di Francesca Biagini*

Oggi sono stata invitata a fare un vero e proprio intervento, addirittura in italiano, mentre normalmente uso l’inglese o il tedesco.

Di cosa vi parlerò?

Ho deciso di parlarvi del mio inizio in retrospettiva, ovvero di come la mia esperienza alla Scuola Normale abbia influenzato la mia carriera successiva fino alla mia carica di Pro-Rettore presso l’Università di Monaco di Baviera, la Ludwig-Maximilians Universität München, in breve LMU.

Allora, facciamo un passo indietro e ricominciamo dalle presentazioni.

Mi chiamo Francesca Biagini, sono nata a Pistoia nel lontanissimo 1973 (per questo sentite un leggerissimo accento toscano che molti anni all’estero non hanno redento). Dal 2005 sono professore di matematica (matematica applicata per la precisione teutonica) presso l'Università di Monaco di Baviera, la Ludwig-Maximilians Universität München. 

Prima avevo lavorato come giovane ricercatrice presso il Dipartimento di Matematica dell’Università di Bologna dal 1999 al 2005. 
Poi dall’ottobre 2005 sono entrata come Professore Associato e poi dal 2009 ho ottenuto la Lehrstuhl, ovvero la Cattedra da Ordinario. Dall’ottobre 2019 sono stata chiamata dal Presidente della LMU prof Bernd Huber (anche lui un economista) a fare parte del suo team. Sono diventata Prorettrice, tedesco Vize-Präsidentin, agli Affari Internazionali e alla Diversità.

Ma come mai sono qui oggi?

Perché cari ragazzi e ragazze, io ho studiato matematica e ho fatto il perfezionamento alla Scuola Normale!

Io sono una normalista!

E guardate che non dico "ho fatto la SNS, sono stata alla SNS, sono stata normalista".., ma uso l'indicativo presente. E così quando tra qualche anno incontrerete qualche vecchio allievo della scuola, non gli chiederete con quell’occhio un pò torvo che la sa lunga "ma te hai fatto la Normale", ma più probabilmente "ma anche te sei normalista"?

Aver avuto il privilegio di essere allievo qui rimane un'appartenenza per tutta la vita. Quando per la prima volta ho salito le scale della Scuola, era nel lontano 1992 per andare a far l'esame orale perché avevo superato la prova scritta. Premetto che fin da bambina volevo fare ricerca in matematica ed avevo il sogno di entrare alla Normale.

Sicché potete immaginare con che cuoricino (si direbbe in Toscana) salii quel giorno la scalinata di marmo. Arrivata su, mi accolse una signora elegantissima, che poi venni a sapere fosse la temutissima segretaria della Normale, la sig.ra Piccini.
“Venga Biagini la stanno aspettando”. Poi poco più avanti, un professore o forse un assistente: “Ah, ecco la Biagini”. Io molto impressionata, pensai che si ricordassero di tutti i nomi degli esaminandi..Invece tutti sapevano come mi chiamavo perché ero l’unica ragazza che aveva passato la prove scritta per matematica!!

Insomma andò bene e cominciai questa mia meravigliosa esperienza qui.

Quell’anno entrammo in tanti alla Classe di Scienze, ne furono presi 4 più del solito, e c’erano addirittura una ragazza a Fisica (Anna), due ragazze a Biologia (Elisa e Graziella) ed io a Matematica. Un trionfo di diversità di genere nel lontano 1992.

L'inizio fu molto difficile. Tanto per cominciare mi persi la riunione di introduzione perché io non sapevo ancora che le comunicazioni di lezioni ed eventi avvenivano attraverso dei minuscoli fogliettini attaccati alla bacheca all'ingresso della Scuola, (altro che gruppino whatsapp, pagine web, ect). Quindi mi persi il primo incontro.

Poi cominciarono le lezioni (anche quelle all'Università di Pisa) e fu chiaro che il livello dell'insegnamento e delle prestazioni richieste era molto diverso da quello cui ero abituata fino ad allora.

Per metterci tutti in pari e creare anche uno spirito di gruppo, ci fu fatto seguire il corso di Analisi del Prof Conti, che in due mesi copriva i temi di Analisi 1, 2 ed anche un pò 3. Cominciava alle 5 di sera quando le campane di Piazza dei Cavalieri battevano i loro tocchi e finiva alle 7, tutti i giorni.

Chiudeva una giornatina di 12 ore che spesso cominciava alle 7 di mattina con il corso di inglese, proseguiva poi con le lezioni all'università di Pisa per appunto terminare in bellezza con il corso di calcolo.

