il personale tecnico amministrativo, come nel recente passato con il finanziamento MUR alle nostre due Classi accademiche di Lettere e Scienze nell’ambito dei Dipartimenti di Eccellenza, finanziamenti che mi auguro potranno essere replicati nel quinquennio 2023-2027 per la  “Classe di Lettere e Filosofia” con un progetto su L’Europa e le altre civiltà, con particolare attenzione al rapporto culturale oriente e occidente, coordinato da Flavio Fergonzi, e per la “Classe di Scienze” con il progetto La Creazione di un Quantum Information Center inclusivo di tutte le aree scientifiche della Classe, coordinato da Franco Flandoli. Come già fu cinque anni fa, la genesi di questi progetti è lo stimolo per collaborazioni interdisciplinari all’interno delle Classi che ci fanno ben capire quanto è ancora funzionale la nostra articolazione interna, basata appunto sulle tre Classi accademiche, le due pisane e quella fiorentina.

 Ricordiamo inoltre i moltissimi finanziamenti per progetti di alto livello scientifico che i professori e i ricercatori presenti nei nostri organici riescono ad aggiudicarsi: solo nell’anno in corso, per esempio, per citare solo gli ERC, i più elitari finanziamenti europei alla ricerca, 1.200.000 euro a Stefano Carniani per un progetto di cosmologia riguardante lo studio dei venti nelle prime galassie dell’universo, 1.800.000 euro a Franco Flandoli per un progetto di fluidodinamica, 2.500.000 euro a Barbara Borg, la professoressa di archeologia arrivata a luglio dall’università di Exeter in Inghilterra, per uno studio sulle iscrizioni antiche, senza contare i 12 ERC precedentemente ottenuti a partire dal 2007, alcuni ancora in corso.

Questi premi sono testimonianza dell’alta qualità della ricerca della Scuola Normale, così come il posizionamento in determinati Ranking internazionali che utilizzano indicatori di tipo intensivo più che estensivo. Non dobbiamo in nessun modo considerare questi strumenti, le classifiche sulle migliori università del mondo, come indicatori reali per decretare la salute o meno della nostra istituzione: molte sono le variabili imponderabili e i potenziali conflitti di interesse che determinano andamenti lusinghieri o frustranti. Per esempio, la Scuola Normale è entrata quest’anno direttamente in quinta posizione a livello mondiale in una speciale classifica, quella delle best small universities redatta dal Times Higher Education, in cui primeggia il California Institute of Technology, con Normale prima in Europa. Un risultato gratificante se non fosse che non è accaduto nulla di particolarmente rilevante per cui la Scuola Normale, nell’anno domini 2022, sia da considerare tra le migliori 5 piccole università del mondo, mentre lo scorso anno non compariva neppure in questa graduatoria: small eravamo e small, anzi forse un poco meno, siamo rimasti. Ciò detto, nonostante i limiti di alcune modalità di valutazione e la variabilità nel tempo degli esiti, alcuni dei parametri impiegati nei ranking (output di ricerca, reputazione accademica, rapporto studenti/docenti) hanno una chiara correlazione con l’eccellenza accademica e, se interpretati e usati correttamente, possono fungere da stimoli per il miglioramento. Sicuramente continueremo a monitorare l’andamento di classifiche più attente alla qualità dei numeri, come lo Shanghai rating, in cui nella classifica PCP, pro capita performance, la Scuola risulta decima al mondo e terza in Europa (se continuiamo a includervi il Regno Unito!).

