Lo dice uno studio sul campo che ha coinvolto duemila partecipanti delle manifestazioni che si sono svolte a Firenze tra marzo e settembre. La ricerca effettuata dal Dipartimento di Scienze politico-sociali della Scuola Normale.


(Firenze, 22 novembre 2019)

 

Chi partecipa agli scioperi per il clima ritiene che sarà la scienza a migliorare le condizioni ambientali, più che la politica, anche se è necessario fare pressioni sui governi e sull’opinione pubblica. È quanto emerge da una indagine realizzata sul campo da alcuni ricercatori del Dipartimento di Scienze politico-sociali della Scuola Normale a Firenze. Gli studiosi sono scesi nelle piazze fiorentine, durante le manifestazioni che si sono svolte il 15 marzo e 20-27 settembre per l’emergenza climatica, e hanno “somministrato” ai partecipanti vari questionari. In circa duemila hanno risposto alle domande, che chiedevano età, status sociale, motivazioni, aspettative e molto altro.

Firenze era la città italiana coinvolta in una indagine internazionale che si è svolta contemporaneamente in altri 13 capoluoghi europei e i cui risultati sono stati presentati oggi nella sede di Palazzo Strozzi (Aula Altana), dalla prof.ssa Donatella Della Porta, Preside dell’Istituto, e dagli altri ricercatori coinvolti. Gli scioperi per il clima vedono in generale una fortissima partecipazione di giovani e giovanissimi, ma coinvolgono anche altre generazioni di ambientalisti che portano con sé forti esperienze di partecipazione in associazioni ecologiste, ma non solo.

Il 53% degli intervistati è sotto i 21 anni di età (percentuale che rispecchia l’andamento nelle altre città europee) e tutti presentano una visione complessa sulle potenziali soluzioni al tema dell’inquinamento e dell’impatto antropico sull’ecosistema, che va da una trasformazione degli stili di vita ad un intervento politico.

Fra gli intervistati fiorentini, al di sotto dei 21 anni, il 74% ritiene che si possa fare affidamento sulla scienza per affrontare i problemi ambientali. Solo il 6% non è d’accordo (contro il 20% degli over 35). Per contro, solo il 13% (e il 12% degli over 35) ritiene che si possa fare affidamento sui governi. Il 77% degli under 21 crede comunque nella necessità di cambiare i propri stili di vita (contro il 53% degli over 35) e lo fa nei fatti: il 73% dichiara di orientarsi sulla base di considerazioni etiche e politiche nell’acquisto di prodotti, il 50% sulla base dell’alimentazione, il 75% con l’obiettivo di ridurre complessivamente i consumi.

Contrastando le visioni dei giovani come disinteressati alla politica, gli scioperi per l’ambiente testimoniano di una generazione particolarmente impegnata. I partecipanti sotto i 21 anni ritengono di partecipare soprattutto per difendere i loro interessi (il 73% contro il 59% per gli over 35, che invece in larga parte dichiarano di partecipare per esprimere solidarietà). L’89% pensa comunque che sia anche necessario fare pressione sui governi per cambiare le politiche pubbliche, ma con pari intensità credono anche nella necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica. Mentre l’88% dei giovanissimi ritiene che i partiti politici facciano promesse che poi non mantengono, il 57% è convinto che i cittadini organizzati possono avere successo nel promuovere politiche ambientaliste, tanto più (l’86%) se i cittadini di diversi paesi convergono in una protesta globale.

Gli scioperi per il clima testimoniano di un radicamento associativo dei partecipanti, sebbene con differenze tra generazioni. A Firenze gli iscritti a organizzazioni ambientaliste che hanno partecipato sono il 9% tra gli under 21 e il 26% tra gli over 35. A livello internazionale le percentuali salgono al 40% di over 35 e un 20% di under 21.