Io  rimanevo incantata da tutte queste lezioni di matematica, dal simbolismo perfetto, dalla complessità del ragionamento. 
Allo stesso tempo mi sentivo un po' vaso di coccio tra vasi di ferro (perdonatemi la citazione manzoniana) lontana da casa, in mezzo a tutti quei geni.

Ho visto che oggi la Scuola offre molti servizi in più, anche di supporto psicologico, che ai miei tempi non esistevano.

Comunque proni sui tavolacci a studiare, stringendo i denti e con determinazione, alla fine del semestre eravamo veramente diventati un gruppo compatto.

Chi eravamo?

Beh, tutti ragazzi provenienti da normali famiglie italiane, pochissimi con genitori accademici, alcuni diciamolo venivano da situazioni simili a quelle descritte nel libro "L’amica geniale". 

Basta pensare alla mia famiglia.

Mia mamma che era una bambina di campagna del secondo dopoguerra non ha potuto studiare per mancanza di mezzi.

La mia bisnonna si recò a piedi da sola percorrendo chilometri nel bosco per fare l'esame di terza elementare (ad 8 anni) scappando letteralmente dalla famiglia che glielo voleva proibire.

Io invece sono potuta diventare professore ordinario in matematica presso una delle migliori Università della Germania e mi è stato fatto addirittura l'onore di esserne eletta Prorettore. E questo grazie alla formazione scientifica e personale "regalatami" dalla Scuola Normale.

La scuola Normale è servita negli anni come ascensore sociale per molti giovani di talento. Questo secondo me è sempre stato un suo grandissimo  merito.

Questa Scuola non solo ha regalato all'Italia due Presidenti della Repubblica, tre premi Nobel ed una medaglie Fields (io direi una e mezzo..), ma  ha formato buona parte della classe accademica e manageriale in Italia e all'estero.

Questa istituzione ha dato un contributo fondamentale nel riconoscere e promuovere talenti in ambito scientifico ed umanistico e per la loro formazione.

In che modo?

Prima di tutto si riceve qui una formazione scientifica ed umanistica di eccellenza. I corsi, ma anche le personalità che si incontrano, sono veramente eccezionali (nel senso che derogano dalla norma).

Ai miei tempi si poteva trovare tutte le mattine nell'atrio del Timpano, uno dei collegi, il professore Ennio De Giorgi, che appunto risiedeva lì.

Ennio De Giorgi è stato uno dei più grandi matematici italiani. Tanto per dirne una, nel 1969  risolse con  Enrico Bombieri ed Enrico Giusti la congettura di Bernstein sulle superficie minime in dimensione 8, che poi valse la medaglia Fields ad Enrico Bombieri.

(In realtà anche Ennio De Giorgi ne avrebbe meritata una per aver risolto 19th Hilbert problem on the regularity of solutions of elliptic partial differential equations.)

Poi nelle lezioni, in cui si partecipa in pochi, si ha modo di stabilire un contatto diretto con i professori, che quindi possono a loro volta pretendere tantissimo ed andare alla velocità della luce.

Mi ricordo ancora gli scambi durante le lezioni del Prof. Corrado De Concini in geometria algebrica cui partecipava uno sparuto gruppo di fedelissimi, eravamo oramai già avanti con gli studi (e poi si trattava di un corso veramente avanzato) o lezioni su strutture matematiche della fisica quantistica del prof Strocchi, uno dei corsi di fisica da me più amato. Per tacer di tutti gli altri per ragioni di brevità.

Quindi alla Scuola Normale si promuovono i talenti e si pretende tantissimo dagli allievi.

In tedesco la differenza tra pretendere e promuovere sta in una vocale nel verbo fordern (pretendere) e fördern (promuovere).

Su questo filo di rasoio si completa/muove la formazione alla Normale.

Ma la Normale non offre solo eccellenza scientifica ed accademica. Qui si imparano le lingue, si può fare sport, seguire i concerti, partecipare ai molti eventi organizzati dalla Scuola,ora ho visto che si fa anche del teatro.

E soprattutto tra una partitina di scacchi ed un pranzo alla mensa, si può partecipare alla grande comunità della scuola Normale, si può vivere non alla ma la Scuola Normale!

Un grosso vantaggio culturale che offre la Scuola è di ospitare studenti di tutte le discipline che quindi possono entrare in stretto contatto e generare anche senza rendersene conto, un grande scambio culturale ed umano.

Io per esempio ho trovato qui i miei migliori amici, che conosco ormai da trent'anni.

Che entusiasmo, ragazzi, e come direbbe Giannino Stoppani nel Giornalino di Gian Burrasca, "Qual comunanza di spiriti!".

Un regalo per tutta la vita.