Piccoli, ma significativi cambiamenti della nostra legislazione interna sono avvenuti in quest’ultimo anno, altri dovranno essere compiuti a breve. Tra i primi, alcuni riguardanti il nostro Statuto, la nostra “carta costituzionale”. Nella nuova versione, elaborata dopo un lungo e partecipato processo tra la fine del 2021 e l’inizio di quest’anno, e che ha visto un sostanziale aumento delle rappresentanze negli organi, per la prima volta compare la parola Direttrice, accanto a quella di Direttore, così come professoressa accanto a professore, e allieva accanto ad allievo. Un segnale di discontinuità con il passato, un testo che prevede il maschile e il femminile per i sostantivi che designano tutte le varie componenti accademiche, ma non solo, e che gradualmente stiamo estendendo a tutti i regolamenti interni. Vedo questo anche come un augurio affinché si possa eleggere un giorno una Direttrice della Scuola Normale. Anche questa modifica è frutto del Gender Equality Plan, il piano elaborato da qui al 2024 per arrivare a un più ampio equilibrio di genere. Questo documento, anch’esso esito di un percorso partecipato che ha visto coinvolte tutte le componenti della Scuola, sarà però lettera morta se non si articolerà nel perseguimento di obiettivi chiari e misurabili che assicurino valutazioni eque e trasparenti, e su questo invito la governance, ma anche tutta l’amministrazione, ad aiutarmi a trovare gli strumenti idonei per innestare buone pratiche volte al conseguimento di un maggior equilibrio di genere alla Scuola Normale.

Altre sfide che abbiamo davanti, impossibili senza la collaborazione di tutti, riguardano il risparmio energetico, per il quale abbiamo predisposto un piano di azioni specifiche e una apposita campagna di sensibilizzazione, e la sicurezza informatica. Dopo i recenti attacchi informatici che hanno toccato in parte anche la Scuola, abbiamo rafforzato i meccanismi di autenticazione e di controllo a tutela delle nostre reti, e il recente accordo con la Polizia Postale Toscana va inteso nell’ottica di un’ulteriore attenzione a un tema così delicato, su cui non va mai abbassata la guardia. Sono tutte sfide che certamente dovranno essere affrontate con lo stesso spirito collaborativo che ha contraddistinto la nostra comunità in questi anni di covid. Parlando di Informatica in termini più positivi, vorrei in questa occasione ricordare che se Pisa è stata pioniera nel calcolo elettronico e poi nei collegamenti internet, come anche recentemente è stato ricordato in occasione dell’Internet Festival, è anche grazie alle intuizioni di Alessandro Faedo e alla direzione degli istituti del Calcolo da parte di Gianfranco Capriz. Gianfranco Capriz ci ha lasciato il 10 ottobre, proprio pochi giorni fa e pochi giorni prima di compiere 97 anni.

Entrambe le emergenze che vi ho citato sono più o meno direttamente legate anche a quella derivante dalla guerra in Ucraina. Come istituzione accademica non possiamo restare insensibili e abbiamo cercato di dare il nostro piccolo contributo, sia con la comprensione dei fenomeni in atto, vorrei qui ricordare i vari interventi nel dibattito pubblico di Silvio Pons,

storico, Presidente della Fondazione Gramsci e attento studioso del mondo sovietico, sia con attività di sostegno verso selezionati studiosi ucraini e russi. L’invasione da un lato, la repressione del dissenso dall’altro pongono infatti gli uni e gli altri in situazioni di grande difficoltà e sofferenza.

A proposito del nuovo Statuto, la Scuola Superiore Sant’Anna è nostro “interlocutore privilegiato per le attività di ricerca, formazione, Terza Missione” (ricordo che a Firenze stiamo sperimentando il conferimento di titoli di studio congiunti e la forte collaborazione in atto nel network Europeo EELISA), e ringrazio quindi la rettrice Sabina Nuti per i continui scambi, che nascono dalla similarità e complementarietà delle nostre Scuole. 

Accanto a questo, abbiamo introdotto nello stesso articolo dello Statuto dove si parla di questo rapporto privilegiato uno specifico riferimento volto a promuovere la collaborazione istituzionale con le altre Scuole a ordinamento speciale. È il presupposto normativo interno per la creazione di una rete delle Scuole superiori universitarie a ordinamento speciale, che comprenda Normale e S.Anna qui a Pisa, IMT a Lucca, GSSI a L’Aquila, IUSS a Pavia, SISSA a Trieste, cui potrebbe aggiungersi la Scuola Superiore Meridionale a Napoli, una rete che vada oltre l’esperienza della Federazione a tre. Proprio per parlare di questi temi e per costruire questo processo, che ha già dato frutti negli ultimissimi anni, abbiamo avuto una riunione a Lucca pochi giorni fa, il 14. Molti sono i legami che ci legano, dalla selezione degli allievi, alla ricerca come cardine delle attività; dall’alto tasso di produttività del personale docente, al numero contingentato di allievi. Siamo realtà accademiche diverse dalle università generaliste, con un ruolo complementare rispetto a loro, e con le quali è convenienza di tutti fare sistema, tra di noi e con loro.