Uno dei miei migliori amici, Luca Foresti, mi chiese ad un certo punto se me la sentissi di candidarmi come rappresentante degli studenti.

Accettai e mi trovai pure a participare alle riunioni del Consiglio della Scuola. Devo dire che ho sempre trovato/vissuto la Scuola Normale come un ambiente altamente democratico.

Sia nel rapporto con gli altri studenti che con il collegio dei docenti.

Anche qui vi racconto un aneddoto su come si svolgevano le assemblee degli studenti.

Alcune volte la classe di scienze e quella di lettere e filosofia tenevano assemblee in parallele ma separate. Da noi, nella classe di scienze, vigeva la regola: si espone il problema, un intervento a favore, uno  contro e poi si vota. In un'ora si era già finito. L'altra metà della grande aula, la classe di lettere,  continuava ad oltranza...

Non vi dico poi quello che succedeva quando si facevano tutti insieme..

Insomma, quello che si direbbe oggi un clash delle culture; ma si imparava a discutere, a confrontarsi con opinioni diverse, ad argomentare per le proprie convinzioni, ed a rispettare le posizioni degli altri.

Erano proprio queste differenze, questa varietà  a rendere il tutto particolarmente interessante alla Scuola Normale.

Per usare le parole del Presidente del Consiglio per descrivere i comuni italiani, questa magnifica varietà.

Questo mi porta ad un tema che mi sta molto a cuore come Prorettore agli Affari Internazionali e alla Diversità, ovvero la diversità, la varietà  come motore di eccellenza nella ricerca, nell'insegnamento e nella vita accademica in generale.

Per me è fondamentale riportare nelle mia linea alla LMU quello che ho imparato qui:

1. promuovere i talenti e fornire loro le condizioni per poter esprimere appieno il loro potenziale.

 2. pretendere rispetto, partecipazione ed impegno da parte di tutti i membri della LMU Comunity.

Ma ora torniamo a noi per le conclusioni.

Avrei potuto diventare quello che sono oggi senza la Scuola Normale?

Per me la risposta è no.

Per vari motivi: la formazione matematica, le lingue (alla SNS ho imparato sia il tedesco che il francese). ln generale la forma mentis attraverso tutti vari aspetti che ho evidenziato finora in questa presentazione.

Ma soprattutto l’esperienza alla scuola Normale mi ha donato fiducia e determinazione. Non è stato un percorso facile, ma di grande impegno, sacrificio (una parola quasi tabù oggi giorno).

Ho avuto problemi, son caduta (o come si direbbe in Toscana son cascata) tante volte. Ma si sa, l’importante non è cadere, ma rialzarsi.

Questo per me è sempre stato possibile grazie alla mia famiglia,  agli amici e compagni della Normale, e a molti professori sia della Scuola che dell'Università di Pisa, che colgo l'occasione di ringraziare di cuore.

E soprattutto grazie agli insegnamenti che ho ricevuto qui.

Per questo voglio ringraziare la Scuola Normale come Istituzione che ha avuto il coraggio  ornai da più di due secoli di forgiare un'élite, di portare avanti un ideale di eccellenza, duro lavoro, serietà ed onestà intellettuale.

Concludo di nuovo con un aneddoto.

Un giorno c'era un problema riguardante la Sig.ra Natalina, che faceva le pulizie al mio collegio, l'Acconci.

Un'altra ditta aveva vinto l'appalto e non la volevamo riconfermare con grande disappunto di tutti i noi studenti, che la adoravamo.

La Natalina con la sua bontà e dedizione era il nostro angelo.

Insomma, siccome mi è stato insegnato in famiglia ad aiutare i più deboli, mi decisi ad andare a protestare e mi recai un po' titubante a parlare con il Direttore  il Prof Emilio Picasso, che era stato a lungo direttore del CERN.

Il quale mi spiegò che purtroppo non poteva intervenire in questo tipo di questioni, ma mi disse: " Vada e combatta."

La Natalina rimase.

Di queste parole " Vada e combatta" mi sono spesso ricordata nella mia carriera e con queste parole, con questa esortazione a dare il meglio di se stessi  per le cause in cui crediamo, voglio  concludere.

Care normaliste e cari normalisti, fate tesoro dell'eccellenza, dell'onestà intellettuale, dell'impegno e dell'entusiasmo che potete imparar alla Scuola Normale e soprattutto ora e sempre...date il massimo, come vi è stato insegnato qui. Non ve ne pentirete.

Grazie a tutti per l'attenzione.

* Discorso in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2021-2021, 15 novembre 2021. Francesca Biagini è Professoressa di matematica applicata alla Ludwig-Maximilians Universität München (Università di Monaco di Baviera).

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