Anche su queste tematiche sarà chiamato a pronunciarsi il nuovo nucleo di valutazione della Scuola Normale, presieduto da una personalità di grande esperienza accademica e nel mondo delle istituzioni, quale il Prof. Stefano Fantoni, presidente della Fondazione Internazionale Trieste per il Progresso e la Libertà delle Scienze, e già Presidente dell’ANVUR. Approfitto per salutare anche l’Associazione Amici della Scuola Normale Superiore, che tanto ci supporta nei nostri progetti didattici, di ricerca, e culturali, e in particolare il suo Presidente Salvatore Rossi eletto quest’anno.

Dobbiamo guardare all’apertura e alla condivisione, pensando innanzitutto al patrimonio di conoscenze sviluppate al nostro interno da mettere a disposizione della società. Ecco perché la Scuola Normale ha incluso lo sviluppo dell’Open Science nel proprio Piano programmatico di sviluppo 2019-2024. Scienza Aperta significa infatti disseminazione delle pubblicazioni e condivisione dei dati, persino in certi ambiti scientifici del software, per favorire la trasparenza nel processo di ricerca e la piena fruizione dei risultati, per preparare i futuri giovani ricercatori a essere competitivi in Europa e nel mondo. Stiamo muovendoci con forza in questa direzione, per questo, abbiamo fatto in modo che il piano formativo degli allievi PhD sia arricchito da un corso, in italiano e in inglese, sui temi dell’Open Science e sulla gestione dei dati della ricerca.

Nell’ambito di quello che io chiamo l’ecosistema pisano della ricerca, credo che Scuola Normale, Scuola Superiore Sant’Anna, Università di Pisa debbano dialogare sempre nell’ottica di una collaborazione e anche virtuosa competizione, come sintetizzato dalla sincrasi coopetition. Molto ci unisce e continuerà a unirci anche in questo anno accademico a partire dai dottorati e dalle lauree congiunte, dagli accordi didattici e di ricerca, dai centri scientifici in comune, non solo nell’ambito del PNRR: recentemente i tre atenei pisani hanno inaugurato anche uno sportello unico sul fronte della prevenzione delle forme di violenza, mobbing e discriminazione. Tutto questo senza dimenticare la grande sinergia con il CNR, e spostandosi appena di qualche chilometro con la Scuola IMT di Lucca (e saluto il Rettore Rocco De Nicola), soprattutto su temi quali Big Data e Intelligenza Artificiale. Tutto questo ci lega in una forma di cooperazione a mio parere sempre più necessaria e sono convinto che questo stesso spirito animerà le nostre relazioni anche nel prossimo futuro, e colgo l’occasione per salutare il rettore Paolo Mancarella, con il quale vi è stata piena sintonia e collaborazione in questi anni e per felicitarmi con il nuovo rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi per la recentissima nomina.

Un’altra collaborazione a livello cittadino vede impegnata la Scuola con la Fondazione Pisa e la Scuola Normale per una proposta di valorizzazione culturale di Piazza dei Cavalieri e del suo patrimonio storico-artistico, che coniugherà ricerche scientifiche e divulgazione di alto livello, e che vede la partecipazione di diverse istituzioni quali la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno e l’Archivio di Stato di Pisa. Di questo specifico progetto a cura della professoressa Lucia Simonato, avremo occasione di parlare in un evento pubblico il prossimo 5 novembre.

Vorrei poi menzionare altre significative collaborazioni in atto della Scuola, limitandomi però solo a quelle più recenti e alle prossime novità perché sarebbe impossibile menzionarle tutte: quella con CONSOB per il monitoraggio sull’ordinato svolgimento delle negoziazioni di mercato grazie a specifici algoritmi sviluppati da nostri matematici e informatici; tra il Laboratorio di Biologia Bio@SNS e l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Fondazione Stella Maris per programmi congiunti di ricerca biomedica, collaborazione inaugurata proprio quest’anno; quella con l’Unione Industriale Pisana, rinnovata di recente; il progetto “TOSCANA X.0 - Toscana DHI Digital Innovation Hub” che coinvolge CNR, Scuola Sant'Anna, Scuola IMT, i tre Atenei toscani per la creazione di un Hub a supporto della trasformazione digitale delle piccole e medie imprese e delle organizzazioni pubbliche e in cui la Scuola contribuirà mediante il proprio Centro High Performance Computing.

Proprio in questo mese di ottobre stiamo finalizzando gli atti per la concessione alla Scuola di un importante edificio di proprietà della Regione Toscana. Si tratta di una palazzina ubicata in Via Roma, a ridosso del Ponte Solferino, risalente a fine ottocento e di oltre mille metri quadri distribuiti su tre piani. Grazie alla concessione in uso sostanzialmente gratuito, questo palazzo diventa un altro, importante, elemento della Normale nel centro della città di Pisa, già praticamente pronto per l’uso, con nuovi spazi per i nostri dottorandi e per i nostri gruppi di ricerca. L’operazione, avviata dal precedente Direttore Vincenzo Barone e dal Presidente Enrico Rossi, è stata finalmente portata a termine grazie alla fattiva collaborazione degli uffici edilizia delle due istituzioni. Vorrei ringraziare il Presidente Giani, per la continuità di indirizzo su questo impegno preso con la Scuola e il Presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo per il suo diretto interessamento affinché la vicenda potesse concludersi in queste settimane. Nel momento fatidico della riapertura, nei primissimi mesi del prossimo anno, spero potremo organizzare un evento pubblico di inaugurazione con i Presidenti Giani e Mazzeo e con l’Assessora Nardini.

 E proprio quest’oggi - e mi avvio a concludere - inauguriamo la mostra Le vite del marmo. Sculture del Museo Archeologico Nazionale di Firenze nella Villa Corsini a Castello, a cura di Gianfranco Adornato presso lo spazio della Torre del Conte Ugolino, nel Palazzo dell’Orologio. Invito tutti i nostri ospiti più tardi a visitare l’esposizione, resa possibile anche da un contributo dell’Associazione Amici della Scuola: essa intende raccontare le vite, o meglio la biografia, di alcune opere selezionate dalla “Sezione distaccata della Scultura Antica” del Museo Archeologico di Firenze ospitata a Villa Corsini a Castello, mostrando al visitatore le metodologie di studio adottate. L’intento è quello di far vedere come anche opere d’arte anche danneggiate possono raccontarci stimolanti storie, che arricchiscono notevolmente non solo la conoscenza storico-artistica ma anche quella tecnico-scientifica delle sculture.

Questa giornata si protrarrà poi al Teatro Verdi di Pisa, per il primo appuntamento della nostra rassegna di musica classica, la 56-sima, che si svolge fino a giugno proprio al Verdi e in parte in questa Sala. Il concerto è a ingresso libero, grazie al generoso contributo della Fondazione Pisa, partner istituzionale dei Concerti della Normale. Fantasie di Vivaldi saranno interpretate dal violinista Fabio Biondi e dall’Orchestra Europa Galante. Siete tutti invitati a questo concerto così festoso e benaugurale.


Lascio adesso la parola alle lectio di Barbara Gallavotti e di Telmo Pievani e agli interventi delle alumnae Alessia Rastelli e Larissa Meier, e dell’alumno Davide Decataldo.

Ancora salutandovi e rivolgendo alla Nostra Scuola lo stesso augurio che Delio Cantimori pronunciò nel celebrarne il 150° anniversario della Fondazione, esto perpetua, dichiaro aperto l’anno accademico 2022/2023.

Luigi Ambrosio, 18/10/2022